«Anziché abbreviare le formalità queste sono state aumentate, si è preteso di dare un tempo massimo ai processi»

L'INTERVISTA sulle riforme della giustizia al procuratore aggiunto di Catania, Sebastiano Ardita.

«Anziché abbreviare le formalità queste sono state aumentate, si è preteso di dare un tempo massimo ai processi»


Negli ultimi anni ci sono stati diverse riforme sulla giustizia. Partiamo dall'inizio, dalla riforma Cartabia, riforma della quale stiamo iniziando a subire gli effetti. In che cosa consiste e che effetti ha riversato nel mondo giudiziario?

Si tratta di un intervento che, senza operare con alcun riordino sistematico rispetto al complesso delle procedure giudiziarie, ha previsto molteplici interventi sul presupposto dichiarato di snellire i processi. In realtà è stato fatto il contrario. Per quanto riguarda il penale lintervento sembra ignorare la circostanza che i tempi dei processi sono dettati dalle formalità. Anziché abbreviare le formalità queste sono state aumentate (si pensi agli obblighi deposito degli atti del pubblico ministero)  si è preteso di dare un tempo massimo ai processi.

Leffetto finale a mio giudizio è stato quello di svilire ancor di più la attività giudiziaria, con lunico intento di eludere le direttive europee con una riforma di facciata per ottenere i fondi PNRR

Il 29 maggio di quest'anno, invece, è stata approvata in CDM la riforma della giustizia. Si parla di separazione delle carriere; la nascita di un nuovo CSM, oltre a quello già esistente e dell'Alta Corte; sanzione dei magistrati. Addirittura si dice che è la fine della mala-magistratura. A cosa serve, concretamente, questa riforma? Anche perché è stato citato diverse volte Giovanni Falcone e si parla di realtà che volevano Berlusconi, Craxi e per ultimo Licio Gelli con la P2...

È un discorso complesso che deve essere affrontato in modo unitario, tenendo conto di tutte le gravi criticità che in questi anni sono state riscontrate nei rapporti fra giustizia e politica. Tra tutte queste riforme, la peggiore e’ la separazione delle carriere. E la vera ragione sta nel fatto che essa mette insieme tutti i difetti della politica e tutti quelli dellautogoverno.

Un autogoverno dei pubblici ministeri separato e sganciato dalla cultura della giurisdizione, sarebbe a mio avviso peggio ancora di una dipendenza diretta dallesecutivo,  perché darebbe luogo alle peggiori pratiche di scambio fra giustizia e politica, e finirebbe per costituirsi come un vero e proprio regime rispetto al quale i singoli magistrati non avrebbero più alcuno spazio di reale indipendenza, né alcuna possibilità di controllo ed intervento. E tutto questo senza una responsabilità formale della politica.

Andiamo al DDL Nordio, approvato in Senato prima e alla Camera poi e partiamo proprio dall'abolizione dell'abuso d'ufficio. Abolendo l'abuso d'ufficio, per alcuni addirittura era la paura della firma per gli amministratori, che cosa succede?

Succede una cosa immediata: la dichiarazione di disinteresse dello Stato a punire il perseguimento degli interessi privati da parte dei pubblici ufficiali. Detto questo siamo uno dei pochi paesi al mondo che non punisce una condotta del genere. Occorre ricordarsi che le norme penali svolgono anche una funzione di orientamento culturale. Cioè spiegano quali sono le condotte che lo Stato ritiene dannose per la collettività.

Altro punto cardine è la limitazione delle intercettazioni...

Le intercettazioni telefoniche sono strumenti di ricerca della prova. Non si capisce quale sia in questo momento il vero problema, se il mezzo in sé o la potenzialità di diffusione del suo contenuto. Forse entrambi, ma questo non giustifica una scelta che, per garantire la privacy di pochi potenti, finisce per andare a vantaggio di pericolosissimo organizzazioni criminali che mettono in ginocchio la libertà e la sicurezza dei cittadini.

Andiamo alle misure cautelari. Verrà introdotto un organo collegiale, formato da 3 giudici, per l'adozione della custodia cautelare invece del giudice monocratico, al quale era affidato fino ad ora. Inoltre il giudice, prima di disporre una misura cautelare, dovrà interrogare l'indagato previo deposito degli atti, in modo da consentire la difesa preventiva. Non c'è il pericolo di fuga da parte dell'indagato, visto che verrà informato prima delle indagini, e un dispendio inutile di risorse e tempi che riguarda il nuovo organo?

Il fatto in sé che della cautela si occupi un un collegio anziché un singolo giudice non mi spaventa affatto, anzi potrebbe essere un modo per rendere più forti e più stabili i provvedimenti cautelari. Tutto il resto - deposito di atti, obbligo di interrogatorio - rappresenta chiaramente uno strumento dissuasivo rispetto allutilizzo della custodia cautelare per finalità di tutela delle indagini ed impedimento del pericolo di fuga.

È giusto limitare di proporre l'appello al pm contro le sentenze assolutorie di primo grado?

 Sarebbe giusto soltanto a condizioni di reciprocità con la difesa. Rendendo unica la fase processuale di merito. Ma evidentemente la parità tra accusa e difesa nelle varie fasi del processo è e rimane un concetto altalenante.

Per cercare di salvarsi la faccia con il ddl carceri è stata reintrodotta la fattispecie di reato e cioè il peculato per distrazione”. Ma può realmente andare a sostituire l'abuso d'ufficio?

Copre uno spazio minimo di quello che prima era in qualche modo tutelato dellabuso dufficio, e comunque dimostra la precarietà dellintervento normativo e lassenza di qualunque studio pregresso che stesse a fondamento della riforma, fatta eccezione per le statistiche numeriche.

 

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