L'appartenenza

L'OPINIONE DELL'AVV. GUARNERA. «L'adesione a un partito e a un capo avviene, sempre più spesso, "a prescindere". In modo apodittico e acritico. Vi è una delega in bianco, una rinuncia a qualsivoglia personale riflessione critica».

L'appartenenza


Uno dei criteri per valutare il livello di maturità di una persona e di un popolo, è il criterio di "appartenenza".
Tutti avvertono l'esigenza di "appartenere", cioè di avere un punto di riferimento, di partecipare, e di essere ben accetti da qualcuno o da un gruppo.

Tale esigenza, però, si può manifestare in modi diversi.

Per esempio, gli insicuri, gli immaturi, gli psicologicamente fragili, i frustrati, il loro bisogno di "appartenere" lo vivono come "dipendenza", come identificazione  acritica. Come ricerca di quelle certezze che non ritrovano dentro di sé. Nei gruppi mafiosi i "soldati" tengono a precisare la loro condizione dichiarando: "appartengo a Tizio, appartengo a Caio".

Tizio e Caio sono i capi della cosca.

Allo stesso modo avviene nella vita personale di molti, allorchè si dipende totalmente da altri.
Analogo meccanismo in politica. L'adesione a un partito e a un capo avviene, sempre più spesso, "a prescindere". In modo apodittico e acritico.
Vi è una delega in bianco, una rinuncia a qualsivoglia personale riflessione critica.
Si determina una assoluta omogeneità, che attutisce quasi del tutto le differenze soggettive degli individui, accentuando al massimo i caratteri comuni del comportamento, del modo di pensare, persino dell'immagine esteriore.

Penso alla ostentazione, quasi feticistica, di alcuni simboli identificativi del partito o del gruppo di appartenenza, come spille, medaglie o altro. L'appartenenza che ho descritto è quella dei sudditi.
Poi vi è quella degli adulti e dei cittadini.
Questa consiste in un rapporto di interdipendenza dinamica con gli altri, in uno scambio paritario di valori e opinioni, nel riconoscimento e rispetto reciproco.

Nella costruzione, assieme, di un progetto comune.

Tale modo di vivere l'appartenenza non mortifica l'identità di ciascuno, anzi la rafforza. È l'appartenenza delle persone libere, nel cuore e nella mente.
Mi guardo attorno e penso: quanta strada, ancora, da fare!