I giorni di Vetro

Un romanzo che entra nelle viscere, una successione di avvenimenti che accompagnano la storia e le storie di singoli individui e di famiglie che vissero l’epoca fascista e la Seconda guerra mondiale.

I giorni di Vetro


Protagonista indiscussa è Redenta che nasce il giorno del delitto Matteotti. Di lei tutti dicevano che avesse la scarogna, che sarebbe morta molto presto. Redenta invece sarà la testimone delle violenze e delle angherie del ventennio fascista che travolgeranno la sua vita e quella della sua gente.

Una analisi perfetta della dura realtà di quel periodo in cui ogni velo di umanità verrà  corrotto, strappato in nome di un ideale malato, afflitto dalla ingenerosa morbosità del ricatto e della sopraffazione.

Gli incontri che farà Redenta, fragile nella sua condizione fisica, riveleranno tutta la crudeltà del genere umano, offuscato dalla spavalderia delle malsane idee fasciste.

Scene raccapriccianti sono intervallate da momenti poetici di grande tensione emotiva che sottendono la dolcezza dei sentimenti più comuni e sacri come quelli dell’innamoramento, dell’amicizia, della compenetrazione forte di stati d’animo e di vite vissute nella scabrosità del momento storico.

La storia d’amore tra Redenta e Bruno, il suo amico di infanzia, che vuole sposarla anche se lei ha quella “gamba storta”, dovuta alla polio, diventa una pagina intensa e struggente ed anche quando lui sparisce, lei non lo scorderà mai e lo giustificherà sempre.

Redenta, proprio lei, sarà scelta dal padre, fascista, a sposare il gerarca Vetro e lei continuerà a lottare, a fare del suo corpo e della sua mente lo strumento per la salvezza degli altri prima che di se stessa.

Vetro si chiamava così per via dell’occhio fasullo. Era successo in Etiopia e non era facile notarlo, perché lui aveva imparato a muovere la faccia invece degli occhi, e poi, perché guardava le persone sempre fisso, mai di traverso (…)

Si presentò a casa con mio padre il giorno della Candelora. Io e le mie sorelle eravamo appena tornate dalla messa (...) osservò per un istante i quadri del Duce e del Fuhrer appesi in cucina, facendo un cenno di approvazione col capo, e si sedette”.

Le azioni partigiane di Bruno e gli altri vengono descritte come una storia coinvolgente, un intricato rapporto di potere, di asservimento alla “causa”, quella di liberare l’Italia dalla dominazione nazi-fascista.

Leggere questo libro significa inoltrarsi nella brutalità della Storia, nella perversione dell’umanità senza alcun limite. E ci si chiede “Ma è stato possibile tutto ciò?".

Nella sua umana fragilità Redenta rappresenta un po' tutti noi con le nostre fragilità che possono diventare  prospettive di salvezza.

L’inconsapevolezza della tragicità degli eventi che travolgono letteralmente Redenta, la cupa rappresentazione delle facce sbilenche e delle storture della Storia, il disintegrarsi di alcun codice etico che possa far ancora chiamare “umani” gli uomini  coinvolti in questo massacro, rendono questo libro, un vero capolavoro di immagini, di pensieri, di frammentazioni, di attimi affidati alla penna intelligente ed abile di Nicoletta Vernia, definita, da molti, la nuova “Elsa Morante".

Il realismo cupo, l’efferatezza dei contenuti, rendono ancora più illuminanti le figure come Redenta, Iris, la partigiana, Bruno, l’idealista fruttuoso, che si stagliano come luce nel baratro della vergogna di quella che è stata una delle pagine più buie della nostra storia: il ventennio fascista e tutto ciò che ne è derivato.

 

NICOLETTA VERNA, nata a Forlì nel 1976, è laureata in Scienza della Comunicazione. Vive a Firenze dove si occupa di web marketing nel settore editoriale. Ha tenuto corsi su teorie e tecniche della comunicazione ed è autrice di saggi sui media, collaborando inoltre all'Enciclopedia Garzanti della radio.