In Nuova Zelanda 200mila bambini abusati, in Italia uniche risposte da Rete L’Abuso

Nel resto del mondo fioriscono commissioni d’inchiesta indipendenti, emergono dati scioccanti e aberranti. In Italia solo report che non riportano e il titanico impegno dell’unica associazione di sopravvissuti agli abusi del clero.

In Nuova Zelanda 200mila bambini abusati, in Italia uniche risposte da Rete L’Abuso

Circa 200.000 bambini, giovani e adulti neozelandesi hanno subito abusi per decenni negli orfanatrofi, nella case famiglia, negli ospedali psichiatrici e in altre istituzioni statali e religiose.

E' il risultato di una inchiesta pubblica durata sei anni che ha analizzato le cure fornite a circa 650mila neozelandesi dal 1950 al 2019.

Gli autori del rapporto hanno descritto gli abusi diffusi nelle istituzioni sanitarie statali e religiose come una "catastrofe nazionale impensabile" che ha causato "danni inimmaginabili".

Questa è la pubblicazione della notizia proveniente dall’altro capo del mondo da parte della principale agenzia stampa italiana, l’Ansa, lo scorso 24 luglio. Risultato di un’inchiesta pubblica viene riportato nel breve lancio. Ancora una volta da qualche parte del mondo è stata fatta partire un’inchiesta indipendente sugli abusi contro i bambini nel mondo clericale, sulla sistematicità e diffusione della pedofilia clericale. Questa volta conclusioni di un’inchiesta sono arrivate dalla Nuova Zelanda ma, in passato, è accaduto anche nel cuore dell’Europa.

E ogni volta le conclusioni sono state scioccanti, devastanti, drammatiche, hanno permesso di far emergere numeri altissimi. C’è un solo Stato in cui tutto questo non accade, eccezione totale, l’Italia.

Come in questi anni abbiamo raccontato varie volte, riportando comunicati, dossier e approfondimenti di Rete L’Abuso e Coordinamento ItalyChurchToo, abbiamo solo report che non riportano da parte della CEI, diocesi che non hanno mai fatto partire neanche gli sportelli d’ascolto previsti da CEI e Vaticano e una diffusa reticenza al puzzo di omertà e complicità a livello mediatico, sociale, politico. C’è solo una fonte, un archivio poderoso, da cui si può attingere per una raccolta di notizie e tentare di avere una qualche coscienza e conoscenza della situazione reale, senza omissioni: il sito di Rete L’Abuso, l’unica associazione di sopravvissuti agli abusi del clero fondata da Francesco Zanardi.

A settembre Rete L’Abuso pubblicherà il “censimento di migliaia di sopravvissuti”. Ripubblichiamo il comunicato in cui è stata annunciata l’iniziativa.

 

Una nuova iniziativa in linea con la continuità di informazione e monitoraggio sul territorio che da anni l’Osservatorio permanente della Rete L’ABUSO mantiene in Italia. Da 15 anni siamo l’unica fonte di informazione nel paese che si occupa di monitorare e censire dati, come il database dei sacerdoti accusati, di quelli condannati, delle Diocesi non sicure e via dicendo.

L’iniziativa ha lo scopo di censire, quantificare, informare e dare consapevolezza, questa volta, sull’entità dei sopravvissuti prodotti in Italia dal clero cattolico, in un arco temporale di circa 25 anni.

Parliamo di migliaia di persone cancellate dalla memoria collettiva della società le cui violenze e storie stanno riemergendo dall’analisi di atti giudiziari, denunce, vecchi articoli di cronaca e così via, che da circa un mese stiamo censendo ininterrottamente e che contiamo di presentare pubblicamente, il prossimo settembre.

Un lavoro certosino in quanto non abbiamo solo contato le vittime ma ne abbiamo catalogato anche il sesso, l’età, la zona geografica nonché l’eventuale impunità da parte dei due tribunali, quello italiano e quello canonico. Dato quest’ultimo che permetterà un’ulteriore valutazione sulla Giustizia resa a chi è stato vittima, quindi l’effettiva efficacia o fallimento delle leggi attuali, sia dello Stato, sia della Chiesa.

Ma c’è di più!

Il censimento infatti, oltre ai sacerdoti, sarà allargato anche ai laici, catechisti, insegnanti di religione e tutto quell’indotto che spesso, approfittando del ruolo di fiducia e del contatto con i minori, commette abusi.

Ci saranno anche le suore e i sacerdoti abusati, ancora oggi un tabù difficile da scardinare ma che tuttavia, soprattutto ultimamente sta emergendo e crediamo che questo sia un modo per incoraggiarli ad unirsi a questa comune lotta. Una categoria le suore e i preti, mai censita da nessuno, soprattutto dalla chiesa e dai suoi stessi report, nei quali il dato è puntualmente omesso.

Un lavoro di denuncia molto forte e rappresentativo del grave stato di inerzia che in Italia i cittadini subiscono, in particolare dallo Stato, l’unico in Europa da 15 anni a non aver intrapreso nessuna iniziativa di contrasto in materia, lasciando in tutta l’umiliazione delle stesse Istituzioni (deferite dall’Associazione all’ONU che già nel 2019 ne esprime la forte preoccupazione e raccomanda all’Italia solleciti interventi), spazio di gestire la cosa a chi in realtà, dovrebbe essere investigato, come accade nelle altre nazioni, per i crimini commessi dal personale ecclesiastico, che spesso ha persino coperto.

 

Sarà un lavoro intenso, ma le poche centinaia di casi al momento analizzati hanno restituito già migliaia di vittime sopravvissute che neppure noi, che da 15 anni in Italia censiamo il fenomeno, mai ci saremmo aspettati di ottenere.

Saranno inseriti separatamente anche i dati forniti dagli unici report ufficiali CEI.

La scelta di separarli dal nostro censimento è dovuta alla fumosità degli stessi, privi di collocazione geografica, indagini su eventuali altre vittime oltre al singolo denunciante e tanti altri dettagli come eventuali processi canonici, sanzioni e attuale collocazione, che CEI ha omesso puntualmente dai suoi report, rendendoli incompleti ed incompatibili con il dettaglio minimo che abbiamo stabilito come parametro nei nostri.

Se pure i dati siano già online in quanto dobbiamo censirli e inserirli uno a uno e, data la complessità del sistema che li restituirà in tempo reale, abbiamo preferito poterlo testare.

Al momento la sezione di questo portale che abbiamo chiamato “Le nostre storie” resta comunque oscurata al pubblico fino alla presentazione di settembre, data ancora da destinarsi.