«La legge Calderoli crea regioni di serie A e regioni di serie B»

L'INTERVISTA alla consigliera regionale Regione Toscana Lucia De Robertis, in quota Partito Democratico.

«La legge Calderoli crea regioni di serie A e regioni di serie B»



La riforma sull'autonomia differenziata è stata approvata pure alla Camera nella notte del 19 giugno, dopo un lungo iter fatto pure di scontri pressoché politici. È favorevole o contrario? Perchè?

Contraria. Il modello di autonomia differenziata che esce dalla legge Calderoli disattente al principio di solidarietà insito nella previsione di ulteriori forme di autonomia dell’articolo 116 della Costituzione. Anziché promuovere una migliore amministrazione in determinati ambiti, obiettivo dell’articolo 116, crea regioni di serie A e regioni di serie B.

Che valutazione generale dà al Ddl Calderoli?

Negativa. Sostengo convintamente l’iniziativa referendaria abrogativa che regioni come la Toscana stanno portando avanti.

C'è chi dice che per primi, questa legge, l'ha voluta il centro sinistra con il Titolo V della Costituzione nel 2001. È giusta questa analisi?

No. Il centrosinistra approvò la riforma del Titolo V con la previsione di quello che è scritto, appunto, all’articolo 116. Che indica la possibilità di ulteriori forme di autonomia in ambiti predeterminati, nel rispetto dei principi e delle iniziative solidaristiche e perequative indicate con chiarezza al successivo articolo 119.

Il Titolo V riformato nel 2001 afferma il principio di sussidiarietà verticale, non solo tra Stato e Regioni, ma tra Regioni, Città Metropolitane, Province e Comuni. Tale sussidiarietà, in linea di principio, oltre a venire incontro alle specificità dei territori, dovrebbe avvicinare i servizi ai cittadini, dando loro un maggior controllo su come vengono spesi i soldi delle tasse da essi pagate. Ritiene che tale principio sia valido, ben espresso dall’attuale Titolo V e, infine, ben rispettato dal ddl di attuazione? Se no, perché?

Il principio è ben espresso nel Titolo V. Sulla chiarezza di quanto del gettito versato in un territorio torni a quel territorio medesimo c’è ancora da lavorare, senza dubbio. La legge Calderoli, sotto questo punto di vista, lasci spazio ad una indeterminatezza pericolosa, sia per quanto riguarda la delega alla determinazione dei famosi livelli essenziali delle prestazioni, sia in termini di risorse finanziarie da trasferire e di fondi perequativi.

Titolo V nel 2001 voluto dal centro sinistra e criticato dal centro destra e Ddl Calderoli oggi voluto dal centrodestra e criticato dal centro sinistra. Non si corre il rischio che il tutto si concluda solo come una mera opposizione politica mettendo da parte i veri bisogni dei cittadini?

Il titolo V è operativo da oltre venti anni, nonostante la contrarietà del centrodestra. Auspico che sulla legge Calderoli il popolo italiano sarà chiamato ad esprimersi, potendo contare su un’adeguata informazione sui contenuti della legge e sui suoi effetti. Sarà il popolo a decidere se questa legge migliora o peggiora la capacità dell’amministrazione della cosa pubblica di soddisfar ei i suoi legittimi bisogni.

Diversi sindaci hanno fatto appelli o pressioni alle Regioni (vedi caso Calabria) per impugnare la legge sull'autonomia differenziata dinanzi alla Corte Costituzionale. Che cosa ne pensa?

A prescindere dallo strumento individuato – referendum o questione di legittimità costituzionale – l’iniziativa dei sindaci è sintomatica di una legittima e condivisa preoccupazione sugli effetti che la legge Calderoni può sortire in termini di peggioramento della qualità e della quantità dei servizi ai cittadini. Soprattutto nelle regioni meno ricche.

Andiamo ai Lep perché è qui che la maggior parte del panorama politico si spacca: c'è chi afferma che sarà più dannoso per le regioni del sud e c'è chi dice che sarà un aiuto concreto e che finalmente farà mettere tutte le Regioni d'Italia sullo stesso livello. Quale dei due casi è giusto secondo lei e perchè?

I livelli essenziali delle prestazioni sono argomento presente da tempo nel dibattito istituzionale e politico. Proprio per questo, di non semplice gestione. Occorre individuare parametri che diffondano le eccellenze, non che generalizzino le inefficienze. E se si va a determinare i costi di erogazione, la questione si fa ancora più complicata, perché ci sono fattori territoriali – geografici, infrastrutturali, etc. – che differenziano il costo di una medesima prestazione. Non mi pare che queste preoccupazioni e la conseguenza cautela abbiano accompagnato il percorso di approvazione della legge Calderoli.

C'è chi afferma, però, che con l'autonomia differenziata di risorse ce ne saranno sempre di meno...

Le economie di scala, che massimizzano i benefici a risorse date, non si ottengono disaggregando. Il trattenimento del gettito da parte delle regioni del nord produrrà inevitabilmente meno risorse per lo Stato centrale per la copertura dei servizi da erogare in quelle realtà che non sono in grado di esercitare l’autonomia, ad esempio nella scuola. Sui diritti civili e sociali l’autonomia potrebbe avere senso soltanto se tutte le regioni partissero da uno stesso, elevato, livello di erogazione di prestazioni in tali ambiti. Ma sappiamo tutti che non è così.

Ma secondo lei bastano questi Lep a garantire diritti di cittadinanza uguali per tutti?

Come ho detto, così come emergono dalla legge Calderoli, assolutamente no.

 

Andando al tema sanità, tema così tanto delicato nel nostro paese, che impatto avrà questa legge proprio sulla sanità?

Penso al tema del reclutamento del personale, già oggi difficoltoso. Si rischierà di acuire, al sud la mancanza delle risorse umane necessarie alla sostenibilità del sistema, con le conseguenze che tutti possono immaginare: il deserto dell’assistenza.

Trova aspetti critici in questo Ddl? Se è si, quali e perché?

La criticità è insita nella stessa iniziativa: è un provvedimento non necessario per l’attuazione dell’articolo 116 della Costituzione come riformato nel 2001. Un provvedimento che disgrega l’unità nazionale nella sostanza, rendendo incolmabile già troppe differenze che oggi ci sono fra i cittadini del nord e del sud.

A conti fatti qual è il vero scopo di questa manovra?

Garantire la maggioranza di governo acquietando le insofferenze della Lega.

 

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