Il mito della crescita senza limiti

L'OPINIONE DELL'AVV. GUARNERA. «Entro tale circuito chi non si adegua è considerato un "disadattato"».

Il mito della crescita senza limiti
Foto di Gianluca da Pixabay


 

Spesso viviamo in un mondo che ci rappresentiamo nella nostra mente, e che è diverso dal mondo reale.
Un esempio, tra i tanti. Consideriamo il consumismo come motore del mondo rappresentato.
Esso ci induce a ritenere che solo il consumare, distruggere gli oggetti e sostituirli con altri più sofisticati può assicurarci identità, benessere, status sociale.

È il mito della crescita senza limiti, sostenuta anche dai governi e dalle leggi economiche a livello mondiale.

Nel vortice consumistico la finalità è proprio questa: produrre, distruggere, produrre nuovamente e distruggere ancora.
Pensiamo che la fine delle cose sia il loro fine, al quale segue, incessante, la fine di altre. Ne consegue che la vita è un correre continuo, la cui costante è un permanente stress.

Si vive immersi in un conformismo esistenziale generalizzato. Nell'era della tecnica e della economia globale si lavora, si consuma e ci si diverte in funzione di un apparato e di uno schema al cui interno le scelte di ciascuno sono previste e prescritte. Entro tale circuito chi non si adegua è considerato un "disadattato".

L'omologazione capovolge il senso della vita.

Immersi come in una bolla non ci accorgiamo che il mondo reale resta fuori dal nostro orizzonte.
Mondo reale fatto da disuguaglianze planetarie, da miliardi di persone deprivate di cibo, di acqua, di energia elettrica, di assistenza sanitaria, di istruzione.
Di milioni di bambini sottoposti a varie forma di violenza e che hanno perduto entrambi i genitori a causa di guerre e malattie.
Non ci accorgiamo che il nostro è un mondo rovesciato: un quarto dell'umanità vive in quello rappresentato, tre quarti in quello sotto, nell'indigenza, nel sottosviluppo, nella disperazione.

Cosa serve per uscire da questa finta rappresentazione e accorgerci di quanto esiste fuori dai nostri vari recinti?
Cosa serve per superare l'egoismo e l'individualismo dei quali è intrisa la nostra vita?

Diceva Giorgio Gaber: "Sarei certo di cambiare la mia vita se cominciassi a dire NOI".