«È un cambiamento che potrà garantire maggiore efficienza»

L'INTERVISTA al deputato alla Camera dei Deputati Alessandro Colucci eletto nella circoscrizione Puglia, in quota Noi Moderati.

«È un cambiamento che potrà garantire maggiore efficienza»


La riforma sull'autonomia differenziata è stata approvata pure alla Camera nella notte del 19 giugno, dopo un lungo iter fatto pure di scontri pressoché politici. È favorevole o contrario? Perché?

Ritengo sia una riforma della gestione amministrativa del nostro Paese, un cambiamento che potrà garantire maggiore efficienza, responsabilità e vicinanza delle Regioni ai cittadini.

Che valutazione generale dà al ddl Calderoli?

Il ddl Calderoli si può definire una legge procedurale per l'attuazione dell'autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario ai sensi del'art. 116, terzo comma, della nostra Costituzione.

Dunque si può dire che i principi fondativi fanno già parte della nostra Carta Costituzionale, ma oggi è possibile metterli in pratica, a partire dalla definizione dei Livelli essenziali delle prestazioni (lep).

C'è chi dice che per primi, questa legge, l'ha voluta il centro sinistra con il Titolo V della Costituzione nel 2001. È giusta questa analisi?

Non lo definirei un “c’è chi dice”: la riforma del Titolo V della Costituzione, è stata portata avanti - a colpi di maggioranza - dal Governo Amato con il ministro Franco Bassanini, e diede il via a questo processo di decentramento e di responsabilizzazione dei territori.

Quella riforma prevedeva una modifica importante: «Nelle materie di legislazione concorrente spetta alle Regioni la potestà legislativa, salvo che per la determinazione dei princìpi fondamentali, riservata alla legislazione dello Stato. Spetta alle Regioni la potestà legislativa in riferimento ad ogni materia non espressamente riservata alla legislazione dello Stato».

Da qui l’esigenza di individuare una forma di regolamentazione dell’autonomia.

Il Titolo V riformato nel 2001 afferma il principio di sussidiarietà verticale, non solo tra Stato e Regioni, ma tra Regioni, Città Metropolitane, Province e Comuni. Tale sussidiarietà, in linea di principio, oltre a venire incontro alle specificità dei territori, dovrebbe avvicinare i servizi ai cittadini, dando loro un maggior controllo su come vengono spesi i soldi delle tasse da essi pagate. Ritiene che tale principio sia valido, ben espresso dall’attuale Titolo V e, infine, ben rispettato dal ddl di attuazione? Se no, perché?

La maggiore capacità dei cittadini, ed elettori, di verificare l’operato di chi governa il territorio è sicuramente un elemento importante. Non si tratta solo di questo, Ma di consentire alle regioni di agire nel rispetto delle peculiarità e facendo leva sui punti di forza dei territori. Quando si critica il ddl Calderoli, che si prefigge di attuare principi rimasti essenzialmente solo sulla Carta, ci si pone il problema che ad oggi circa venti milioni di italiani vivono una condizione di divario di cittadinanza?

Non hanno le stesse opportunità, non accedono agli stessi servizi, non usufruiscono della stessa assistenza. Ma ne hanno il diritto. E allora forse qualcosa non funziona ed è giusto fare in modo che le cose cambino.

Titolo V nel 2001 voluto dal centro sinistra e criticato dal centro destra e ddl Calderoli oggi voluto dal centrodestra e criticato dal centro sinistra. Non si corre il rischio che il tutto si concluda solo come una mera opposizione politica mettendo da parte i veri bisogni dei cittadini?

Questo purtroppo ogni tanto in politica accade ed è un errore, bisognerebbe sempre valutare i provvedimenti in funzione della risposta che danno ai bisogni ed ai problemi del Paese e non contrapporsi solo perché proposti dal proprio oppositore politico.

Diversi sindaci hanno fatto appelli o pressioni alle Regioni (vedi caso Calabria) per impugnare la legge sull'autonomia differenziata dinanzi alla Corte Costituzionale. Che cosa ne pensa?

A mio avviso, ha molto più senso applicare la legge che impugnarla, per rispondere alle esigenze del proprio territorio e se sarà necessario apportare i necessari correttivi.

Andiamo ai Lep perché è qui che la maggior parte del panorama politico si spacca: c'è chi afferma che sarà più dannoso per le regioni del sud e c'è chi dice che sarà un aiuto concreto e che finalmente farà mettere tutte le Regioni d'Italia sullo stesso livello. Quale dei due casi è giusto secondo lei e perchè?

Il tema dei Lep è che vanno definiti, applicati e monitorati. Finché rimangono sulla carta non servono a nessuno. La loro definizione è in capo allo Stato e vanno garantiti su tutto il territorio nazionale.

Si tratterebbe senza dubbio di un passo avanti se pensiamo alla situazione di alcune realtà locali, non possiamo più consentire che vi siano differenze nell’accesso a diritti costituzionalmente garantiti.

C'è chi afferma, però, che con l'autonomia differenziata di risorse ce ne saranno sempre di meno...

Questo disegno di legge non prevede l'attribuzione di somme aggiuntive alle Regioni, e garantisce che nessuna Regione vedrà ridotte le risorse di cui dispone

Ma secondo lei bastano questi Lep a garantire diritti di cittadinanza uguali per tutti?

Nel momento in cui vengono definiti e finanziati sono strumento operativo importante, un parametro sulla base del quale monitorare la riduzione e l’estinzione del divario di cittadinanza.

Andando al tema sanità, tema così tanto delicato nel nostro Paese, che impatto avrà questa legge proprio sulla sanità?

Ritengo sia uno dei temi prioritari su cui le Regioni che vorranno richiedere più autonomia dovranno concentrarsi. La pandemia ha evidenziato criticità anche laddove non ci si aspettava vi fossero, ma ancora troppi territori sono indietro e non dovrebbe essere più necessario spostarsi per curarsi.

Ma ci sono altri temi su cui si dovrebbe agire con la medesima attenzione e impegno, e sono il mondo della scuola e l’assistenza ai disabili.

Trova aspetti critici in questo Ddl? Se è si, quali e perché?

Forse l’unica criticità che posso rilevare è quella di essere stato accolto da alcuni come un provvedimento “divisivo”, ma è un pregiudizio annidato negli occhi di chi legge, non una criticità del testo.

A conti fatti qual è il vero scopo di questa manovra?

L’obiettivo è valorizzare le differenze locali e trasformarle in risorse, è chiudere il divario di cittadinanza e rafforzare un sistema disegnato con chiarezza dalla nostra Costituzione, basato sui principii di sussidiarietà e decentramento dei poteri.

 

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