Caserta: intorno al caso dell’ex Macrico un terremoto giudiziario

Ripubblichiamo (a puntate) gli articoli del settimanale di informazione religiosa Adista sull’area di proprietà dell’Istituto diocesano per il sostentamento del clero, firmati Luca Kocci.

Caserta: intorno al caso dell’ex Macrico un terremoto giudiziario

Corruzione, falso in atto pubblico, voto di scambio: sono le accuse formulate dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere che lo scorso 13 giugno hanno portato all’arresto dell’assessore ai lavori pubblici del Comune di Caserta, di due dirigenti dell’ufficio tecnico più un funzionario comunale e di un imprenditore; altre 14 persone risultano formalmente indagate, fra cui il vicesindaco.

Nell’inchiesta che ha terremotato l’amministrazione del capoluogo campano è coinvolto indirettamente anche l’Istituto diocesano per il sostentamento del clero di Caserta (Idsc) – ma nessuno dei suoi dirigenti risulta nemmeno sfiorato dalle indagini – e l’ex Macrico, l’area di 33 ettari nel cuore di Caserta, di proprietà dello stesso Idsc, da quasi venticinque anni al centro di una contesa fra chi vorrebbe renderlo totalmente inedificabile e restituirlo agli abitanti della città come parco pubblico e chi invece immagina dei progetti di «rigenerazione urbana» che prevedono anche diverse migliaia di metri cubi di cemento.

Uno degli indagati a piede libero è a capo, insieme al padre e al fratello, di diverse ditte di fiducia della curia casertana, guidata da mons. Pietro Lagnese, e dell’Idsc, che infatti gli affidano lavori di vario tipo, dalla ristrutturazione di chiese alla cura del verde dell’ex Macrico.

In generale l’ipotesi degli inquirenti è che l’assessorato ai lavori pubblici, con la complicità di due ingegneri dirigenti dell’ufficio tecnico e di un funzionario comunale, abbia affidato «in maniera illegittima» una serie di lavori ad alcuni imprenditori amici, in cambio di diverse «utilità».

La Procura sostiene che, perlomeno nei casi osservati, si è dato luogo prima all’affidamento di lavori con il carattere dell'urgenza e poi si sono perfezionate le determine, in un giro di «chiamate dirette» nei confronti di determinate aziende frutto di «un patto» di reciproco interesse: commesse in cambio di favori di natura economica o di pacchetti di voti.

«Si tratta di un’indagine in cui è emerso un conflitto di interessi tra quelli pubblici e privati, e che quindi vede sullo sfondo il mercimonio del voto», ha spiegato in conferenza stampa il procuratore di Santa Maria Capua Vetere Pierpaolo Bruni. «Le attenzioni della Procura e dei carabinieri in un territorio come questo, si concentrano sulla pubblica amministrazione – ha aggiunto il colonnello Manuel Scarso, comandante provinciale dei carabinieri di Caserta –. Nel periodo in cui non abbiamo più i clan che uccidono e una criminalità violenta di strada, i campanelli d’allarme stanno nelle infiltrazioni della pubblica amministrazione. Quindi monitoriamo tutte le attività, quando abbiamo un campanello d’allarme, anche se non è criminalità organizzata, interveniamo. E come in questo caso abbiamo disvelato un sistema corruttivo».

 

Luca Kocci, fonte https://www.adista.it/articolo/72098