La voce di tutte le Adeline e i silenzi complici e omertosi

È passata la Giornata Internazionale contro la tratta e anche quest’anno è calata una cappa di indifferenza nel Paese della retorica continua e delle passerelle sfrenate.

Silenzio totale, ostacoli a parlare, impedimenti totali a coloro che si esprimono. È la definizione più diffusa e conosciuta di censura, parola considerata sinonimo di “silenzio imposto”.

Non è solo questo, non è l’unica censura esistente. Nel circo mediatico, politico e sociale la censura assume molte forme. Come in un gioco di specchi, sporchi e orientati. Il Paese della retorica e delle cerimonie, passerellomane e preda dei professionisti del cicisbeismo ne è la plastica dimostrazione. Ci sono narrazioni, detti e non detti, intervallarsi di tromboni e trombette, che rappresentano una censura molto più imponente (e diffusa) del totale silenzio imposto.

È esercizio degli ipocriti, dei falsi, capaci persino di ribaltare il tavolo mostrandosi con questi giochetti squallidi quel che non sono.

La lotta contro la schiavitù sessuale, contro il sistema dello stupro a pagamento, contro l’oppressione patriarcale sono praterie in cui si scatenano tutto questo. Siamo inondati di eventi, manifestazioni, dichiarazioni, “iniziative” contro la violenza di genere (e già qua si gioca sporco e si plasmano i fatti in maniera vergognosa), tutti sono contro e nessuno appoggia la violenza.

Eppure l’Italia è il Paese condannato più volte per aver colpevolizzato le vittime in tribunale, in cui da oltre un anno si diffondono teorie deliranti (ma non solo) sull’inesistenza di Turetta e Giulia Tramontano, su complotti contro il povero maschio italico perseguitato dalle femministe, in cui ci sono profili social, testate giornalistiche e giornalisti (nel silenzio di chi dovrebbe vigilare su deontologia, correttezza ed etica) che ironizzano su stupri o “giustificano” violenze anche assassine maschili, che difendono le molestie in nome della pretesa maschile a considerare ogni donna solo come un pezzo di carne a disposizione del loro fallocentrismo, che normalizzano maschi che a furia di botte ed urla (se non botte) pretendono di considerare le compagne/mogli/fidanzate/madri/sorelle loro proprietà e che loro possono tutto e di più da “padroni” e ogni donna essere subordinata ai loro desiderata, arroganze, servizi e l’elenco potrebbe continuare per ore.

Mentre le cronache di questi anni sono piene di ragazze vittime di stupro strumentalizzate da branchi famelici o addirittura colpite da menzogne per accusarle di “essersela cercata”.

Nel gioco degli specchi e del dire/non dire è accaduto che Adelina, sopravvissuta alla tratta che per anni l’ha denunciata e combattuta, da morta sia stata strumentalizzata e sfruttata da chi ha tentato di imporle il silenzio, da chi l’ha censurata e porta avanti battaglie opposte e contrarie. Accusando addirittura, dai loro comodi scranni borghesi di chi teorizza senza aver mai vissuto, donne come Adelina delle peggiori nefandezze e di essere false. Differenza tra Adelina e loro?

Che loro sono main stream e hanno piazze, televisioni, giornali, megafoni e tanto altro, Adelina fu abbandonata e isolata e ben pochi la ricordano. Ancor meno ricordano le sue battaglie.

È passata ormai una settimana dalla Giornata internazionale contro la tratta e, come ogni anno, pochi trafiletti, mezze voci, nessuna grande cerimonia, al massimo poche parole di circostanza che non affrontano e non hanno il coraggio di denunciare realmente. Eppure l’Italia è il Paese delle cerimonie e delle Giornate a ciclo continuo. Ancora una volta rompiamo il silenzio, non omologhiamoci alle masse e alle narrazioni, alle censure main stream e dei tanti, troppi, complici omertosi dello stupro a pagamento, dei mafiosi e degli stupratori che mentre la buona borghesia si gode l’estate ogni giorno e ogni notte scatenano l’inferno peggiore possibile.

Stuprando ripetutamente, nelle maniere più efferate, depravate e perverse donne di ogni età, anche bambine e ragazze in tenera età. Giù le mani dai bambini abbiamo letto e ascoltato in questi anni da politicanti, supposti antagonisti e fronti del dissenso e tanto altro circo nelle occasioni più disparate e strumentali.

Poi le mafie pedofile si consolidano, ogni giorno i pedocriminali sono scatenati a migliaia se non milioni e tutto tace.

"So semplicemente che la prostituzione è la cosa più malvagia e perversa che esista. Utilizza i corpi delle ragazze per il piacere degli uomini. Oltre 5.000 uomini mi hanno violentata perchè non ho mai desiderato fare sesso, quindi non ho acconsentito. Questa è la realtà dell'essere una prostituta".

(testimonianza di Emma, una sopravvissuta, raccolta da Nordic Model Now)

Il 75% [dei contenuti porno] è costituito da video più o meno amatoriali messi in rete senza il consenso dei protagonisti, veri e propri documenti di abusi sessuali (spesso contro minori), vendetta porno, video realizzati inizialmente consensualmente ma distribuiti senza consenso dei protagonisti (generalmente ragazze o donne), video registrati di nascosto con telecamere nascoste nei bagni pubblici e/o scolastici, ecc. "

https://nordicmodelnow.org/2021/02/23/the-deception-of-pleasure/

 

"Tutti quei clienti- sfruttatori-porc* avevano almeno 35 anni, la maggior parte di loro erano tra i 40 ei 50 anni e io avevo 17, mio ​​cugina ne aveva 16 e a loro non importava!

Non solo non gli importava, ma ovviamente gli piaceva! Hanno sfruttato la nostra vulnerabilità"

(testimonianza di una sopravvissuta raccolta da Nordic Model Now)

"[La prostituzione] non è come le cose vengono descritte dai media. Lungi da ciò. È una vita di sopravvivenza, droga, tortura e morte. Venivo picchiata e violentata quasi tutti i giorni e ho subito un degrado oltre ogni immaginazione. Ero costantemente spaventata per la mia vita, e desideravo che finisse. Tutt'ora delle volte mi sento ancora un po' persa nell'oscurità, sì, sono sopravvissuta, ma a quale prezzo?"

(testimonianza di una sopravvissuta pubblicata da Nordic Model Now)

A differenza della lobby pro-prostituzione, i cui membri parlano di "sesso sicuro" e non parlano del sesso che concretamente viene messo in atto, le donne sopravvissute o ancora in prostituzione che ho intervistato raccontano i dettagli. Parlano dell'odore tremendo dei compratori, del dolore di una vagina disidratata e ulcerata che viene penetrata da una molteplicità di uomini. L'orrore di avere lo sperma o altri fluidi corporali vicino alla faccia. La barba che sfrega sulla guancia fino a farla sanguinare, il collo dolorante a forza di girare la testa di colpo per allontanarla dalla lingua che cerca di entrare in bocca. O di non riuscire a mangiare, a bere o a baciare i figli per via di quello che hanno dovuto fare con la bocca. Di come il braccio e il gomiti fanno male per avrre disperatamente cercato di farlo venire per non essere penetrata un'altra volta.

Julie Bindel - Il mito Pretty woman

 

 

RIMINI: Ex prostituta scende in strada per denunciare i clienti del sesso

Video-denuncia dell’Associazione Papa Giovanni XXIII. Protagonista: Adelina. Ex prostituta salvata dalla strada da don Oreste Benzi, il parroco riminese, primo fra tutti in Italia ad intuire la condizione di oppressione delle schiave del sesso. Rapita giovanissima in Albania, Adelina è stata violentata, picchiata, spedita in Italia su un gommone e, come carne da macello, avviata alla prostituzione di Milano. Ogni storia è una fotocopia della sua. “In strada non esistono prostitute per scelta – grida con forza la Papa Giovanni – e ogni cliente è complice della riduzione in schiavitù delle donne”.Adelina ha trovato il coraggio di scendere in strada ancora una volta (in questo caso per finta) per consegnarci dal lungomare di Rimini un racconto inedito dal punto di vista della donna sulla vendita del suo corpo. Nonostante denunci ai clienti di rischiare le botte qualora non venisse pagata a dovere, questi, incuranti del suo stato di sottomissione, cercano di strappare un prezzo migliore come di fronte a della carne all’ingrosso.“Mettete dei cartelli per i clienti là dove ci sono prostitute in strada – propone Adelina al Comune di Rimini – e scrivete, Qui ci sono donne vittime del racket della prostituzione”.

https://www.youtube.com/watch?v=3EfRJj8fa9Y

 

RIMINI: Prostitute minorenni in strada, denuncia dell’APG23

Una mano di donna che stringe una bambola nuda e ferita è l'immagine della campagna "Questo è il mio corpo" che la Comunità Papa Giovanni XIII ha voluto ricordare questa mattina, per affiancarla alle iniziative del Comune di Rimini a contrasto della prostituzione in strada, rafforzando l'idea che "va fermata, principalmente la domanda". "La prostituzione viola la dignità e i diritti umani, i clienti sono complici della riduzione in schiavitù e dello sfruttamento delle donne". Lo hanno spiegato Christian Gianfreda e il responsabile della comunità per Rimini, Daniele Serafini, che alle politiche di contrasto del comune riminese che applica sanzioni a clienti e prostitute, la Comunità vuole partecipare portando testimonianze, anche video, e il lavoro dei volontari. L'eredità è quella forte di Don Oreste, tra i primi a intuire che dietro alla prostituzione in strada c'era lo sfruttamento e la riduzione in schiavitù dell'essere umano. Negli anni ne ha salvate 7 mila dalla strada e da un destino crudele. "La punibilità del cliente che consapevolmente va ad abusare di un altro essere umano - ha detto Serafini - è la strada fondamentale per contrastare il fenomeno".La risposta può essere Rimini "perché qui potrebbero convergere aree diverse, anche aree politiche differenti, per avviare un percorso culturale", ha quindi spiegato Gianfreda. Sono le volontarie della strada, quelle che ogni giovedì notte escono in strada per portare conforto alle ragazze sfruttate, a descrivere il mondo della prostituzione oggi. "In prevalenza, il 50% e oltre sono rumene, poi bulgare, albanesi, cinese e da qualche tempo sono tornate le nigeriane - racconta una volontaria -. Si prostituiscono sul lungomare, sulla statale, in zona Celle, Grattacielo poi sulla statale a Riccione e a nord fino a Lido di Savio". Sono giovanissime dai 18 ai 25 anni, ma i volontari sospettano che siano anche minorenni. Tra le testimonianze anche due video, con telecamera nascosta, fatti con la collaborazione di Adelina, ex schiava della strada che da donna libera ha iniziato un percorso per aiutare le altre donne. "Don Benzi l'ho conosciuto tanti anni fa", ha raccontato Adelina, che rapita giovanissima in Albania, violentata e picchiata, era stata messa su un gommone e spedita in Italia per essere avviata alla prostituzione a Milano. "Ora racconto la mia storia - ha spiegato - l'ho fatto anche in tv, per aiutare altre come me che dalla strada vogliono scappare". E Adelina al Comune di Rimini lancia una proposta: "mettete cartelli, là dove ci sono le prostitute in strada, che avvertono i clienti che dicono 'Qui ci sono donne vittime del racket della prostituzione'".(Video dell'Associazione Papa Giovanni XXIII)

https://www.youtube.com/watch?v=pj4gWev-3fM

 

RIMINI: Prostituzione, ex vittima dei clan “Non parlate solo di decoro urbano”

A 19 anni le è stata strappata la vita di dosso. Sequestrata mentre tornava verso casa, violentata dal branco, venduta al racket della prostituzione per duemila euro e spedita in Italia. Era obbligata, sotto minaccia, a cedere il proprio corpo notte e giorno. Le diamo appuntamento nella via principale del mercato del sesso di Rimini.Al quarto anno di schiavitù, Adelina è riuscita a fuggire dal suo protettore dopo avergli fatto guadagnare tre milioni di euro. A lei nemmeno un centesimo. “La prostituzione non è solo una questione di decoro urbano – afferma -. Bisogna multare i clienti, non le schiave. Combattiamo il racket alla radice”. In Comune ha incontrato vicesindaco e consiglieri e ottenuto una commissione auditiva sul tema della tratta di schiave.

https://www.youtube.com/watch?v=zsIoepYdKbE

 

Resistenza Femminista

https://www.resistenzafemminista.it/category/prostituzione/

https://www.resistenzafemminista.it/category/sopravvissute/

 

Sex industry is violence

https://www.instagram.com/sexindustryisviolence

 

Per non dimenticare Adelina 113 - Alma Sejdini 

https://www.facebook.com/profile.php?id=100076206694932

https://x.com/PerAdelina/

In ricordo di Adelina 113

https://www.youtube.com/watch?v=vo8LVBKdplk

«Date voce a quello che è successo a me perché tutte le Adeline possano avere quello che non ho avuto io»

https://www.wordnews.it/date-voce-a-quello-che-e-successo-a-me-perche-tutte-le-adeline-possano-avere-quello-che-non-ho-avuto-io