«E’ un passo avanti importante verso la piena realizzazione del principio di autonomia»

L'INTERVISTA all'onorevole Maria Paola Boscaini, membro della Camera de Deputati eletta in Veneto ed in quota Forza Italia.

«E’ un passo avanti importante verso la piena realizzazione del principio di autonomia»


La riforma sull'autonomia differenziata è stata approvata pure alla Camera nella notte del 19 giugno, dopo un lungo iter fatto pure di scontri pressoché politici. È favorevole o contrario? Perchè?

Sono favorevole alla Legge sull’Autonomia differenziata innanzitutto perché, e lo dico da amministratrice locale e parlamentare veneta, risponde a una precisa richiesta dei cittadini del Veneto che si sono espressi in tal senso con apposito referendum consultivo nell’ottobre del 2017 e poi perché introduce un sistema di efficientamento del sistema Paese, sulla base di intese tra Stato e Regioni, e di responsabilizzazione nell’uso e nella gestione delle risorse pubbliche.

Che valutazione generale dà al Ddl Calderoli?

E’ un passo avanti importante verso la piena realizzazione del principio di autonomia sancito dalla nostra Carta Costituzionale all’art. 5 che ormai da troppo tempo attende piena attuazione. A partire dalla riforma del Titolo V della Costituzione del 2001, il percorso di esecuzione ha vissuto infatti fase altalenanti e ha incontrato purtroppo molti ostacoli, oggi con questa legge, approvata da una larga maggioranza parlamentare, si segna un punto di svolta positivo.

E’ chiaro però che nell’immediato non produrrà effetti poiché manca di una parte fondamentale e che si dovrà infatti attendere la definizione dei LEP, dei livelli essenziali delle prestazioni, e delle risorse economiche per finanziarli. Finché non verranno definiti, non potranno partire i negoziati tra Stato e Regioni.

C'è chi dice che per primi, questa legge, l'ha voluta il centro sinistra con il Titolo V della Costituzione nel 2001. È giusta questa analisi?

Come ho anticipato, la strada delle riforme costituzionali nel nostro Paese è stata costellata da vari tentativi, da passi in avanti importanti verso l’attuazione del principio di autonomia, come fu appunto quella riforma del Titolo V realizzata dal Governo D’Alema, sebbene, va ricordato, a colpi di maggioranza risicata in Parlamento in un Paese molto diviso, fino alla c.d. Devolution del Ministro Bossi del 2005, bocciata poi dal referendum costituzionale del 2006, fino ancora alla Legge n. 42 del 2009 sul federalismo fiscale realizzata dal Ministro Calderoli e dal Governo Berlusconi, i cui decreti attuativi, purtroppo, furono poi messi in un cassetto dal Governo tecnico di Monti.

Riforma che introduceva esplicitamente il principio di responsabilizzazione nell’uso delle risorse pubbliche basato sui costi e fabbisogni standard. Va poi ricordato il tentativo di riforma costituzionale del Governo Renzi del 2016 che incideva anche sui rapporti tra Stato e Regioni, anch’esso poi bocciato dal successivo referendum.

Il Titolo V riformato nel 2001 afferma il principio di sussidiarietà verticale, non solo tra Stato e Regioni, ma tra Regioni, Città Metropolitane, Province e Comuni. Tale sussidiarietà, in linea di principio, oltre a venire incontro alle specificità dei territori, dovrebbe avvicinare i servizi ai cittadini, dando loro un maggior controllo su come vengono spesi i soldi delle tasse da essi pagate. Ritiene che tale principio sia valido, ben espresso dall’attuale Titolo V e, infine, ben rispettato dal ddl di attuazione? Se no, perché?

A mio avviso, quello della piena responsabilizzazione nell’uso delle risorse pubbliche e nella gestione della spesa è un principio basilare, indispensabile ad ogni livello di governo, dalle amministrazioni locali, alle Regioni al Governo nazionale. Ed è necessario che su questa gestione della spesa pubblica sia consentito il controllo dei cittadini che si attua attraverso criteri di trasparenza amministrativa. L’autonomia differenziata consente ad ogni Regione, a un livello più vicino ai cittadini, di utilizzare al meglio le proprie risorse per la migliore resa possibile dei servizi essenziali secondo principi di economia di scala, efficienza ed efficacia, e di realizzare al meglio le proprie scelte di organizzazione.

Il tutto per rispondere pienamente, più prontamente, alle mutevoli e diverse esigenze delle comunità territoriali. Una spesa generalizzata e centralizzata, cioè gestita solo a livello statale centratale, non può più oggi essere in grado di sostenere e superare le diverse peculiarità territoriali, come ad esempio avviene per la spesa sanitaria, a scapito degli interessi dei cittadini. L’autonomia differenziata disegna invece un sistema più moderno e contestualizzato.

Titolo V nel 2001 voluto dal centro sinistra e criticato dal centro destra e Ddl Calderoli oggi voluto dal centrodestra e criticato dal centro sinistra. Non si corre il rischio che il tutto si concluda solo come una mera opposizione politica mettendo da parte i veri bisogni dei cittadini?

Purtroppo condivido che spesso la mera contrapposizione politica e a volte la sterile propaganda elettorale hanno fatto naufragare riforme che invece erano essenziali e che sarebbero andate nel senso di migliorare il Paese e rendere la macchina legislativa ed amministrativa più veloce ed efficiente. Spero non succeda anche in questo caso, anche se, ripeto, il DDL Calderoli è monco fino a quando non saranno definiti i LEP.

Diversi sindaci hanno fatto appelli o pressioni alle Regioni (vedi caso Calabria) per impugnare la legge sull'autonomia differenziata dinanzi alla Corte Costituzionale. Che cosa ne pensa?

Credo non abbiano letto bene il testo del Disegno di legge e non abbiano considerato i diversi passaggi in esso previsti circa la definizione delle intese tra Stato e Regioni, volute proprio per tenere conto delle diverse esigenze di Regioni e di territori che oggi viaggiano a velocità diverse.

Andiamo ai Lep perché è qui che la maggior parte del panorama politico si spacca: c’è chi afferma che sarà più dannoso per le regioni del sud e c’è chi dice che sarà un aiuto concreto e che finalmente farà mettere tutte le Regioni d’Italia sullo stesso livello. Quale dei due casi è giusto secondo lei e perchè?

Come ho precisato, senz’altro sarà un aiuto concreto all’intero sistema Paese e porterà benefici proprio a quelle Regioni oggi penalizzate e sotto scacco di una politica irresponsabile.

C'è chi afferma, però, che con l'autonomia differenziata di risorse ce ne saranno sempre di meno...

Una volta definite le risorse per i LEP, al contrario si determineranno economie di scala e risparmi e si creerà un sistema virtuoso di controllo tra entrate e spese.

Ma secondo lei bastano questi Lep a garantire diritti di cittadinanza uguali per tutti?

Per le prestazioni essenziali l’obiettivo è questo, si, chiaro però che dovrà accompagnarsi più in generale a un sistema nuovo e virtuoso di rapporti tra governo centrale ed enti territoriali e locali. Che comporti anche verifiche e controlli.

Andando al tema sanità, tema così tanto delicato nel nostro paese, che impatto avrà questa legge proprio sulla sanità?

Ad esempio, proprio in sanità, è inaccettabile che ancora oggi vi siano cittadini di serie A e di serie B di fronte alla necessità di prestazioni essenziali e che si debba assistere a una continua migrazione sanitaria di persone che per farsi curare sono costrette a recarsi là dove il sistema è migliore. L’autonomia differenziata consentirà di controllare sprechi e gestioni inefficienti e quindi porterà nel tempo a migliorare la resa dei servizi e a un uso più attento del denaro pubblico. Le spese sanitarie saranno sottoposte a maggiori e più diretti controlli e ne beneficeranno tutte le Regioni.

Trova aspetti critici in questo Ddl? Se è si, quali e perché?

Forse si sarebbe dovuto, di pari passo alla redazione della legge, lavorare già alla definizione dei LEP per poterne quantificarne i costi e stabilirne le risorse necessarie e consentire così anche su questo aspetto un ampio confronto tra le forze politiche che avrebbe aiutato a smorzare i toni delle polemiche.

A conti fatti qual è il vero scopo di questa manovra?

Riformare il sistema Paese e ridefinire i rapporti tra Stato e Regioni in logica di responsabilizzazione e maggiore efficienza, dando piena attuazione al regionalismo previsto e sancito nella nostra Carta fondamentale e fino ad oggi rimasto incompiuto.

 

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