«Ancora una volta mi pare che ci si preoccupi delle questioni di qualche potente, piuttosto che dei diritti del cittadino»

L'INTERVISTA al professore ordinario di storia dell'Università del Molise Giovanni Cerchia.

«Ancora una volta mi pare che ci si preoccupi delle questioni di qualche potente, piuttosto che dei diritti del cittadino»


Negli ultimi anni ci sono stati diverse riforme sulla giustizia. Partiamo dall'inizio, dalla riforma Cartabia, riforma della quale stiamo iniziando a subire gli effetti. In che cosa consiste e che effetti ha riversato nel mondo giudiziario?

La riforma Cartabia è sicuramente perfettibile, ma risponde anche alla sacrosanta esigenza di accorciare i tempi della giustizia e non solo perché siamo sollecitati a farlo dall’UE.

Un Paese civile deve saper garantire processo rapido e giusto. Gli attuali tempi sono di per sé una condanna e un aggravio di pena, ingiusta sia per gli innocenti che per gli eventuali colpevoli.

Il 29 maggio di quest'anno, invece, è stata approvata in CDM la riforma della giustizia. Si parla di separazione delle carriere; la nascita di un nuovo CSM, oltre a quello già esistente e dell'Alta Corte; sanzione dei magistrati. Addirittura si dice che è la fine della mala-magistratura. A cosa serve, concretamente, questa riforma? Anche perché è stato citato diverse volte Giovanni Falcone e si parla di realtà che volevano Berlusconi, Craxi e per ultimo Licio Gelli con la P2...

La separazione delle funzioni giudicanti e inquirenti non è sbagliata in sé. Anzi, è un garanzia del rafforzamento della terzietà dell’azione penale (dunque dei diritti dei cittadini). Non di meno, è altrettanto indubbio che i tentativi di riforma avanzati in questi anni siano stati molto motivati dall’esigenza di neutralizzare l’obbligatorietà della stessa azione penale, piuttosto che dall’ansia di dare risposte positive ai cittadini. Per fare l’esempio principe, Berlusconi – recentemente santificato con ingiustificati funerali di Stato e monumentalizzato addirittura con l’intitolazione di una aeroporto – è stato costantemente impegnato a produrre norme per salvarsi dai processi.

È dunque lecito il sospetto che la sua parte politica voglia solo porre le premesse per sottoporre, poi, i PM ai voleri dell’esecutivo. Con buona pace di Montesquieu, della divisione dei poteri e dei diritti delle persone.

Di Gelli è inutile dire oltre, dopo le sentenze della Cassazione che lo implicano nella strage di Bologna. Basterebbe questo per fare ogni giorno esattamente il contrario da quanto proponeva nel suo famigerato programma.

Andiamo al DDL Nordio, approvato in Senato prima e alla Camera poi e partiamo proprio dall'abolizione dell'abuso d'ufficio. Abolendo l'abuso d'ufficio, per alcuni addirittura era la paura della firma per gli amministratori, che cosa succede?

Nei fatti quell’abrogazione rappresenta l’autorizzazione a fare qualsiasi cosa nella Pubblica amministrazione. Un cittadino vessato potrà rivolgersi solo alla giustizia ammnistrativa, facendosi carico dei suoi tempi e, soprattutto, dei suoi costi.

Senza contare che le stesse opposizioni presenti nelle assemblee degli enti locali, già ridotte a pura e semplice testimonianza dalla legge 81 del 1993, potranno considerarsi definitivamente come un puro e semplice elemento esornativo, senza alcuna possibilità di una contestazione degli atti, se non su piano strettamente politico.

Altro punto punto cardine è la limitazione delle intercettazioni...

Anche in questo caso va detto che il problema esiste e che un abuso delle stesse è stato a lungo praticato, con testi delle intercettazioni che arrivavano d’incanto ai mass media, pur non avendo alcuna rilevanza penale (si pensi alle parole del padre di Filippo Turetta nel suo recente incontro carcerario, una gogna ingiustificata e vergognosa che non ha nulla a che vedere con la tragedia di Giulia Cecchettin, ma molto con l’inciviltà e l’illegalità di chi ha consegnato quei testi).

Ma la riforma Orlando aveva già ampiamente sanato il problema. Andrebbe solo applicata con estremo rigore, anche punendo i funzionari pubblici che erano tenuti al silenzio e non l’hanno fatto. Ancora una volta, invece, mi pare che ci si preoccupi delle questioni di qualche potente, piuttosto che dei diritti del cittadino.

Andiamo alle misure cautelari. Verrà introdotto un organo collegiale, formato da 3 giudici, per l'adozione della custodia cautelare invece del giudice monocratico, al quale era affidato fino ad ora. Inoltre il giudice, prima di disporre una misura cautelare, dovrà interrogare l'indagato previo deposito degli atti, in modo da consentire la difesa preventiva. Non c'è il pericolo di fuga da parte dell'indagato, visto che verrà informato prima delle indagini, e un dispendio inutile di risorse e tempi che riguarda il nuovo organo?

Su questa riforma sono invece assolutamente d’accordo. Le misure cautelari sono una grave limitazione della libertà imposta prima del processo, pertanto ai danni di un cittadino tecnicamente innocente. Si potrebbero comminare, in premessa, solo in caso di gravi indizi di colpevolezza, oltre che in presenza delle seguenti condizioni: il pericolo di fuga, d’inquinamento delle prove, di reiterazione del reato.

La ratio è la preservazione delle prove (poste a fondamento dei gravi indizi di cui sopra). È però indubbio che molti magistrati inquirenti le abbiano utilizzate non per preservare, ma per formare le prove: ti sbatto in cella e vediamo se parli. È il metodo Di Pietro- Davigo-Travaglio che, mi permetterà, trovo inaccettabile per un Paese democratico, libero e civile.

È giusto limitare di proporre l'appello al pm contro le sentenze assolutorie di primo grado?

Non sono un giurista, ma mi pare una grande sciocchezza. Una cosa e garantire la terzietà giudicante di fronte alle parti (la pubblica accusa e il convenuto), altra è prendere a martellate il lavoro dei PM.

A tal proposito, se il limite di tanta parte della sinistra italiana è stato quello di aver adottato per lungo tempo una atteggiamento giustizialista, assumendo in termini acritici anche certe caccie alle streghe dal sapore insopportabilmente manettaro e populista, certa destra (non tutta, ovviamente) non credo possa invece accampare una credibilità riformatrice, dato che il suo problema è sempre stato quello di garantire se stessa e la propria incolumità, piuttosto che migliorare il sistema.

Per tornare a Berlusconi, bisognerebbe fare la storia dei provvedimenti normativi che modificavano di volta in volta le prescrizioni dei reati ad usum delphini.

Per cercare di salvarsi la faccia con il ddl carceri è stata reintrodotta la fattispecie di reato e cioè il “peculato per distrazione”. Ma può realmente andare a sostituire l'abuso d'ufficio?

Si è già risposto da solo: si trattava di salvare la faccia. Cercassero invece di applicare la Costituzione anche nell’espletamento della pena. L’attuale sistema carcerario è degno di un girone dell’inferno.

 

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