«Inaudito rifiuto del patrocinio comunale da parte del sindaco: lo sdegno del mondo culturale e l’impegno civile che continua, nonostante tutto».
Il 3 luglio 2025, a Roccavivara, si è tenuto l’importante convegno “Contadini e Territorio – La figura e l’opera di Felice Del Vecchio”, un evento di grande rilevanza culturale e storica che ha riacceso i riflettori su uno degli intellettuali meridionalisti più lucidi e radicali del secondo dopoguerra. Felice Del Vecchio, scrittore premiato a Viareggio nel 1957 con l’opera Chiesa di Canneto, visse nell’infanzia proprio a Roccavivara e fu figura centrale nelle lotte contadine in Molise e nel Mezzogiorno.
A lasciare esterrefatti è il rifiuto del patrocinio comunale da parte del sindaco di Roccavivara: un gesto che ha suscitato sconcerto e indignazione tra gli organizzatori, i relatori e i partecipanti. Un evento che avrebbe potuto essere fiore all’occhiello per la piccola comunità molisana è stato, invece, osteggiato da un’amministrazione cieca di fronte al valore della memoria, della cultura e della storia civile.
Ci si chiede: perché questo rifiuto? Disattenzione? Incomprensione? O forse una discriminazione culturale e ideologica inammissibile in un contesto istituzionale? Il Partito Comunista dei Lavoratori – Molise, promotore dell’iniziativa, non ha usato mezzi termini: “Una condotta grave, retriva, oscurantista, che ostacola lo sviluppo stesso del territorio e mortifica la memoria di chi ha lottato per un Sud più giusto”.
Durante il convegno, studiosi, storici, antropologi e attivisti hanno approfondito il pensiero e l’opera di Del Vecchio, mettendone in luce la modernità e la lucidità nell’analisi della questione meridionale. Un’analisi che partiva dalle lotte contadine del basso Molise, passando per la provincia di Campobasso e Isernia, per arrivare ai grandi nodi irrisolti del Sud Italia.
Del Vecchio fu, di fatto, intellettuale militante, con un pensiero che si ispirava a Gramsci ma che sapeva guardare oltre, fino a toccare con mano le dinamiche dell’esclusione e dello sfruttamento contadino nel cuore del Molise.
A chiusura dell’evento, Valentina Del Vecchio, figlia dello scrittore, ha tracciato un profilo intimo e intenso: “L’opera e la persona di mio padre non sarebbero stati tali senza Roccavivara”. Parole che rendono ancora più incomprensibile l’ostracismo istituzionale.
Non solo: proprio da Roccavivara è partito un appello contro il genocidio a Gaza e l’annuncio di una futura iniziativa, prevista per agosto 2025, promossa dall’antropologo Nicola Gasbarro, dal titolo “Noi e la Palestina”, legata a un simbolico matrimonio tra una persona del posto e una persona palestinese. Un gesto potente, che lega l’impegno civile del passato a quello del presente.
Contro ogni tentativo di censura, di rimozione o di silenziamento, la cultura dal basso continua a respirare, parlare, lottare. Anche senza il patrocinio del Comune, il convegno è stato un successo di partecipazione e contenuti. Il messaggio è chiaro: Roccavivara non può rinnegare Felice Del Vecchio, non può cancellare la sua storia e la sua eredità.
La cultura vive, resiste e si rinnova. Anche nonostante l’inerzia o l’ostilità istituzionale.





