David Gilmour al Circo Massimo: un fiume di emozioni e vibrazioni autentiche

Roma, Circo Massimo, 27 settembre 2024, una data memorabile per tutti i fan di David Gilmour, per tutti gli amanti della musica dei Pink Floyd, per tutti i seguaci di uno dei chitarristi più grandi di questi tempi. La leggenda Gilmour è presente, non delude, e abbraccia la folla di 15.000 spettatori con suoni autentici. Noi, di WordNews, non potevamo mancare al ritorno di Gilmour in Italia dopo otto anni, ed eccoci a raccontarvelo.

David Gilmour al Circo Massimo: un fiume di emozioni e vibrazioni autentiche
Foto di copertina: Roberto Schinchirimini.


Facciamo un breve salto indietro: David Jon Gilmour nasce nel 1946 a Cambridge. Dal 1968 al 1995 (e nuovamente nel 2014) è stato il chitarrista e cantante dello storico gruppo inglese Pink Floyd, con cui è diventato uno dei più influenti e celebri chitarristi al mondo. Oltre al suo lavoro con i Pink Floyd, ha intrapreso una carriera solista ed è anche stato produttore discografico per altri artisti.

Ma com’è diventato il chitarrista di fama mondiale? Accade che nel 1967, il giorno del suo 21° compleanno, ricevette in regalo una Fender Telecaster, la prima chitarra veramente buona che possedeva. La sua carriera prende una svolta decisiva quando viene cooptato negli ancor giovani ma già famosi Pink Floyd. Il suo ingresso è datato 1968 quando sostituisce Syd Barret. Le redini della conduzione artistica passano proprio nelle mani di David Gilmour e del bassista Roger Waters; infatti, i grandi successi commerciali dei Pink Floyd si devono alla firma dei due, fino alla loro rottura. Gilmour debutta da solista e nel 2006 esce l’album On an island, con la maggior parte dei testi scritti dalla seconda moglie Polly Samson.

Circo Massimo 27 settembre 2024

Prima data dei sei concerti (tutti sold-out) al Circo Massimo.  Alcune canzoni arrivano dal nuovo album Luck And Strange, il resto è tutto alla luce dei Pink Floyd. Gilmour e la sua chitarra appaiono sul palco e sul grande schermo; le dita sulle corde fanno capire subito con chi abbiamo a che fare. Quel tono unico della chitarra è intimistico, emozionale, assolutamente riconoscibile; Gilmour è un chitarrista semplice, non velocista, ma riesce a coinvolgere completamente tirando fuori vibrazioni di una bellezza inaudita. Gilmour è una leggenda, non tanto per quanto riguarda la tecnica, quanto per le emozioni. Quel chitarrista 78enne, con il volto oramai scavato dal tempo, regala fiumi di emozioni al Circo Massimo, facendo entusiasmare i presenti. Il tempo è visibile, comprensibile, dannatamente umano, come in Time, in cui l’assolo è incredibilmente diretto, che conferma per l’ennesima volta la magia di Gilmour:

Every year is getting shorter never seem to find the time

Plans that either come to naught or half a page of scribbled lines

Hanging on in quiet desperation is the English way

The time is gone, the song is over,

Thought I’d something more to say.

Sul palco anche Romany Gilmour, figlia 22enne del famoso chitarrista, voce melodica con cui le musiche prendono quasi qualcosa di celtico. Emozionante anche l’abbraccio finale tra padre e figlia, ma di questo parliamo dopo.

Altro bellissimo brano in scaletta è l’evergreen The Great Gig in the Sky, che venne composto ed eseguito al pianoforte da Richard Wright, impreziosito in studio dall'incredibile performance vocale di Clare Torry. Con questo pezzo, Gilmour fa un tributo al suo amico Richard Wright, scomparso nel 2008. Le voci delle coriste si intrecciano e c'è spazio soprattutto per Romany.

Con Coming Back to Life, al Circo Massimo arriva l’occhio di bue che illumina David dalle spalle. Succede l’imprevedibile, o per meglio dire, tutto può succedere… perché Gilmour sbaglia; invece di suonare la chitarra, canta. Appena se ne accorge, ferma la band e si giustifica per poi riprendere senza errori. La chitarra di Gilmour è mitica, intensa, come la scaletta che procede con tre set, di cui il finale è da svenimento.  

Comfortably Numb chiude il concerto di Roma.  Guy Pratt canta la sezione che fu di Roger Waters; Gilmour, è sostenuto dal controcanto di Louise Marshall, seguita dalle altre coriste. Un viaggio nel tempo (e nel tempio) della musica degli anni Settanta, accompagnata dalle linee di luce colorata disegnate nel cielo. Il pubblico esplode, apprezza, ringrazia e torna a casa soddisfatto con una convinzione in più: questo è David Gilmour, punto.