Dal liceo classico in libreria: l’esordio del giovanissimo autore Alessandro Carioni

Dal liceo classico in libreria: l’esordio del giovanissimo autore Alessandro Carioni


Alessandro Carioni è cintura nera di Karate e subacqueo di primo grado, ama il teatro e negli ultimi due anni, con il corso del suo liceo, ha partecipato alla messa in scena dell’Antigone di Sofocle e delle Troiane di Euripide. Ama scrivere in prosa: ha pubblicato i racconti brevi Sconfitta (2021), Felicità (2023) e il racconto L’amore tra la Vita e la Morte (2024). Praticamente, un giovane di soli 16 anni che dà tanta speranza al mondo con la sua determinazione e bravura!

E non è finito l’elenco dei suoi successi perché ha ricevuto diversi premi e riconoscimenti in concorsi letterari per testi in prosa, per i quali è stato premiato a Roma, Pescara e Torino, ma si è dilettato anche con la poesia, ricevendo a Roma la Menzione speciale nella ‘Gara Poetica 2023’ per la migliore poesia inedita di giovani (Castelli di sabbia), presso l’Università Pontificia Salesiana. Inoltre, ha pubblicato il suo primo romanzo noir Il contagio del male, edito da Edizioni Il Viandante (2024). Oggi, lo incontriamo per un’intervista in esclusiva WordNews.

Ciao Alessandro, è un vero piacere averti con noi. Hai ricevuto tanti premi e ora hai pubblicato il tuo primo romanzo con la casa editrice Il Viandante. Siamo molto incuriositi dai tuoi successi e vorremmo sapere: come vivi questa esperienza?

Innanzitutto, ciao a te, Maggie, e a tutti i lettori. A dire il vero, non mi sembra ancora vero… Comunque, posso dirti che io amo scrivere e farlo mi rende felice. Inoltre mi piace fare della scrittura una sfida in continua evoluzione: più vado avanti più la complessità dei testi aumenta e la cosa mi spinge a migliorarmi. Quindi, per rispondere alla tua domanda, direi che la vivo come una bella sfida che mi fa crescere giorno dopo giorno.

In questa società, così sazia di talenti, come si fa ad emergere?

Secondo me il modo migliore per emergere, in una società così piena di talenti, è darsi da fare. Le opportunità non “piovono dal cielo”, bisogna avere la volontà di andarsele a cercare. Come? Magari partecipando a diversi concorsi: offrono l’opportunità, prima di tutto, di crescere mettendosi alla prova anche con il rischio di cadere, ma questo comporta per forza l’imparare a rialzarsi. Poi, grazie ai concorsi si comincia a entrare nel mondo della scrittura, a conoscere le sue regole e le sue sfaccettature. Inoltre molte competizioni prevedono la consegna all’autore di schede di valutazione contenenti correzioni utili per migliorarsi. I concorsi possono essere anche un ottimo allenamento.

Quali sono le difficoltà con cui si scontrano i ragazzi oggi?    

Se intendi in generale, credo che le difficoltà maggiori in cui i ragazzi si imbattono oggi siano relative alla possibilità di trovare se stessi e il proprio spazio nel mondo. Per quanto invece riguarda nello specifico le difficoltà dei giovani nella scrittura, penso siano loro intrinseche, come la poca pazienza e la poca dedizione al proprio testo. Parlando della pazienza i giovani, che sono abituati a vivere in un mondo veloce, non vedendo i risultati nell’immediato mollano la presa e lentamente abbandonano la scrittura. Purtroppo la scrittura non garantisce tutto e subito e penso che questo sia l’ostacolo maggiore per i giovani d’oggi. Inoltre molti ragazzi non hanno spirito critico e non accettano le correzioni, dando per scontato di aver fatto un buon lavoro ma così continuano a perseverare negli stessi errori senza migliorarsi, bloccandosi a un livello.

Hai soli 16 anni e frequenti il Liceo Classico di Crema, la tua città natale. Quanto ha influito la scuola a coltivare la tua passione per la letteratura e per la scrittura?

La scuola ha influito, soprattutto, grazie alle materie e agli argomenti di studio, che mi hanno fatto conoscere autori e ambiti, da cui poi ho tratto spunto anche per le scelte stilistiche. Ma la scrittura non ha solo “preso” dall’ambito scolastico, ha anche “dato”, perché è stata per me fonte di allenamento per le mie capacità nel perseguire gli obiettivi didattici. In altre parole, scrivendo sono migliorato.

Parliamo del tuo libro d‘esordio Il contagio del male, edito da Edizioni Il Viandante, un noir che racconta la storia di Carlo, un giovane docente di lettere di una tranquilla città lombarda. Carlo è sconvolto dalla tragica morte della sua fidanzata in un incidente stradale. La mancanza di giustizia lo tormenta e, quando il caso viene archiviato senza colpevoli, il dolore si trasforma in una furia incontenibile. Ingannato dall’oscurità che avvolge il suo cuore, Carlo si sdoppia: da una parte la razionalità lotta per mantenere il controllo, dall’altra un lato oscuro lo spinge verso un desiderio vendicativo che lo consuma. La trama è davvero interessante! Come mai hai scelto un adulto come protagonista e un docente di lettere?

La riflessione interiore che sta alla base del libro si muove tra i pensieri di poeti e filosofi. Amo molto la letteratura e la poesia; anche la filosofia, che ancora non conosco bene, mi affascina e incuriosisce. Mi piaceva l’idea di usare la cultura come “appoggio” per le riflessioni del mio protagonista, per ordinare i suoi pensieri a volte confusi e irrazionali. La scelta di farlo essere un docente mi è sembrata la strada più comoda e facile per render realistica la situazione. In altre parole, il ruolo del docente era funzionale.

Parli di un desiderio vendicativo. La vendetta può attenuare il dolore e appagare la rabbia?

Secondo me la vendetta, in una persona che prova un forte dolore, appare come l’unico modo per attenuarlo, ma non per forza, una volta soddisfatta, quest’ultima porta il soggetto alla pace interiore, perché penso che scomparso il sentimento di vendetta, con ogni probabilità, la mente torni a pensare con razionalità, comprendendo a quel punto che ha aggiunto solo male al male. Due cose sbagliate non possono fare la cosa giusta!

La coscienza del protagonista Carlo è l’unica ancora della sua salvezza, ma è messa a dura prova dalla potenza travolgente della sofferenza. Come si fa a scrivere di sofferenza ad una così giovane età?

Sicuramente per poter scrivere di sofferenza, a qualunque età, la si deve aver provata perché il dolore è inimmaginabile. Nello specifico io avendo vissuto poco non ho, per fortuna, potuto provare la sofferenza in modo così forte come il protagonista del mio libro, quindi ho cercato di esprime esattamente quel poco che ho avuto la sfortuna di provare, amplificandolo e indugiando molto nei dettagli per far immedesimare il lettore.

Anche la copertina del tuo romanzo è molto significativa. Quanto influisce una copertina sull’impatto visivo con i lettori?

Secondo me la copertina è importantissima, è la prima cosa che il lettore vede, prima ancora del titolo, quindi deve essere misteriosa e invitante. Nello specifico, se parliamo di un noir, riprodurre nell’immagine un senso di mistero misto a paura diventa l’esca perfetta.

Quale autore/autrice ti ha ispirato maggiormente?

L’autore che mi ha inspirato maggiormente è Manzoni che è anche lo spunto iniziale per l’ideazione del libro. Appunto grazie a un suo commento nei Promessi Sposi, in merito al comportamento di Renzo, ho cominciato a riflettere riguardo al “contagio del male”. Amo molto i diversi interventi dell’autore all’interno del romanzo, i suoi commenti alla storia e all’azione dei personaggi. Ritengo che i Promessi Sposi siano di un’attualità disarmante e per questo una fonte di idee e spunti senza fine.

Hai qualche consiglio da dare ai ragazzi che vogliono scrivere e pubblicare un libro?

Prima di tutto scrivere tanto anche quando costa fatica. Scrivere è bello ma, come tutte le cose belle, a volte è molto pesante: necessita di studio e applicazione. Poi è bene ricordarsi che la strada per migliorare è lunga. Aiuta senz’altro, come ho già detto, anche partecipare a tante competizioni, non per vincere, ma per accrescere la propria capacità di scrittura. E, se si è fortunati, grazie ai concorsi si potrebbe essere notati e così avvicinarsi alla pubblicazione.

Ma c’è un’ultima cosa che voglio consigliare: la scelta della casa editrice. Fortunatamente non è stato un mio problema: mi sono imbattuto subito ne Il Viandante Editore che è una casa editrice serissima e, soprattutto, non a pagamento, ma ho presto scoperto da altri che hanno dovuto cercare a lungo, perché non tutte le case editrici sono così, per cui mi ritengo davvero fortunato ad essermi imbattuto in Arturo Bernava, il mio editore, e penso sia giusto mettere in guardia i giovani che magari hanno tante speranze, affinché sappiano scegliere a chi affidarsi.

Farai anche delle presentazioni in libreria e dove?

L’idea è di fare delle presentazioni in libreria, sicuramente a Crema, dove vivo, ma sto pensando di farne alcune anche fuori città.

Quanto influiscono i social sull’andamento di un libro?

Secondo me molto. Io non ero un ragazzo social: non avevo Instagram e non ero molto interessato alle nuove forme di comunicazione e condivisione, ma dopo la pubblicazione mi sono reso conto che il mondo va in questa direzione e per cui ho creato un account per aumentare la diffusione. I social sono effettivamente una vetrina aperta sul mondo. Sul momento non so quanto questo stia influendo sulle vendite, ma posso dire che una donna al firmacopie che ho fatto alla Mondadori della mia città è venuta, pur non conoscendomi, proprio dopo avermi visto sui social.

Parliamo della tua famiglia: incide il supporto famigliare ad avere successo?

Sì, secondo me il supporto della famiglia, soprattutto in giovane età, è fondamentale, perché aiuta il ragazzo ad avere più fiducia in se stesso e a tranquillizzarlo se dovesse fallire. Sapendo di poter contare sempre su qualcuno è più facile “buttarsi”.

Progetti per il futuro?

La mia intenzione è di continuare a scrivere, probabilmente anche un altro libro. Adesso ho molte idee in testa e molti progetti quindi appena li avrò messi a fuoco e ordinati nella mia mente potrò riprendere la mia avventura.

Cosa vorresti dire ai lettori di WordNews per convincerli di leggere il tuo libro?

Viviamo in una società in cui il male, purtroppo, è una costante. È inutile negarlo. Il mio libro è una riflessione su come questo male possa contagiare e corrompere l’animo delle persone. Io ho tratto una mia personale risposta al quesito da cui prende origine la vicenda, ma ognuno può estrapolarne la propria.

Grazie Alessandro per essere stato con noi. Complimenti vivissimi e un grandissimo in bocca la lupo per tutto!

 

Il libro di Alessandro Carioni Il contagio del male è disponibile in libreria e online https://www.edizioniilviandante.it/prodotto/il-contagio-del-male/