«La sentenza della Corte d’Appello di Milano sul caso della hostess violentata dal sindacalista ci riporta indietro di decenni»

IL PENSIERO dell'onorevole Stefania Ascari: «Stabilire che nei 20 o 30 secondi in cui l’imputato ha toccato la vittima senza il suo consenso, lei avrebbe potuto andarsene è aberrante».

«La sentenza della Corte d’Appello di Milano sul caso della hostess violentata dal sindacalista ci riporta indietro di decenni»
immagine pixabay di educadormarcossv


Stabilire che nei 20 o 30 secondi in cui l’imputato ha toccato la vittima senza il suo consenso, lei avrebbe potuto andarsene è aberrante.

La sentenza della Corte d’Appello di Milano sul caso della hostess violentata dal sindacalista ci riporta indietro di decenni contraddicendo anche l'orientamento della Corte di Cassazione, secondo la quale il reato di violenza sessuale è configurabile in caso di atti sessuali eseguiti in modo improvviso, furtivo e senza il preventivo accertamento del consenso della donna.

Gli operatori di giustizia dovrebbero sapere che una delle reazioni più comuni di fronte a una violenza improvvisa è proprio l’immobilità, il cosiddetto freezing, un fenomeno riconosciuto anche dall'INAIL, che può durare ben più di mezzo minuto.

Il fatto che una persona non riesca a reagire immediatamente a un atto sessuale non significa necessariamente che abbia acconsentito ed è molto grave che un tribunale non riconosca ciò e minimizzi il trauma vissuto dalla vittima.

Uno dei principali problemi è proprio l’assenza di una definizione univoca di ‘consenso’ nel nostro ordinamento che riconosce la violenza sessuale solo se agita con ‘violenza, minaccia o abuso di autorità’.

Perciò presenterò con il Movimento 5 Stelle una proposta per modificare l'attuale codice penale che lascia alla vittima l'onere della prova, trasformandola ancora troppo spesso in imputata.

Non è il tempo di reazione della vittima a stabilire quando è violenza, ma è il consenso. Senza consenso esplicito, libero e consapevole è sempre violenza.