L’International Institute for Democracy and Electoral Assistance (IDEA), organizzazione svedese e membro osservatore dell’ONU, ha pubblicato il suo studio quinquennale sulla democrazia e la libertà di stampa nel mondo. Considerando anche i cambiamenti globali e avendo una visione diacronica, il report è uno dei più completi e puntuali documenti dell’ambito.
Seguendo dei parametri ben precisi, lo studio chiarisce che le basi e il metro di giudizio si divide in quattro ambiti principali che riguardano la partecipazione popolare nelle elezioni, la legge e la giustizia, i diritti fondamentali e la rappresentazione democratica.
L’International IDEA continua ininterrottamente la sua attività dal 1975 e proprio per la sua azione storica riesce meglio a redigere l’andamento sulla qualità e diffusione della democrazia nel mondo.
A questo proposito, il report si apre con una nota negativa sottolineando come “recenti sviluppi hanno sollevato serie preoccupazioni riguardanti lo stato globale della democrazia, con baluardi tradizionali sfidati in diversi settori”.
Crisi democratica: trend in ascesa in tutto il mondo
La democrazia si trova ad affrontare una tempesta perfetta di rinascita autocratica.
I casi più evidenti sono palesemente visibili in Afghanistan, Burkina Faso e Myanmar, Paesi coinvolti in guerre interne, instabilità politica, povertà. Caso icona di quest’anno è la Palestina, con centinaia di giornalisti uccisi e un blocco dei media internazionali nella Striscia di Gaza. Ma va a toccare Stati considerati economicamente e tecnicamente avanzati, come la Corea del Sud. Infatti, viene preso in considerazione il caso di accusa di diffamazione aperto dal governo per mettere a tacere la stampa.
In controtendenza, a sorpresa, il Cile che ha promulgato una nuova legge che tutela la libertà di espressione che ha garantito più sicurezze ai giornalisti e alle loro famiglie. Progressi si registrano anche in Africa, con il 24% dei Paesi che migliorano il loro stato di democrazia.
Focus Italia
Spostando il focus nella nostra area di mondo, si nota come in realtà l’Europa non performa bene. “Un Paese su tre in Europa ha registrato un calo della libertà di stampa dal 2019 al 2024”.
La libertà di stampa e di espressione ha infatti subito una flessione impattante su 43 Paesi analizzati, tra cui anche l’Italia. Il caso più eclatante citato è quello in cui “le agenzie di intelligence hanno utilizzato spyware contro attivisti per i diritti dei migranti e giornalisti”. Ma l’Italia rimane indietro anche per le tensioni tra governo e sistema giudiziario, specialmente per questioni che riguardano i divari sociali. Sul tema il “Country Report”, la relazione annuale sullo stato di diritto della Commissione europea che valuta decisioni e azioni dei 27 Paesi Ue nei settori della giustizia, lotta alla corruzione, tutela della democrazia e del pluralismo, denuncia il rischio per l’indipendenza dei media.
Infatti, la Commissione Ue si preoccupa per i giornalisti che “continuano ad affrontare diverse sfide nell’esercizio della loro professione”. Per questo, richiama il governo nel “proseguire l’iter legislativo sul progetto di riforma sulla diffamazione, la tutela del segreto professionale e delle fonti giornalistiche, evitando ogni rischio di impatti negativi sulla libertà di stampa e garantendo che tenga conto delle norme Ue sulla tutela dei giornalisti”.
Professione pericolosa: a rischio la libertà di stampa
Ben 75 i “casi di aggressioni fisiche, minacce di morte e altre forme di intimidazione” da inizio anno. Questi i dati registrati dalla piattaforma Mapping Media Freedom per il settore giornalistico in Italia e i casi continuano a salire e a “sollevare preoccupazioni sulla sicurezza dei giornalisti in Italia”.
Bruxelles sottolinea che “sebbene esistano regole volte a garantire che forniscano informazioni indipendenti e pluralistiche, ci sono diverse sfide in relazione alla loro governance e al sistema di finanziamento”.
In effetti, aggressioni fisiche e intimidazioni non sono le uniche forme di violenza che mettono a rischio la libertà di stampa e l’indipendenza dei media. Infatti, “i media di servizio pubblico svolgono un ruolo cruciale nel panorama dei media”, eppure le regolamentazioni esistenti non bastano per supportare il funzionamento di un’editoria indipendente e con risorse adeguate.
Nonostante le norme mirate alla protezione dei giornalisti dalle minacce, la situazione della loro sicurezza e delle loro condizioni di lavoro e la crescente diffusione di cause strategiche contro la partecipazione pubblica (Slapp) rimangono un problema.
Condivido l’affermazione del presidente Mattarella il quale, relativamente all’attività del giornalista, più volte ha dichiarato che “operare contro le adulterazioni della realtà costituisce una responsabilità e un dovere”. In forza di lunghi anni di esperienza nel giornalismo nella PA posso affermare che il giornalismo al servizio della PA possiede due grandi virtù: efficacia e servilismo.
La prima è capacità di penetrazione in un pubblico vastissimo. La seconda è affitto delle proprie opinioni all’istituzione datrice di lavoro.
Il servizio per il lettore è solo un’attività a comando cui può essere interessato il carrierista capo claque e gli aspiranti cappellani del “core manager”. Le eccezioni sono assoggettate alle più inquietanti conseguenze e confermano la regola.




