A Sassoferrato inaugurata la panchina per ricordare i giornalisti morti senza verità e giustizia

Graziella De Palo e Italo Toni: 44 anni dal rapimento senza avere più ritrovato i loro corpi.

A Sassoferrato inaugurata la panchina per ricordare i giornalisti morti senza verità e giustizia


 

Settembre 1980 - settembre 2024. 44 anni fa furono rapiti e scomparvero in Libano Graziella De Palo e Italo Toni, due giornalisti che stavano indagando su un presunto traffico d’armi tra Italia e Palestina.

Di loro non si è più saputo niente, nessun corpo è stato ritrovato, nessun resto è stato reso alle famiglie.

44 anni senza verità e giustizia. Aldo Toni, fratello di Italo ha inaugurato a Sassoferrato, nel paese di origine della famiglia Toni, una panchina che ha voluto avesse i colori della bandiera della pace.

“Perché - ha detto - è essenziale per raggiungere la pace, perseguire la verità e la giustizia. Questa panchina non sarà solo per ricordare Graziella ed Italo, ma tutti i giornalisti vittime di misteri oscuri e celati. Questa panchina è un grido che pretende verità”.

Il presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, Carlo Bartoli (nella foto in basso, ph Odg), ha voluto esprimere la sua vicinanza e quella del Cnog, ai familiari dei due giornalisti ed ha inviato un suo messaggio che è stato letto durante la cerimonia.

”Quella di Graziella de Palo e Italo Toni è una delle storie più intricate e oscure che riguardano l’uccisione di giornalisti per il loro lavoro. Una vicenda che ha visto depistaggi e omissioni; salvo assistere, dopo anni, all’emersione di verità seppur parziali.

Quest’anno, come Ordine dei giornalisti, abbiamo ricordato i trenta anni dall’uccisione di Ilaria Alpi e Miran Rovatin. 

Abbiamo partecipato a tutti gli eventi per chiedere verità e giustizia per Giulio Regeni. Non abbiamo esitato ad accendere un faro sulla uccisione di Andy Rocchelli e Andrej Mironov dieci anni or sono nel Donbass. E poi abbiamo commemorato Enzo Baldoni, morto in Iraq per mano dell’Isis; Simone Camilli deceduto a Gaza dieci anni fa per una bomba inesplosa; Marco Luchetta, Alessandro Saša Ota e Dario D’Angelo uccisi a Mostar.

44 anni da quando Graziella De Palo e Italo Toni furono rapiti in Libano e fatti sparire. Anche per loro abbiamo chiesto e continueremo a chiedere verità e giustizia. Tutta la verità e piena giustizia. Perché la memoria dei 31 giornalisti italiani uccisi per aver cercato di raccontare fatti sgraditi va tenuta viva. Perché vogliamo un giornalismo che guardi al futuro e senza memoria non può esserci futuro. Vale anche per la nostra professione, che deve andare avanti per rispondere a quanto sancito nella nostra Costituzione: i cittadini hanno il diritto ad essere informati e l’informazione professionale oggi, ancora di più di ieri, è chiamata a svolgere con orgoglio e a testa alta il suo compito”.