Il 6 febbraio 2025, la Commissione parlamentare d’inchiesta sulla scomparsa di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori ha ascoltato in audizione Marino Vulpiani, amico di Federica Orlandi, sorella di Emanuela. Un’audizione tanto attesa quanto controversa, che ha riportato alla luce uno dei tanti nodi irrisolti del caso: il presunto coinvolgimento dei servizi segreti italiani (SISDE).
Marino Vulpiani ha negato più volte qualsiasi legame con il SISDE, ribadendo di essere stato solo uno studente universitario all’epoca dei fatti e di aver denunciato la RAI negli anni ’90 per averlo definito “agente segreto” nella trasmissione “Chi l’ha visto”. Tuttavia, come ha ricordato il presidente della Commissione, Ercole Orlandi, padre di Emanuela, in un verbale del 1984, Vulpiani si sarebbe presentato con Giulio Gangi, effettivo agente del SISDE, nella casa della famiglia Orlandi pochi giorni dopo la scomparsa della ragazza, spacciandosi per “uomini dei Servizi”.
Nel corso dell’audizione, Vulpiani ha mostrato numerosi vuoti di memoria su episodi chiave: “Forse sono entrato e uscito… Ma se mi fossi spacciato per agente del SISDE, il giorno dopo mi avrebbero prelevato”, ha dichiarato, respingendo ogni accusa di millanteria. Tuttavia, gli atti parlano chiaro: Pietro Orlandi lo avrebbe riconosciuto e indicato come presente quella sera del 26 giugno 1983.
Vulpiani ha confermato invece la profonda amicizia con Giulio Gangi, descritto come un giovane agente entusiasta e, a tratti, esuberante: possedeva una pistola Magnum, esibiva un tesserino del SISDE spesso contestato come falso e si muoveva anche con una Porsche Carrera con telefono di bordo, concessa da una conoscente facoltosa.
Gran parte dei legami tra Vulpiani e gli Orlandi si sarebbero sviluppati a Torano, località di villeggiatura dove si incrociavano amicizie e relazioni familiari. È lì che Gangi avrebbe conosciuto i Meneguzzi, cugini di Emanuela, e Monica, per la quale si sarebbe infatuato. Il coinvolgimento di Gangi nel caso, secondo Vulpiani, sarebbe nato da una iniziativa personale, e non da un incarico ufficiale del Ministero dell’Interno.
L’audizione di Vulpiani ha lasciato più domande che risposte. Il suo tentativo di prendere le distanze dal SISDE contrasta con le testimonianze depositate nel corso degli anni. La Commissione ha insistito sulla mancata volontà, da parte di Vulpiani, di mettersi a disposizione delle indagini sin dal principio, sollevando sospetti sulla sua reale posizione nell’intricata rete di legami tra Servizi segreti, familiari, e ambienti istituzionali.
Il resoconto del 6 febbraio si inserisce in un mosaico che, a distanza di oltre 40 anni dalla scomparsa di Emanuela Orlandi, continua a cercare tasselli di verità, tra memorie fragili, contraddizioni evidenti e ombre istituzionali mai dissipate.





