ORRORE, ORRORE, ORRORE, ORRORE, ORRORE!
Non esiste parola più giusta per descrivere quanto accade oggi sul nostro pianeta.
Un mondo squilibrato e capovolto, che negli ultimi 80 anni ha conosciuto quasi 150 guerre, lasciando dietro di sé oltre 40 milioni di morti. Un pianeta in cui 180 milioni di bambini soffrono di grave denutrizione, privati del diritto più elementare: quello di crescere.
Abbiamo vissuto due tremendi genocidi:
-
quello del popolo ebraico, ad opera del nazismo;
-
quello in corso, perpetrato dallo Stato di Israele contro i palestinesi.
Il filo rosso che unisce tutto è uno solo: la prepotenza dei governanti. Una prepotenza esercitata come se fosse normale, accettabile, inevitabile.
È la forza cieca che spezza gli equilibri umani, calpesta la dignità, moltiplica le ingiustizie sociali.
Condanno senza esitazione l’atteggiamento di quei governi e Stati complici, che scelgono di sostenere i più forti invece che difendere i più deboli. Sono canaglie pavide, che con la loro passività alimentano la violenza e la barbarie.
Non rassegnarsi: il contributo possibile
Nonostante lo sconforto, non mi arrendo. Non mi rassegno.
Non posso cambiare da solo il corso degli eventi, ma posso dare un contributo.
E quel contributo parte da una convinzione: tornare subito nelle scuole e incontrare ragazze e ragazzi è una priorità. Solo la cultura, solo l’educazione alla legalità e al rispetto, possono spegnere la fiamma della violenza.
Come ricordava Eraclito:
“Bisogna spegnere la prepotenza più che un incendio”.





