«Aggiustata l'audizione di Natoli in Commissione Antimafia», la risposta del PM: «Tutto falso»

«CHIARISCA O SI DIMETTA». “La Verità” pubblica un articolo su una possibile “aggiustata”, del Senatore pentastellato Scarpinato, dell'audizione del pm Natoli in Commissione Antimafia. L'ex PM, tramite una nota, smentisce subito. Ma la maggioranza parte all'attacco.

«Aggiustata l'audizione di Natoli in Commissione Antimafia», la risposta del PM: «Tutto falso»
foto di Antonino Schilirò


Ieri mattina veniamo a sapere, tramite il giornale “La Verità” in un articolo a firma di Giacomo Amadori, che l’ex pubblico ministero e senatore del Movimento 5 Stelle Roberto Scarpinato sarebbe stato intercettato casualmente dai magistrati di Caltanissetta.

Sarebbe successo durante conversazioni con l’ex pm Gioacchino Natoli, accusato di favoreggiamento nei confronti di Cosa Nostra insieme all’ex procuratore di Roma Giuseppe Pignatone, oggi presidente del Tribunale del Vaticano.

Le registrazioni sarebbero state effettuate mentre Natoli doveva essere ascoltato dalla Commissione Antimafia e nelle quali i due avrebbero parlato di come concordare domande e risposte dell'audizione, soprattutto con il tentativo di orientare l’indagine sulla morte di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino verso l’eversione di destra e, automaticamente, discolpando la procura di Palermo.

Al centro dell’indagine di Caltanissetta c’è il dossier Mafia e Appalti. Redatto nei primi anni Novanta e posto all’attenzione di Falcone prima e Borsellino poi, svelava le connessioni tra politica, imprenditoria e Cosa Nostra in affari che uscivano dalla Sicilia per arrivare in tutta Italia. Sempre secondo “La Verità sarebbero «captazioni interessanti» che potrebbero mettere in dubbio proprio la permanenza di Scarpinato in Commissione.

Le intercettazioni sarebbero state effettuate da una microspia collocata nello studio di Natoli e avrebbero registrato sia le conversazioni avvenute dal vivo sia quelle realizzate tramite Whatsapp. In questo caso le cimici avrebbero registrato solo la voce di Natoli, ma, in considerazione degli argomenti trattati, sarebbe stato dedotto che il «Roberto» con cui l’indagato aveva parlato sia proprio Scarpinato.

Natoli avrebbe dovuto confutare le dichiarazioni di Lucia Borsellino e Fabio Trizzino, che avevano criticato la sua attività da pm.

L’accusa di favoreggiamento viene da un ordine di smagnetizzazione delle bobine con le intercettazioni registrate in un filone dell’inchiesta mafia e appalti che riguardava i fratelli Buscemi e Bonura. Un documento datato 25 giugno 1992 e firmato dall’allora sostituto procuratore Natoli, in cui figura un’aggiunta a penna che dispone anche «la distruzione dei brogliacci», frase che secondo alcuni periti sarebbe stata scritta da Pignatone stesso.

Da qui arriva la smentita, tramite una nota, dell'ex procuratore:

"Il quotidiano 'La Verità' ha pubblicato in data odierna un articolo nel quale si afferma che la Procura della Repubblica di Caltanissetta, in occasione della mia audizione come testimone in un procedimento penale nei confronti del dott. Gioacchino Natoli, mi avrebbe contestato il contenuto di mie conversazioni con il medesimo, casualmente intercettate, nel corso delle quali avremmo 'aggiustato' le dichiarazioni che si apprestava a rendere alla Commissione parlamentare Antimafia.

E' radicalmente falso che la Procura di Caltanissetta mi abbia mai contestato il contenuto di conversazioni con Natoli, anche perché non vi sarebbe stato nulla da contestare.

Con Natoli ho condiviso un lunghissimo percorso di lavoro di contrasto alla criminalità organizzata all'interno della magistratura che ha reso normale un costante e approfondito scambio di idee tra noi. In questo contesto, dopo che nei suoi confronti dinanzi alla Commissione Parlamentare Antimafia erano stati sollevati sospetti di condotte illegali, mi ha esternato il proprio rincrescimento per l'infondatezza delle accuse e mi ha anticipato la sua ferma volontà di essere ascoltato dalla Commissione per esporre analiticamente le sue ragioni ed illustrare i documenti da lui progressivamente reperiti, che avrebbero dimostrato la regolarità della sua condotta.

Ragioni che mi ha esposto e che, in attesa di essere convocato dalla Commissione, aveva ritenuto anche di anticipare e rendere pubbliche con plurime interviste agli organi di stampa, dettagliandole infine nella sua audizione in Commissione. Ascoltando elementi a mio avviso rilevanti per la completa ricostruzione dei fatti, ho esortato il dottor Natoli a riferirle con rigore alla commissione".

Sempre secondo il senatore:

"è evidente il contenuto fuorviante e falsificatorio dell'articolo, per il quale valuterò con i miei legali come procedere, chiaramente finalizzato a supportare l'azione di quelle parti politiche che, sin dall'inizio dei lavori della commissione Antimafia, hanno ripetutamente anticipato la loro volontà di escludermi dalle indagini conoscitive sulle stragi, in modo da impedirmi di apportare il mio contributo per fare luce su tutti i buchi neri, sui depistaggi, sui retroscena politici scottanti che possono coinvolgere personaggi 'intoccabili'.

Non mi turba in alcun modo l'essere stato intercettato, non avendo nulla da nascondere."

Dalla maggioranza arriva subito l'attacco: tutti i partiti chiedono chiarezza e le dimissioni. In particolare dalla nota di Lucio Malan, presidente dei senatori di Fratelli d'Italia:

“Quanto rivelato oggi da La Verità allunga pesanti ombre sull’ex pm, oggi senatore del M5S e componente della Commissione Antimafia, Roberto Scarpinato. Infatti, risulterebbe che prima dell’audizione di Gioacchino Natoli in Commissione i due si sarebbero sentiti per ‘aggiustare’ domande e risposte.

Un comportamento grave, che ostacola e rischia di depistare l’attività della Commissione, volta all’accertamento della verità su quanto accaduto nel 1992 a via D’Amelio in cui trovarono la morte il magistrato Paolo Borsellino e la sua scorta.

Scarpinato quindi smentisca, chiarisca o si dimetta perché è inaccettabile che un componente di un’importante commissione, quale quella Antimafia, ne ostacoli la ricerca della verità. Ci attendiamo anche che il presidente Conte esiga da Scarpinato spiegazioni o dimissioni”.

Dalle opposizioni, in particolare dal Movimento 5 Stelle e dal loro leader Giuseppe Conte, arriva il sostegno a questo “attacco”: per la senatrice siciliana dei pentastellati Concetta Damante

“Avete capito cos’è successo? Il giovedì Roberto Scarpinato è intervenuto in aula contro il Ddl Intercettazioni, è stato DURISSIMO, gli ha detto in faccia che le intercettazioni, che loro vogliono limitare, sono 'l’unico mezzo di prova in grado di perforare lo scudo di omertà blindata e di complicità trasversale che avvolge l’attività illegale dei ceti superiori'. Bene, 24 ore dopo, un giornale di destra fa circolare una notizia diffamante su Scarpinato (che ha già ampiamente smentito) e che tutti i deputati della maggioranza rilanciano a tambur battente.

Una macchina del fango vera e propria contro Scarpinato, reo secondo loro di aver criticato aspramente una riforma della giustizia che favorisce il malaffare e sbeffeggia i cittadini onesti…”.