È accaduto, quindi può di nuovo accadere

I Presidenti Mattarella e Steinmeier a Marzabotto nell’80° anniversario degli eccidi di Monte Sole.

È accaduto, quindi può di nuovo accadere


Il Presidente Mattarella e il Presidente della Repubblica Federale di Germania Frank-Walter Steinmeier si sono recati a Marzabotto in occasione delle celebrazioni per l’80° anniversario degli eccidi di Monte Sole.

I due Capi di Stato hanno deposto, al Parco di Monte Sole, una corona presso il cippo commemorativo intitolato a Don Giovanni Fornasini, alla presenza del Presidente del comitato regionale per le onoranze ai Caduti di Marzabotto, Valter Cardi.

Successivamente, hanno deposto una corona presso l’altare nell’area dei ruderi della Chiesa di San Martino. Hanno incontrato, quindi, i familiari e i superstiti presenti.

In seguito, Mattarella e Steinmeier si sono recati al Sacrario dei Caduti civili di Marzabotto dove, accolti dal saluto del Cardinale Matteo Maria Zuppi, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, hanno deposto una corona presso l’altare della Cripta. Dopo un momento di raccoglimento in ricordo dei Caduti di Marzabotto, i due Capi di Stato hanno firmato il Libro d’Onore.

Al termine si è svolta la cerimonia commemorativa in Piazza Martiri delle Fosse Ardeatine, aperta dai saluti di Valter Cardi, Presidente del comitato regionale per le onoranze ai Caduti di Marzabotto, e del Sindaco di Marzabotto, Valentina Cuppi.

La cerimonia si è conclusa con i discorsi dei Presidenti Mattarella e Steinmeier.

Intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella a Marzabotto.

Signor Presidente della Repubblica Federale di Germania,

caro Frank-Walter,

Signori Ministri,

Signora Presidente della Regione Emilia-Romagna,

Signora Sindaco,

cari i familiari delle vittime, vi ringrazio per essere qui con noi, la vostra presenza è un dono per tutti.

Cittadine e cittadini di Marzabotto,

siamo qui per chinare insieme il capo davanti a tante vite crudelmente spezzate, per riempire con i sentimenti più intensi di solidarietà quelle voragini che la disumana ferocia nazifascista ha aperto in queste terre, in queste comunità.

Siamo qui per ricordare, perché la memoria richiama responsabilità.

Nella Seconda Guerra Mondiale si toccò il fondo dell’abisso.

La barbarie, la cancellazione di ogni dignità umana.

Italia, Germania ed Europa sono state capaci di risorgere da quell’inferno, costruendo libertà, pace, democrazia, diritti, comunità, una nuova sicurezza.

I nostri genitori, i nostri nonni non si abbandonarono alla rassegnazione. Furono capaci di trasformare il dolore più indicibile e più inspiegabile in una forza generatrice.

In una nuova epoca.

In un sistema che, benché imperfetto, intendeva guardare al rispetto della dignità di ogni persona.

Non è stato facile ricostruire un continente dalle macerie materiali e morali cui nazismo e fascismo l’avevano condannato.

Ha richiesto coraggio e sacrificio.

Presidente Steinmeier,

caro Frank-Walter,

desidero ringraziarti.

La Repubblica italiana ti ringrazia per essere qui, insieme ai nostri concittadini, ai familiari delle vittime, per condividere un anniversario così carico di significato storico e civile.

Conosciamo la tua sensibilità: la presenza a Civitella Val di Chiana nel 2014, quando eri Ministro degli Esteri. L’omaggio al Mausoleo dei caduti delle Fosse Ardeatine, nel 2017. La commemorazione, due anni dopo, delle stragi nel Comune toscano di Fivizzano, con un discorso toccante. Parole che contribuirono a trasformare quel doloroso giorno di ricordo in un prezioso seme di riconciliazione, nel segno di una civiltà più umana.

Permettimi di considerare l’evento di oggi come un segno ulteriore.

Quasi ottocento le vittime, uccise tra il 29 settembre e il 5 di ottobre del 1944 nei Comuni di Marzabotto, Monzuno e Grizzane Morandi. Quasi duecento i bambini, il più piccolo di 14 giorni.

Marzabotto e Monte Sole sono simbolo tra i più sconvolgenti della strategia di annientamento che accompagnò la volontà di dominio, il mito razziale, la sopraffazione nazionalista, insomma quell’impasto ideologico che sospinse il nazismo - e i suoi complici, tra cui il regime fascista - a perseguire il catastrofico progetto di conquistare l’Europa e di svuotarla della sua storia.

In queste terre, tra i fiumi Setta e Reno, si compì l’eccidio di civili più grande e spietato tra quelli commessi nel nostro Paese durante la guerra.

Queste terre hanno conosciuto il terrorismo delle SS e dei brigatisti neri fascisti.

Non c’erano ragioni militari che potessero giustificare tanta crudeltà.

Sui pendii di Monte Sole vennero uccisi anche sacerdoti.

Don Ubaldo Marchioni era all’altare di Casaglia di Caprara.

Non si trattava soltanto di disprezzo verso la religione. Era “la negazione radicale di ogni umanità”, come scrisse Giuseppe Dossetti, capo partigiano, Costituente, dirigente politico di primo piano, che lasciò la politica attiva per fondare, proprio a Casaglia, la sua comunità di monaci, per riposare poi, a pochi passi dalla chiesa distrutta, in quel piccolo cimitero divenuto anch’esso teatro di sterminio.

Perché? Perché tutto questo? Si può, si deve dimenticare?

Continuiamo a chiedercelo percorrendo questi luoghi, sostando dinanzi ai memoriali.

Le domande penetrano le nostre coscienze, senza riuscire a fornire una risposta esaustiva, definitiva, segnalando, piuttosto, una irrisolta inquietudine.

“È accaduto, quindi può di nuovo accadere”, ci ammonì Primo Levi.

Può accadere se dimentichiamo.

Ma, oggi, i conflitti in atto, i luoghi della sofferenza dove il diritto umanitario internazionale non trova applicazione, ci richiamano bruscamente alla responsabilità di non essere né ciechi, né addormentati, né immemori.

Non dobbiamo mai dimenticare, anche se fatichiamo a comprendere.

O forse, per citare ancora Primo Levi: “quanto è avvenuto non si può comprendere, anzi, non si deve comprendere, perché comprendere è quasi giustificare”.

Sbagliamo se pensiamo che il razzismo, l’antisemitismo, il nazionalismo aggressivo, la volontà di supremazia, siano di un passato che non ci appartiene.

Quanto accade ai confini della nostra Unione Europea suona monito severo.

I fantasmi dell’orrore non hanno lasciato la storia.

Ecco la ragione del pellegrinaggio laico a questi luoghi, fonti della nostra odierna convivenza civile, richiamo perenne alle follie degli uomini.

Ecco le ragioni per cui i Presidenti Einaudi, Pertini, Scalfaro nel cinquantesimo anniversario della strage, Ciampi insieme al Presidente tedesco Rau, vollero salire quassù.

Per ribadire solennemente “mai più”.

Oggi, la tua presenza, caro Presidente Steinmeier, è una ulteriore spinta ad andare avanti insieme nel costruire il futuro.

Marzabotto e Monte Sole sono pietre angolari della Repubblica italiana.

A ottant’anni da quei tragici giorni oggi avvertiamo più nitidamente che Marzabotto e Monte Sole sono simbolo e fondamenta dell’intera Europa, prova del nostro destino comune che, insieme -caro Frank-Walter - nei giorni scorsi, a Berlino come a Bonn e Colonia, abbiamo confermato di volere scegliere.

Quello di un’Europa che non rinuncia, e anzi vuole sviluppare i suoi valori, la sua civiltà, il suo diritto, fondato sul primato della persona.

Così contribuiremo a un’Europa di pace, fondata sui valori che qui vennero negati con immane spargimento di sangue.

Quell’Europa dei popoli e non della volontà di potenza e di supremazia di ogni Stato.

Quella dell’Unione Europea, grande spazio di libertà nel mondo.

A questa Europa contribuiscono insieme tedeschi e italiani.

In questa giornata, alla presenza del Presidente Steinmeier, possiamo affermare, che le parole pronunciate dal Presidente Rau nel 2002, possiamo ribadirle:

“Marzabotto è divenuto luogo che non separa più tedeschi e italiani ma li unisce”.