L'autonomia e l'indipendenza dei magistrati è uno dei cardini della democrazia

L'OPINIONE DELL'AVV. GUARNERA. Appare ispirata dal "Piano di Rinascita Democratica" della P2 di Liceo Gelli la modifica di alcune parti dell'ordinamento giudiziario, ed è ormai legge l'abolizione del reato di abuso d'ufficio: un grande favore per politici, pubblici amministratori e "colletti bianchi".

L'autonomia e l'indipendenza dei magistrati è uno dei cardini della democrazia
Foto di OpenClipart-Vectors da Pixabay



Il segno più evidente e sicuro di un consolidato sistema democratico è la presenza di giudici che nulla abbiano da temere o da sperare dai poteri dello Stato, dalla politica e da ogni altro potere di fatto.

È questo lo spirito con il quale è stato redatto il titolo quarto della Costituzione relativo alla Magistratura, certamente uno dei più moderni e illuminati dell'intera Carta.

Ma più volte il potere politico si è mostrato insofferente dinnanzi al controllo di legalità da parte dei giudici, e ha tentato di condizionarne l'operato, anche prospettando riforme miranti a garantire una sorta di impunità per i potenti.

È una storia che ha radici antiche, nonostante le democrazie liberali avessero fatto proprio il principio della separazione dei poteri.

Per andare ai giorni nostri, appare evidente che le riforme in tema di giustizia prospettate dall'attuale governo si muovono proprio nella direzione di limitare l'azione dei magistrati.

Appare ispirata dal "Piano di Rinascita Democratica" della P2 di Liceo Gelli la modifica di alcune parti dell'ordinamento giudiziario, ed è ormai legge l'abolizione del reato di abuso d'ufficio: un grande favore per politici, pubblici amministratori e "colletti bianchi".

Non è questa la sede per un esame serio e approfondito della materia, ma una cosa è certa: i cittadini devono essere informati.

Informazione e mobilitazione, utilizzando tutti gli strumenti previsti dalla Costituzione, il primo dei quali è il referendum.

Abbiamo il dovere civile di salvare i fondamenti della nostra democrazia.