CRITICA D’ARTE per l'artista pittrice Elham HamedI

di Adriana Battaglia. «Elham utilizza il suo linguaggio artistico come ricerca, esplorazione della vita e dei suoi misteri. La sua opera pittorica si traduce in una sofferta acquisizione della dimensione esistenziale di un paese non semplice: l’Iran.»

CRITICA D’ARTE per l'artista pittrice Elham HamedI
L'artista Elham HamadI

Mi sono soffermata su due suoi dipinti in particolare e vedo che la pittrice effettua una trasformazione del corpo umano come sistema complesso, nelle sue parti, un grande lavoro cognitivo, entro un orizzonte di disamina storico-sociale che, ancora una volta rappresenta un grido di liberta’ femminile.                             

I corpi che Elham dipinge, non sono soltanto sintesi immaginarie, ma frutto di analisi psichiche, filosofiche, storiche, calate in un presente storico difficile, a tratti nebuloso e chiuso, una contemporaneità composta da sirene di irresistibili attrazioni, che si traducono in vorticose riflessioni sul senso della vita.

 

E così che vengono rievocati simulacri del tempo, della storia, tutto con irresistibile attrazione, fatta da una memoria archetipica e collettiva.

Quella di Elham è una figurata azione drammatica, con trame ingemmate di riflessioni profonde, di segnali a volte inquietanti, di enigmi di risposte cercate e non trovate, entro un orizzonte di costante ricerca evolutiva.

Corpi studiati, sezioni del tutto come indagine prospettica e profonda che vuol significare il cogliere la vita con gli occhi, con le mani, con le braccia, a volte nello scenario oscuro che non lascia spazio ai sogni.

 

La sua opera ha il sapore di un tempo consumato alla ricerca di un colore possibile, come urgenza di esplorazione della realtà, un colore difficile da trovare, perchè il lavorio della psiche accende i toni dell’ocra, della terra, lasciando desideri incastonati in una realtà, spesso opaca.

 

Immagini di dolore e di protesta, fatte di memorie collettive, di brividi, di sogni e di talenti sepolti. Ogni suo dipinto è la consapevolezza di un volo tarpato, di uno strappo spiazzante di ricerca di libertà d’insieme, contro la superficialità opaca e i feticci dissezionati che rendono difficoltosa l’espressione femminile.

Io scorgo nel suo dipinto il dramma del vivere, che appare diverso nei vari angoli del nostro pianeta, ancora pervaso da troppa violenza e troppa miopia. Ecco allora che la pittrice ci regala una malinconica tensione visiva, con simbologie cariche di senso, da ricercare con uno scavo psichico e affinità di cuore.

 

I simboli del dolore dell’umanità emergono in controluce, in uno spazio oggettuale, dove l’anima è stata calpestata, e così i suoi sogni amputati di passione. La sovrapposizione di molti strati di colore è necessità di ricoprire ogni fessura di qualcosa che difende, che protegge.

L’immagine senza viso, solo corpo statico artefatto, è emblematicamente il grido di dolore per una società così cieca, dove a volte si è manichini passivamente rassegnati, in un tempo che pare aver perso ogni dimensione di trascendenza.

 

La pittura di Elham è un cielo sgombro di tramonti, senza pulsazioni in microcosmi onirici, solo realtà spietatamente severe e aride, materia come presenza mutilata e ricerca disperata di traiettorie di libertà. La geografia del pensiero è un territorio percorribile: ciò che ostinatamente compie la pittrice, al fine di poter catturare una luce che illumini il tutto: percorso doloroso e ostinato.

 

Io vi ho trovato un lavoro figurativo inquieto, altalenante tra sensazione e idea, quasi una pesante forma di ironia grafica che urla e protesta. Elham è stata capace di dare forma e concretezza iconica all’urgenza del dramma umano, con un’emergenza senza risparmio, intimamente coerente e conclusa.

 

Elham è l’artista dentro la sua storia e la sua terra; la sua opera coagula tutti i particolari, dettagli che definiscono la complessità degli avvenimenti, spogliandoli dai banali abiti dell’immediatezza, senza alcun rimando del e nel tempo.

Per questo trovo l’opera di Elham cruda e sofferta, poeticamente intima, una traiettoria da percorrere, da scavare, da illuminare per leggervi tante verità.

Il suo viaggio artistico è un’indagine sul senso della storia di tutti e di ognuno, come habitus individuale nel sociale, come a sottolineare che il presente è perpetuo, più o meno dolorosamente. Tutto ciò che appare inanimato può essere capace di vivere un’esistenza nuova, che oggi per Elham ha il significato della dialettica in cui confluiscono le metafore della vita, emergenze impulsive, necessità di comunicazione totalizzante.  

 

Il filosofo Hegel sosteneva che la bellezza e la vita della natura sono molto vicine alla verità, ma si nascondono nell’attimo della massima vicinanza, proprio in quell’attimo si risolve l’arte, intesa come verità dello spirito e fatto naturale. E così equilibri e tensione di opposti, fanno da sfondo al dramma della vita.

Cosa ho visualizzato io, quando ho scritto questa critica per Elham? Ho ripensato alle parole di una poetessa della sua terra: Forug Farrokzad. Elham scava la psiche, ma non trova nessuna favola (afsanch), forse perchè come scriveva Forug l’Iran è dove piangere non comporta vergogna.

 

È la poetessa che scrive: Tu che hai il mio stesso sangue, quando arriverai alla luna, scrivi la storia delle stragi dei fiori. (Gol-e sorkh un fiore rosso).

 

Adriana Battaglia    

 

 

 

Elham Hamedi è nata nel 1967 in Iran - Shiraz. È un'artista multimediale, poetessa e curatrice internazionale, un membro permanente dell'Iranian Visual Arts Scientific Association, un master in ricerca artistica presso la Yazd University e una laurea in radiologia presso la ShirazUniversity. Alcuni dei suoi dipinti e installazioni sono stati ispirati dai frammenti di organi e dalle loro interazioni con oggetti inanimati. Nei suoi dipinti, cerca di stabilire una connessione tra la pittura e gli argomenti medici legati al corpo. Questa relazione intertestuale è associata ad argomenti psicoanalitici e la psicoanalisi è considerata il collegamento tra le due aree dell'educazione di Hamedi. Ha tenuto diverse mostre personali e collettive in Iran e all'estero ed è presente con le sue opere poetiche in numerose antologie internazionali.

È una delle vincitrici del premio Inrenational 2022 "Women For Culture and For Peace". Questa selezione è stata fatta da Marina Pratici(candidata al Premio Nobel per la Pace).

 

 

Adriana Battaglia, (nella foto in alto) Project manager ed evaluator dei progetti della Commissione Europea (Bruxelles). È stata Dirigente Scolastico, Consigliera del Ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca. È giornalista e scrittrice. Ha pubblicato vari libri Psicopedagogici e nel campo artistico libri di poesia. Come critico d’arte ha curato la realizzazione dei book di artisti importanti. È stata insignita per il settore artistico di vari premi: David di Donatello, La statua della Libertà, il Leon d’oro, Gran Premio internazionale Cavalieri di Malta e altri. Ha avuto l’onorificenza di Cavaliere dalla casa reale d’Olanda, da S.A.R. Carlo Saverio di Borbone.