Il testimone di giustizia scrive al Presidente della Repubblica: «Ma Lei conosce i Testimoni di Giustizia?»

LA LETTERA. «Oggi scovare un testimone di giustizia è solo questione di tempo, poi le tracce che rimangono nel sistema sono indelebili».

Il testimone di giustizia scrive al Presidente della Repubblica: «Ma Lei conosce i Testimoni di Giustizia?»


Pregiatissimo Presidente Mattarella,

ci sono voluti anni prima che il mio fisico si arrendesse ad un sistema chiamato Servizio Centrale di Protezione.

Un apparato creato per tutelare la vita di chi denuncia dei testimoni di giustizia e dei familiari e dei collaboratori di giustizia.

Un sistema che costa ai contribuenti 80 milioni di euro l'anno, che ha sede a Roma e dove ci lavorano centinaia di uomini che appartengono alle forze di polizia.

Presidente Mattarella, dovrebbero essere l'eccellenza ma in realtà è tutt'altro che l'eccellenza. Poi aggiungiamo pure cosa sia avvenuto negli anni, tra ammanco di denaro rubato da infedeli servitori dello Stato, all'uccisione di familiari di collaboratori di giustizia e a più di un suicidio.

Ma Lei, Presidente Mattarella, forse non li conosce proprio i Testimoni di Giustizia. 

Lei ricorda le vittime di mafia ma non le vittime che respirano, che sono invisibili e soffrono silenti la condanna di essere cittadini onesti: uomini e donne che hanno creduto nella giustizia in un programma di protezione che è legge ma che troppo spesso, in Via Dell'Arte a Roma, vogliono interpretare e non applicare questa legge.

Sulla carta il programma di protezione è stato studiato per preservare chi denuncia e viene definito, dopo una serie di passaggi tra Direzione Nazionale Antimafia Direzione Distrettuale Antimafia, proponente e Commissione centrale (ex art.10 Testimone di Giustizia).

Ma nulla poi viene rispettato: dalla situazione abitativa che è spesso inadatta o a volte fatiscente al contributo mensile, dalle cure mediche alla tutela quasi sempre inesistente.


Vero Presidente Mattarella, le mafie non uccidono ma restano a guardare come il Servizio Centrale di Protezione "uccide" i testimoni e i loro familiari. Familiari che pagheranno a vita il solo fatto di essere stati inseriti nello speciale programma di protezione. Ripeto, che di speciale non ha nulla. Il programma di protezione fa acqua da tutte le parti, dai collegamenti con l'INPS all'agenzia delle Entrate al sistema sanitario.

Oggi scovare un testimone di giustizia è solo questione di tempo, poi le tracce che rimangono nel sistema sono indelebili.

Ma tanto Presidente Mattarella nessuno paga l'errore o gli orrori che commettono quei super appartenenti in servizio in Via Dell'Arte perché loro si nascondono dietro l'omissis, dietro il segreto.

Basti pensare che il sistema è così funzionante che una lettera raccomandata importante venga recapita al Testimone di Giustizia dopo 60 giorni, e quando te la portano si fanno pure la risatina satirica.
Inutile puntualizzare che se quella raccomandata fosse oggetto di un possibile ricorso dopo 60 o più giorni nulla sarebbe possibile.

E se in quella raccomandata ci fosse una comunicazione di un beneficio?

Ed  allora saresti rinunciatario poiché la parte non avrebbe ricevuto risposta nei termini, purtroppo cosa già accaduta.

E poi c'è la sicurezza che viene utilizzata come una punizione a secondo dell'umore di chi redige la comunicazione: non c'è logica nelle decisioni del SCP, non c'è coerenza, non c'è nulla da capire se non il fatto che per costoro, che vengono pagati per tutelare i testimoni di giustizia, non frega nulla della VITA e dello stato di benessere e di come anni di vessazioni e umiliazioni possano gravare sul fisico e sulla mente.

Quasi verrebbe da dire che c'è una volontà precisa affinché i Testimoni di Giustizia impazziscono e siano un esempio negativo per chi decide di denunciare.

Presidente Mattarella, nessuno denuncia più e Lei dovrebbe porsi molti interrogativi.

Mentre ci sono i magistrati che fanno la lotta alle mafie, e che senza le denunce dei testimoni e la collaborazione dei cosiddetti pentiti nulla sarebbe efficace, c'è chi anche se indossa la stessa maglia gioca contro.

Adesso a noi non servono le lacrime di coccodrillo, i cortei le promesse dei politici. A noi serve rispetto e l'applicazione della legge, altrimenti Presidente Mattarella meglio chiudere baracca e mandare quei poliziotti, finanzieri e carabinieri in servizio al SCP per strada, almeno FORSE capirebbero cosa significa avere senso del dovere.

Il Testimone di Giustizia

Gennaro Ciliberto

 

 

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