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Veleni in Molise, parla il Procuratore Fucci: «Ora nessuno può dire di non sapere»

by Paolo De Chiara
15 Dicembre 2022
in L'Opinione
Reading Time: 14 mins read
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«Noi diamo corso agli accertamenti di tutti i tipi, ovviamente non sempre riteniamo ci possa essere un reato. Nulla rimane in un cassetto, questo è sicuro, in questa Procura. Dove c'è un reato andiamo avanti e procediamo. Noi siamo una sentinella, nei limiti che la Costituzione ci assegna. Pratichiamo fino all'ultimo millimetro questi limiti».

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La Procura di Isernia, con l'impulso del Procuratore della Repubblica Carlo Fucci, ha messo i giusti paletti. Finalmente. Ora nessuno può fare finta di nulla. Tutti hanno appreso il pericolo che sta vivendo la provincia di Isernia. Ma basterà questa necessaria conferenza stampa indetta dai vertici della magistratura isernina? In passato la diossina è stata riscontrata nella carne e nel latte materno nel territorio venafrano. Nulla è stato fatto. Nessuna bonifica è stata portata a termine. In passato, ad esempio, hanno scavato nei terreni senza trovare nulla. Anche se lo hanno fatto nei posti sbagliati. 

GUARDA L'INCHIESTA DI NOVE ANNI FA 

Da quanti anni si grida allo scandalo? Sono 40 anni che esiste questo fenomeno mortale. Molti hanno continuato a girare la testa dall'altra parte. Nei 121 mila metri quadrati – come ha confermato la Procura – è stato trovato il cadmio. Cosa accadrà ora? Quanti anni ancora dobbiamo attendere per le giuste soluzioni? 

Ma perchè bisogna attendere sempre l'episodio negativo (in passato le inutili dichiarazioni del pentito di camorra Schiavone, oggi i dati fatti emergere dal Procuratore della Repubblica Fucci) per affrontare una tematica sempre attuale? Lo abbiamo chiesto al Procuratore di Isernia. Dopo la conferenza stampa riportata dagli organi di informazione abbiamo voluto raccogliere il punto di vista di chi sta cercando di portare alla luce del sole una vera e propria emergenza.

Il compianto giudice Imposimato diceva che è necessario l'allarme sociale per far crescere la coscienza della gente, dei cittadini. Una coscienza, il più delle volte, sopita. 

Ma a chi serve questa indagine? A cosa serve?  

«C'è sicuramente il profilo penale, perché noi le indagini le facciamo su segnalazioni o su denunce rispetto a fatti che possono integrare i reati. E questo è il profilo per il quale noi ci muoviamo. È evidente che nel momento in cui si accertano determinati fatti che hanno una portata ampia che va oltre il fatto singolo, credo che scatti la necessità di andare oltre il processo penale».

 

In che senso?

«Nel senso che scatti l'obbligo. Ho sempre visto così la mia funzione, di coinvolgere gli enti, le altre istituzioni deputate ad intervenire rispetto al fenomeno che è emerso dall'indagine sui singoli fatti. È evidente che scatta anche, dal mio punto di vista, la necessità, soprattutto quando diverse sono state le segnalazioni provenienti dal territorio, scatta anche l'ulteriore necessità di rispettare i1 dovere di trasparenza per tutto ciò che riguarda la collettività come conseguenza dell'accertamento dei fatti penali che riguardano invece i singoli e rispetto ai quali, dove vengono accertati, si procede. E quindi rendere pubblico qualcosa, come quello che abbiamo accertato in questo lungo periodo, e io preciso che sono venuto nel 2018».

 

In passato non era stato fatto nulla?

«Qualche cosa ho trovato ma molto abbiamo fatto. Tutto quello che abbiamo fatto l'abbiamo fatto sviluppando, di volta in volta, tutto ciò che acquisivamo. Certo che c'erano già gli esposti del Comune, del Comitato delle madri. Qualche esposto è arrivato prima che arrivassi io su questi fatti, su ipotetici inquinamenti. Trovai una relazione depositata nei giorni del mio insediamento, pochi giorni prima di un consulente che era stato incaricato dal precedente procuratore. Dopodiché tutto era a livello di ipotesi ancora e quindi mi resi conto che bisognava andare oltre, se volevamo arrivare a qualcosa di concreto».

 

Centoventunomila metri quadrati inquinati da Cadmio. “Zone abitate e in parte destinate alla produzione di grano e olive”. Perché ha reso pubblico il dato?

«Credo che ci sia un dovere di trasparenza che spetti anche alla mia istituzione. Ma c'è anche la necessità per dare la possibilità del formarsi di una coscienza sociale su certi problemi. Per creare una sinergia tra le Istituzioni, vedi gli enti locali, vedi le autorità di controllo, vedi le autorità sanitarie e la cittadinanza, le cittadinanze, la gente occorre che questi ultimi una siano consapevoli, quindi si formi una coscienza rispetto ad un problema. E se non si danno i dati la coscienza non si forma».

 

I segnali su questo disastro ambientale sono trentennali. Gli allarmi lanciati risalgono agli anni Ottanta. Ma perchè in questo Paese dobbiamo attendere sempre trenta, quarant’anni o le dichiarazioni di un pentito (che non disse nulla sulla provincia di Isernia) per poter ricominciare a parlare di un problema datato?

«Ripeto che sono qui dal 2018 e ho affrontato subito anche questa tematica. Perché mi sono reso conto che subito che qualcosa andava verificata. Lei fa riferimento a un costume italico, purtroppo è un problema di sensibilità. Guardi, questo è successo e succede con riferimento al fenomeno della corruzione, con riferimento al contrasto alla criminalità organizzata. A tutti i grossi fenomeni che passano attraverso singoli episodi ma poi diventano fenomeni negativi che hanno interessato il nostro paese. Interessano il nostro paese. Ho registrato sempre questo…»

 

Cosa?

«Nel momento in cui c’è stata alta attenzione da parte dell’opinione pubblica e un adeguato riscontro nel mondo politico sono intervenute le norme, sono intervenute buone leggi, si sono fatti provvedimenti e non sono fatti, quindi, solo indagini e processi o sono intervenuti indagini e processi e si sono stimolati nuovi interventi normativi. Quindi, fino a quando l'attenzione è alta, c'è un qualcosa che si muove e che affronta il problema. Periodicamente ho visto che, man mano che cala l'attenzione da parte dell’opinione pubbliche, dei mass media e si riduce talvolta la sensibilità del mondo politico, come dice lei, il problema, qualunque esso sia, sembra scomparire. Qualcuno penserà che sia stato risolto, qualcuno penserà invece che sia stato sotterrato. Quello che oltre bisogna fare rispetto a ciò che già si fa e si è fatto, purtroppo, non accade, non si realizza. Qui c’è comunque, come dire, una sorta di chiamata sul banco, non solo del mondo delle rappresentanze politiche dei trenta e più anni, delle rappresentanze sindacali, se vuole, dei mass medi, ma anche dei cittadini. Noi abbiamo un dovere di cittadinanza che ci dovrebbe spingere, come cittadini, ad essere attivi e poi ognuno deve fare la propria parte».

 

La macchina deve funzionare nella sua interezza…

«È evidente che se un sistema amministrativo, sanitario prevede organi di controllo, organi accertatori, di vario tipo, non solo l'autorità giudiziaria. Se qualche parte non funziona o sottovaluta il fenomeno è evidente che poi ci si trova di fronte al problema serio. Voglio precisare quanto ai 121 mila metri quadrati che noi abbiamo, con i nostri consulenti, monitorato un'area di 121 metri quadrati all'interno della quale abbiamo trovato più zone interessate dal cadmio».

 

Ed ora cosa succede?

«È evidente che le autorità competenti adesso devono verificare se oltre alle parti che abbiamo monitorato, e sono diverse, ma comunicate a chi di dovere, ci sono altre aree all'interno, come è verosimile. Ma, addirittura, se anche al di fuori ci sono altre aree. Questo però spetta agli enti e alle istituzioni che abbiamo interessato. Qui si pone un problema di verifica dell'estensione ulteriore, rispetto ai punti che già abbiamo esaminato, e attività di bonifica».

 

E poi?

«Quanto all'attualità e al futuro verificare se le attività industriali che possono essere pericolose per l'ambiente siano dotate di efficienti sistemi di automonitoraggio e le autorità di controllo verifichino che questi sistemi funzionino».

 

Nel 2004, in un'interrogazione, si legge: “Nel comprensorio di Sesto Campano e nelle vicinanze del cementificio tempo fa è stato fermato ed arrestato, con un carico di sostanze tossiche e radioattive, un pericoloso trafficante di rifiuti”. In un'altra interrogazione del 2010 si legge: “Quali iniziative si intendano promuovere in merito al traffico illecito di rifiuti e alla presenza di discariche abusive in Molise per il ripristino della legalità e a tutela della salute degli abitanti della zona e dell’ambiente”. Sempre nello stesso anno, in un’altra interrogazione: “La presenza delle organizzazioni mafiose in Molise non è un fatto nuovo”. E, siccome lei prima parlava di enti ed istituzioni, vorrei aggiungere che la classe dirigente in questa Regione è molto scadente e dannosa. Dobbiamo, quindi, fare i conti con la realtà. Gli enti preposti di questa Regione sapevano e sanno tutto ma non hanno fatto nulla. Lei, come Procuratore della Repubblica, è ottimista, nonostante tutto?

«Ovviamente non ho una sfera di cristallo. Ma se non fossi ottimista, probabilmente, non mi sarei mosso anche sul versante pubblico. Il mio ottimismo viaggia sempre insieme al realismo. Quindi alla consapevolezza che ci possono essere difficoltà da parte del mondo politico, del mondo istituzionale e dei vari enti preposti ad intervenire nel fare ciò che deve essere fatto. Sono ottimista e realista».

 

E cosa dice?

«Qualcosa sarà fatto. E potrà essere verificato da parte dell'opinione pubblica, da parte della cittadinanza, delle varie cittadinanze che oggi sono ufficialmente a conoscenza di dati che prima si supponevano soltanto. Non ho dati di traffico di rifiuti. Però dico che se si riescono a fare i controlli sull’attualità e in continuità possiamo scoprire se ciò che arriva in questa terra sono rifiuti pericolosi o meno e quindi si può porre un contrasto all'eventuale traffico di rifiuti illeciti. Ma questo richiede che il meccanismo funzioni».

 

Stiamo parlando della salute della gente.

«Da tempo si dice che sono aumentati i tumori in determinate zone. Tutto questo se non lo si lega agli accertamenti e agli interventi successivi non darà nulla di positivo alla gente di questo territorio. Sono convinto che qualcosa necessariamente cambierà. Oggi sono informati ufficialmente, per quello che c'è da fare, il Governo, tramite il ministro dell'Ambiente, il ministro della Sanità; la Regione, indipendentemente da chi oggi ci sta e da chi ci sarà domani; alcuni enti collegati alla Regione, a parte le amministrazioni comunali. Ho informato anche la Prefettura per quello che può interessare la Prefettura. Noi non ci fermeremo, andiamo avanti. Dipende dall'impegno della classe politica, dipende dall'impegno di chi ricopre il ruolo di vertice di determinati enti o istituzioni, anche a organi di controllo, e anche dalla responsabilità dei singoli, imprenditori e cittadini».

 

È stato posizionato questo paletto. Lei, in questi quattro anni, ha "annusato" l’interesse di questi enti che ha elencato? Qual è la sua sensazione?

«Sicuramente in una parte di questa indagine abbiamo registrato, naturalmente, l’attivismo doveroso delle forze di polizia, in particolare dell’Arma dei carabinieri con le sue articolazioni hanno lavorato e lavorano, sul piano preventivo e repressivo, in maniera costante. Ho registrato, con riferimento ad un problema dei controlli, che in corso di indagine qualcosa è cambiato. Ho notato una sensibilità di ordine diverso. Mi riferisco all’Arpa Molise. Vedremo adesso in prosieguo, perché è chiaro che la responsabilità e l'impegno è corale».

 

Lega questa emergenza ambientale al crimine organizzato?

«In questa fase non ho nessun elemento per collegarla al crimine organizzato. Insisto sempre col dire che oltre al crimine organizzato, non solo nel Molise e non solo nella nostra piccola provincia di Isernia, bisogna fare attenzione agli interessi economici. Ci può non essere criminalità organizzata, ma ci può essere un interesse economico che se non gestito bene si trasforma in criminalità economa. Per far soldi, che non significa soltanto riciclaggio, autoriciclaggio, ma può significare anche gestione di attività produttive e non mi riferisco a nessuno in particolare in questo momento. Non c'è necessità della criminalità organizzata per fare commettere errori di questo tipo».

 

Lei parla di "errori". Fatti in buona fede o in malafede?

«Dove rilevo criticità e non posso contestare il reato mi fermo a dire che si tratta di criticità che, in alcuni casi, integrano dei reati e, in altri casi, integrano illeciti amministrativi. E le criticità sono volontarie, non sono mai colpose. Ci può essere leggerezza a monte, di certe procedure, certi comportamenti, ma poi si sviluppa in un comportamento volontario. Si sceglie una determinata strada che può essere sbagliata e può integrare il reato. Se c'è il reato bisogna accertarlo. E attraverso l'azione repressiva prevenire e spingere anche le altre autorità fare prevenzione. Per fare prevenzione bisogna partire da quello che abbiamo accertato e verificare cosa non ha funzionato».

  

 

«Nel 1986 a Bojano hanno bruciato 14 milioni di chili di sostanze tossiche, nocive e cancerogene. Tra questi 14 milioni ci stavano i fanghi di raffinerie, acque di industrie chimiche e le ceneri radioattive di Brindisi, dove arrestarono il direttore di Enel. E chi ha pagato? Nessuno.»

Alfonso Mainelli, WordNews.it, 14 dicembre 2021

 

LEGGI ANCHE: 

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La copertina del mensile Il Ponte, 2010

 

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2022-12-15 20:05:08

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Paolo De Chiara

FONDATORE e DIRETTORE WordNews.it - direttore@wordnews.it Giornalista Professionista, iscritto all’OdG Molise. Scrittore e sceneggiatore italiano. È nato a Isernia, nel 1979. In Molise ha lavorato con gran parte degli organi di informazione (carta stampata e televisione), dirigendo riviste periodiche di informazione, cultura e politica. Si dedica con passione, a livello nazionale, alla diffusione della Cultura della Legalità all’interno delle scuole. LIBRI: - Nel 2012 ha pubblicato «Il Coraggio di dire No. Lea Garofalo, la donna che sfidò la ‘ndrangheta» (Falco Ed., Cosenza); - nel 2013 «Il Veleno del Molise. Trent’anni di omertà sui rifiuti tossici» (Falco Ed., Cosenza, vincitore del Premio Nazionale di Giornalismo ‘Ilaria Rambaldi’ 2014); - nel 2014 «Testimoni di Giustizia. Uomini e donne che hanno sfidato le mafie» (Perrone Ed., Roma); - nel 2018 «Il Coraggio di dire No. Lea Garofalo, la donna che sfidò la schifosa 'ndrangheta» (nuova versione aggiornata, Treditre Ed.); - nel 2019 «Io ho denunciato. La drammatica vicenda di un testimone di giustizia italiano» (Romanzi Italiani, finalista del Premio Internazionale “Michelangelo Buonarrori”, 2019). Dal romanzo «Io ho denunciato», nel settembre del 2019, è stato tratto un corto e un medio-metraggio (CinemaSet, vincitore Premio Legalità, Fiumicino 2019). È autore del soggetto e della sceneggiatura del corto e del medio-metraggio «Io ho denunciato. La drammatica vicenda di un testimone di giustizia italiano», 2019 (Premio Starlight international Cinema Award, 77^ Mostra del Cinema di Venezia, settembre 2020). - nel 2022 «UNA FIMMINA CALABRESE» (Bonfirraro Editore). - nel 2023 «UNA VITA CONTRO LA CAMORRA» (Bonfirraro Editore). - Ha collaborato con CANAL+ per la realizzazione del documentario Mafia: la trahison des femmes, Speciàl Investigation (MagnetoPresse). Il documentario è andato in onda in Francia nel gennaio del 2014. Premio "Giorgio Mazzanti", San Salvo, 31 luglio 2025. Premio giornalistico letterario "Piersanti Mattarella", Roma, 30 novembre 2024. Premio Adriatico, «Un mare che unisce», Giornalista molisano dell’anno, Guardiagrele (Chieti), dicembre 2019. Premio Valarioti-Impastato, Rosarno (RC), maggio 2022. Premio Carlo Alberto Dalla Chiesa, San Pietro Apostolo (Catanzaro), agosto 2022. FONDATORE e PRESIDENTE di Dioghenes APS - Associazione Antimafie e Antiusura (dioghenesaps.it) - Ideatore, nel 2022, del Premio nazionale Lea Garofalo (giunto alla IV edizione). - Ideatore, nel 2025, del Premio nazionale Letterario e Giornalistico Pier Paolo Pasolini - www.dioghenesaps.com -- paolodechiara.blog

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