La sconfitta del 'giornalismo libero' occidentale

«Sono libero perché mi sono dichiarato colpevole di giornalismo. L’Europa agisca per salvare la libertà d’espressione», così Julian Assange al Consiglio d'Europa al suo primo intervento pubblico da dopo la scarcerazione.

La sconfitta del 'giornalismo libero' occidentale


Julian Assange, fondatore di WikiLeaks, parla per la prima volta in pubblico al Consiglio d'Europa dopo un calvario durato14 anni tra cui 5 passati in un carcere di massima sicurezza.

"Vedo più impunità, più segretezza, più rappresaglie per aver detto la verità, e più autocensura. Difficile non tracciare una linea tra il governo degli Stati Uniti che attraversa il Rubicone criminalizzando a livello internazionale il giornalismo e il freddo clima attuale per la libertà di espressione. Ora la giustizia per me è preclusa poiché il governo degli Stati Uniti ha insistito per iscritto nel suo patteggiamento che non posso presentare un caso alla Corte europea per i diritti dell'uomo o anche una richiesta di legge sulla libertà di informazione per ciò che mi è stato fatto a seguito della richiesta di estradizione. Gli europei devono obbedire alla legge sullo spionaggio degli Stati Uniti”.

Dopo questo caso c'è la possibilità che qualsiasi grande Stato possa perseguire i giornalisti in Europa.

"Se le cose non cambiano, nulla impedirà che quanto è accaduto a me accada di nuovo".

La testimonianza di Assange è legata al rapporto preparato dalla socialista islandese Thorhildur Sunna Aevarsdottir sulla sua detenzione e condanna e l'effetto dissuasivo e di autocensura che subiscono tutti i giornalisti, gli editori e altri soggetti che riferiscono su questioni essenziali per il funzionamento di una società democratica.

Parlando della sua detenzione ha detto:

"L'esperienza dell'isolamento per anni in una piccola cella è difficile da trasmettere. Spoglia il senso di sé, lasciando solo l'essenza dell'esistenza",

scusandosi per le sue parole esitanti e la presentazione non rifinita.

“Non sono libero oggi perché il sistema ha funzionato. Sono libero oggi dopo anni di reclusione perché mi sono dichiarato colpevole di giornalismo. La situazione è precipitata con l'arrivo alla Casa Bianca di Donald Trump e la nomina di Mike Pompeo alla Cia e William Barr come procuratore generale. Sotto la nuova amministrazione io e la mia famiglia siamo stati vittime di spionaggio, con tentativi di prelevare il Dna dal pannolino di mio figlio di sei mesi.”

L'indomani dell'audizione, e quindi nella giornata di mercoledì 2 ottobre, il Consiglio d'Europa ha votato una risoluzione che riconosce Julian Assange come prigioniero politico del Regno Unito. Sono stati 88 i voti a favore, 13 i contrari e 20 le astensioni. Come si legge in una nota dell'ente,

“l’Assemblea ha dichiarato che il trattamento riservato ad Assange giustifica il suo riconoscimento come “prigioniero politico” secondo una definizione accettata nel 2012, citando le gravi accuse mosse contro di lui dagli Stati Uniti d’America, che lo hanno esposto a un possibile ergastolo, in combinazione con la sua condanna ai sensi della legislazione statunitense sullo spionaggio “per ciò che era, in sostanza, raccolta e pubblicazione di notizie”.

L’Assemblea, che riunisce i parlamentari delle 46 nazioni del Consiglio d’Europa, ha inoltre chiesto agli Stati Uniti di indagare sui presunti crimini di guerra e violazioni dei diritti umani rivelati da Assange e da Wikileaks. La mancata indagine, unita al duro trattamento di Assange e Manning, genera la percezione che lo scopo del governo statunitense nel perseguire Assange fosse

“nascondere le irregolarità commesse dagli agenti di Stato anziché proteggere la sicurezza nazionale””.

Sempre secondo la nota,

“l’Assemblea ha chiesto agli Stati Uniti, Stato osservatore del Consiglio d’Europa, di “riformare con urgenza” la legge sullo spionaggio del 1917 per escluderne l’applicazione agli editori, ai giornalisti e ai whistleblower che divulgano informazioni classificate con l’intento di sensibilizzare il pubblico rispetto a reati gravi. Dal canto loro, le autorità britanniche non hanno effettivamente protetto la libertà di espressione e il diritto alla libertà di Assange, hanno dichiarato i parlamentari, “esponendolo a una lunga detenzione in un carcere di massima sicurezza nonostante la natura politica delle accuse più gravi mosse contro di lui”. La sua detenzione ha superato ampiamente la ragionevole lunghezza accettabile per l’estradizione, hanno dichiarato i parlamentari”.

 

“È bello essere tornato. È bello essere tra persone che si interessano alla questione. È bello essere tra amici”.

Sono queste le parole di Assange, visibilmente toccato dalla sua esperienza.

Dopo questa audizione possiamo dire che il “libero giornalismo occidentale” che pensevamo di avere, è stato sconfitto o, forse, non è mai esistito.

 

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