«Hanno votato supinamente per l’autonomia differenziata»

L'INTERVISTA all'onorevole Dipasquale Emanuele, deputato all'ARS (Assemblea Regionale Siciliana) in quota Partito Democratico.

«Hanno votato supinamente per l’autonomia differenziata»



La riforma sull'autonomia differenziata è stata approvata pure alla Camera nella notte del 19 giugno, dopo un lungo iter fatto pure di scontri pressoché politici. È favorevole o contrario? Perché?

“Sono contrario. E sono vergognato per tutti quei parlamentari e senatori del centrodestra siciliano che hanno votato supinamente per l’autonomia differenziata. Questo è stato possibile, invero, perché sono nominati e non eletti: se avessero dovuto dare conto ai territori e agli elettori siciliani sono certo che le cose sarebbero andate ben diversamente. Ho apprezzato moltissimo qualche parlamentare di centrodestra di qualche altra regione che ha avuto il coraggio di dire pubblicamente no a questa, lo dico senza giri di parole, schifezza. Sono contrario perché questa riforma altro non è che una bandierina conquistata dalla Lega, ma non risponde ai reali bisogni del Paese. Va a discapito del Sud mentre rafforza sempre di più il Nord. Insomma, brutalmente, una sorta di secessione, antico cavallo di battaglia della Lega, mascherata da definizioni edulcorate e altisonanti. E la cosa assurda è che ci sono siciliani, meridionali che ancora votano per i partiti del centro destra”.

 

Che valutazione generale dà al Ddl Calderoli?

“È una legge di procedura ma la valutazione generale non può che essere negativa perché sono negative le intenzioni con cui viene fatta. C’è a rischio l’unità nazionale. Non ho difficoltà a ripeterlo. È una schifezza”.

 

C'è chi dice che per primi, questa legge, l'ha voluta il centro sinistra con il Titolo V della Costituzione nel 2001. È giusta questa analisi?

“Il problema non sta nell’autonomia differenziata ma, le ripeto, nello schema competitivo tra le regioni che vi è sotteso. Non è un modo corretto di approcciarsi al mondo che cambia”.

 

Il Titolo V riformato nel 2001 afferma il principio di sussidiarietà verticale, non solo tra Stato e Regioni, ma tra Regioni, Città Metropolitane, Province e Comuni. Tale sussidiarietà, in linea di principio, oltre a venire incontro alle specificità dei territori, dovrebbe avvicinare i servizi ai cittadini, dando loro un maggior controllo su come vengono spesi i soldi delle tasse da essi pagate. Ritiene che tale principio sia valido, ben espresso dall’attuale Titolo V e, infine, ben rispettato dal ddl di attuazione? Se no, perché?

“La sussidiarietà è un principio che guarda alla capacità degli enti di diversa responsabilità di distribuire le competenze e di venirsi incontro. Gli organismi superiori intervengono solo se l’esercizio delle funzioni da parte dell’organismo inferiore è inadeguato per il raggiungimento degli obiettivi. Come può esserci sussidiarietà da parte dello Stato nel suo insieme se esso perde capacità finanziarie e perequative?”

 

Titolo V nel 2001 voluto dal centro sinistra e criticato dal centro destra e Ddl Calderoli oggi voluto dal centrodestra e criticato dal centro sinistra. Non si corre il rischio che il tutto si concluda solo come una mera opposizione politica mettendo da parte i veri bisogni dei cittadini?

“Ne sono fortemente convinto... L’autonomia differenziata altro non è che una cambiale elettorale rivendicata dalla Lega, come la riforma della giustizia lo è per Forza Italia e il presidenzialismo per Fratelli d’Italia”.

 

Diversi sindaci hanno fatto appelli o pressioni alle Regioni (vedi caso Calabria) per impugnare la legge sull'autonomia differenziata dinanzi alla Corte Costituzionale. Che cosa ne pensa?

“Che è una strada che andrebbe ancora percorsa anche dalla Regione Siciliana. Ma il governo regionale è totalmente allineato e asservito a quello nazionale e non lo farà. E qui emerge un altro dei temi preoccupanti dell’autonomia differenziata: sarà fondata sui rapporti di forza politici tra governatori e governo centrale”.

 

Andiamo ai Lep perché è qui che la maggior parte del panorama politico si spacca: c'è chi afferma che sarà più dannoso per le regioni del Sud e c'è chi dice che sarà un aiuto concreto e che finalmente farà mettere tutte le Regioni d'Italia sullo stesso livello. Quale dei due casi è giusto secondo lei e perché?

“I Lep dovevano essere stabiliti prima, lasciandoli uguali per tutte le regioni, così da mettere queste ultime sullo stesso piano, sullo stesso livello per evitare macroscopiche, dannose differenziazioni – sono invece diventati appannaggio delle singole regioni, con gravissimo, intollerabile detrimento per le regioni con più difficoltà: le regioni ricche, sottoscrittrici delle intese Stato-Regione, diventeranno ancora più ricche e, guarda caso, queste ultime sono tutte nel Nord del Paese. Le Regioni, invece, che non saranno in grado di sottoscrivere intese, avranno Lep calcolati con i criteri della spesa storica, che già oggi risulta inadeguata rispetto ai costi reali. Va da sé che, senza Lep uguali per tutti, il divario tra le regioni del Nord e quelle del Sud rischia di diventare incolmabile e insostenibile, minacciando concretamente l’unità nazionale. Lo hanno già fatto con le infrastrutture, ora ci provano con servizi essenziali come la sanità e la scuola”.

 

C'è chi afferma, però, che con l'autonomia differenziata di risorse ce ne saranno sempre di meno...

“È naturale che al conferimento di competenze consegua il riversamento di maggiori risorse”.

 

Ma secondo lei bastano questi Lep a garantire diritti di cittadinanza uguali per tutti?

“No, e glielo spiego con un esempio su cosa comporterà quasi immediatamente l’autonomia differenziata. Soffermiamoci nell’ambito sanitario: nonostante i Lep, le regioni del Nord, che hanno più risorse e disponibilità finanziaria, potranno incrementare, anche in modo significativo, la retribuzione agli operatori sanitari, diventando perciò sempre più attrattive, visto che le altre regioni non potranno permettersi di trattenere il proprio personale medico non avendo le risorse necessarie a pagarlo di più. Assisteremo dunque a una “migrazione” di operatori sanitari dal Sud verso il Nord”

 

Andando al tema sanità, tema così tanto delicato nel nostro paese, che impatto avrà questa legge proprio sulla sanità?

“Le ho appena fatto un esempio. Andrà sempre peggio dove va male e sempre meglio dove va bene”.

 

Trova aspetti critici in questo Ddl? Se è sì, quali e perché?

“Oltre a quelli che le ho già detto il ruolo marginale cui è stato relegato il Parlamento”.

 

A conti fatti qual è il vero scopo di questa manovra?

“Sfasciare l’Italia”.

 

 

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