Capitalismo Futuro!

Capitalismo Futuro!


Sono rimasto colpito dell’intervista del ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso di qualche giorno fa, grato per il suo impegno per voler riportare le grandi case automobilistiche a investire in Italia, però mi hanno creato qualche perplessità l’annuncio di alcune iniziative portate avanti dal suo ministero.

La riflessione si è subito spostata sul nostro sistema economico, sulla trasformazione di grande economia di eccellenze artigiane a una piccola economia di milioni di operai. Riflessione supportata dai recenti dati istat sull'aumento degli occupati in determinati settori e dal tasso di disoccupazione più basso dal 2008.

Le parole che mi hanno fatto riflettere sono state quelle dedicate alle operazioni di supporto burocratico e finanziario in favore dei giganti che stanno investendo nel settore tech e dei materiali innovativi.

Lo stato insieme alle istituzioni europee ha supportato con grandi somme l’impegno di questi colossi. Sicuramente questi porteranno un importante incremento di posti di lavoro, ma al contempo vari studi ci dicono che stiamo perdendo migliaia di imprese artigiane all’anno, ultimo dato elaborato dal centro studi della CNA di Catania, città simbolo degli investimenti di queste multinazionali.

Qualcosa in un sistema che secondo alcuni indici "cresce" non sta funzionando. Forse il sistema capitalistico sta trasformando interamente il tessuto economico italiano, avremo milioni di dipendenti con poche centinaia di piccole imprese rimanenti.

Sorge spontanea una riflessione Keynesiana, le istituzioni dovrebbero immediatamente provare a invertire la rotta. Non bastano più i bonus a “conguaglio”, che nel breve danno sempre sollievo e fanno segnare indici di aumento, serve invece liquidità e snellezza burocratica. Bisogna riformare il sistema di valutazione per l’accesso al credito e soprattutto collegare direttamente le imprese con enti erogatori statali e non più in balia delle banche.

Si deve dare sostegno alle imprese che si rivolgono agli equity fund o al crowfunding con misure agevolative per le spese di gestione. In generale non si possono concepire miliardi di euro a sostegno di alcune realtà già strutturate con brevi passaggi e immani difficoltà per un piccolo imprenditore che vorrebbe ottenere anche dieci mila euro di finanziamento. Oppure un giovane che ha voglia in investire con l’aiuto dello stato deve passare un oblio di iter, finendo sempre per avere un dispendioso impiego di capitali personali e non statali.

Qui purtroppo si crea un deficit insanabile, la carenza dei movimenti (bancari, versamenti inps, ires, irpef etc.) dei piccoli imprenditori verranno a mancare nelle casse dello stato, come dagli istituti di credito, questi tengono in piedi la nostra economia. Non verranno sostituiti da alcun introito anche per il fatto che molte multinazionali pagano le proprie tasse all’estero.