Il Partito Comunista dei Lavoratori – Molise lancia l’allarme: l’installazione di 27 nuovi autovelox in una specifica area della provincia di Isernia non sarebbe supportata da adeguate motivazioni né da una reale esigenza di sicurezza stradale. Secondo il PCL Molise, si tratterebbe piuttosto di una misura punitiva e regressiva a danno dei pendolari e delle fasce sociali più deboli, che rischia di trasformarsi nell’ennesima gabella mascherata da tutela collettiva.
La vicenda prende corpo a fine marzo, quando viene diffuso un comunicato stampa della Prefettura in cui si annuncia la firma di un decreto datato 29 marzo 2025 per l’installazione dei dispositivi. Tuttavia, la mancata pubblicazione legale del provvedimento rende l’atto privo di validità giuridica, come stabilito dall’art. 32 della legge n. 69/2009.
Il 22 aprile 2025, il PCL Molise invia una PEC di sollecito per chiedere la pubblicazione ufficiale del decreto. Solo dopo tale intervento il provvedimento compare effettivamente online. Ma a quel punto emergono le prime gravi criticità.
Il decreto fa generico riferimento a relazioni della Polizia stradale e di ANAS, e a richieste avanzate da Comuni del territorio. Tuttavia, come denuncia il PCL Molise, questi atti non sono pubblicati né allegati al decreto, e risultano totalmente privi di estremi identificativi.
Il 19 maggio 2025, il partito presenta una seconda PEC per chiedere l’annullamento in autotutela o quantomeno la sospensione immediata del decreto, evidenziando come il provvedimento violi i principi fondamentali della trasparenza amministrativa e della necessaria motivazione oggettiva prevista dalla normativa in materia di sicurezza stradale.
«Non è dato sapere – scrivono dal PCL – quale cambiamento fattuale così eclatante si sia verificato in quei tratti stradali per giustificare l’installazione massiva e simultanea di ben 27 autovelox.»
Nella nota diffusa alla stampa, il Partito Comunista dei Lavoratori ribadisce la propria attenzione alla sicurezza stradale, denunciando però l’inerzia istituzionale su interventi strutturali fondamentali: rotatorie assenti, accessi pericolosi, curve non messe in sicurezza, manti stradali deteriorati.
«Il contrasto è stridente – prosegue il comunicato – tra la negligenza in materia di prevenzione reale e la solerzia nell’inondare il territorio di autovelox-trappola programmati per rilevare anche minime e innocue violazioni.»
Secondo il PCL Molise, l’operazione risponde piuttosto alla logica della “mannaia sociale”: un colpo secco e regressivo che colpisce soprattutto pendolari, lavoratori precari e cittadini impoveriti, generando profitti per aziende private del settore (tramite canoni per i totem) e incassi facili per i Comuni, chiamati a tappare i buchi di bilancio dovuti ai tagli del governo.
Alla luce della mancata pubblicazione degli atti giustificativi, della violazione della normativa sulla pubblicità legale, dell’assenza di motivazione nel decreto, il PCL Molise chiede ancora una volta:
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La sospensione immediata del provvedimento prefettizio
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La pubblicazione integrale di tutti gli atti (relazioni, richieste dei Comuni, dati oggettivi)
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L’annullamento del decreto per mancanza di legittimità e trasparenza
Una battaglia, spiegano, non contro la sicurezza, ma contro l’ipocrisia istituzionale che la strumentalizza per far cassa sulle spalle dei cittadini più deboli.





