Il vero adulto è colui che ha conquistato autonomia e responsabilità. Non un individuo chiuso nel proprio piccolo mondo, ma una persona capace di guardare oltre sé stessa, assumendosi il compito di contribuire al bene comune. La responsabilità, infatti, non è una dimensione verticale fatta di ordini e obbedienze, ma orizzontale, condivisa, fatta di azioni concrete per migliorare la vita collettiva.
Ma non si può essere responsabili senza prima essere autonomi. E l’autonomia si conquista liberandosi da due catene che imprigionano l’essere umano: la paura e la ricchezza.
La paura è la prima e più subdola forma di schiavitù. È la paura del domani, dell’incertezza, dei figli, del futuro. È quella che ci spinge all’avarizia, a chiuderci, a cercare rifugio in strutture e sistemi che promettono sicurezza in cambio della libertà. La scienza e la tecnica sembrano liberarci da molte paure, ma la verità è che esse restano radicate dentro di noi, generando mistificazione e menzogna.
La paura non permette di attraversare la storia nella sua verità più profonda: rende sudditi, obbedienti, incapaci di visione e di profezia.
La seconda prigione è la ricchezza. Il denaro, quando diventa scopo e non strumento, si trasforma in un idolo che sclerotizza l’anima e ci allontana dalla vita vera. Essere schiavi del denaro significa vivere in una dimensione parallela, alienata, dove tutto ha un prezzo ma nulla ha più valore.
Solo chi riesce a liberarsi dalla paura e dal denaro diventa veramente libero, e quindi adulto. Educare i giovani a questo cammino — un percorso di libertà interiore, di coraggio e di consapevolezza — significa gettare le basi per una società nuova, capace di guardare al futuro con occhi limpidi e cuore libero.




