Nuda Memoria, la nuova opera di Marilena Ferrante

Un sillabario di pensieri intimi, impressioni, cadute del cuore, quello di Marilena Ferrante, docente, giornalista e scrittrice che ha voluto riprovarci nella trasmissione di sentimenti eterni, slegati dalle contingenze del tempo, ancorati all’intima essenza delle cose.

Nuda Memoria, la nuova opera di Marilena Ferrante


“Nuda memora”, edito da SetArt edizioni non è semplicemente una raccolta poetica, ma un vero percorso partendo dalla radice consapevole di quanto il cassetto della memoria di ciascuno possa essere la miracolosa strada da intraprendere per allargare il cuore, dilatare gli istanti di vita vissuta in ogni angolo abbandonato dell’anima.

 “Rimaniamo legati al tempo/fissato ad una immagine come potesse essere eterna/il tempo di un bacio, il tempo di una lacrima, di una carezza o di uno schiaffo/il tempo categoria imperfetta/

Insistente in questi versi, la necessità di vivere il “tempo” cogliere l’ineffabile nella complessità della nostra dimensione temporale come se il tempo fosse il metro di misura della consistenza della vita di ciascuno di noi, come se misurassimo il nostro grado di felicità, di sopportazione e di dolore nello spazio infinito del nostro tempo, solo il nostro.

Essere qui per essere altrove/giocare con le carte/e temere di perdere/una esistenza mai voluta/Trovare il centro dei pensieri/per essere equidistante dalla gioia e dal dolore/scoprire che il passato non c’è più/e il presente deve ancora venire/l’alba è lì che aspetta un nuovo giorno.

Questa ricerca interiore nel “trovare il centro dei pensieri” diventa il viatico del cammino della poetessa che conscia della finitudine delle cose, vorrebbe trovare la lucida capacità di aggirarsi nelle pieghe della vita per disegnare il meglio, nella possibilità di possedere “certezze” per incamminarsi nelle distese eterne della consapevole voglia di esistere, “l’alba aspetta un nuovo giorno”.

In questo tempo del non tempo/in questa spiaggia dei ricordi/mi intingo nei profumi del passato/vedo le immagini sovrapposte/di un passato che è presente/e un nodo alla gola mi prende/ Chi sono io se non un gomitolo/ di filo srotolato difficile da riavvolgere?

La circolarità del tempo ritorna in “questa spiaggia dei ricordi” di un passato che è già presente in cui la sconvolgente sensazione del tempo che fluisce torna ad essere l’incapacità di tornare laddove si è stati amati per riavvolgere il gomitolo srotolato e  disfatto, ma con la possibilità o il desiderio di essere riavvolto magari per trovare un uno spazio nella culla dei dolori, delle mancanze e dell’amore presenti nella propria esistenza.

Dalla prefazione della scrittrice Elvira Del Monaco Roll

“Viaggio poetico nei meandri dell’anima e nei sentimenti più nascosti e vibranti, questa raccolta poetica ha la magia del verso, a volte musicale, a volte più vicino alla struttura della prosa, che recita il canto dell’Io, nella ricerca di esprimere l’inesprimibile, stabilendo un contatto empatico e analitico col lettore, che viene immerso nel mondo dell’autrice e portato per mano tra i sentieri del cuore...”

Il verso che si fa “poesia”, nella semplicità che svela la complessità dell’espressività, perché è nella carezza delle parole apparentemente semplici che si cela la profondità  dell’anima.

Questa la poesia di Marilena Ferrante che dona ai suoi lettori sempre!

 

Marilena Ferrante nasce a Isernia, dove vive tuttora. E’ docente di Lettere presso la Scuola secondaria di primo grado “Andrea d’Isernia”. Giornalista pubblicista, collabora con la testata giornalistica online WordNews.it e con la radio ISNOW con il programma “Un libro al giorno”.

Ha pubblicato tre raccolte poetiche, “Quel che avrei potuto dirti”( 2015), “Un passo dal cuore” ( 2016) entrambe per Volturnia Edizioni. A seguire, è uscita la raccolta poetica “Gli occhi del silenzio“ (Bertoni Editore, 2021)  e il romanzo "La neve di marzo” per L’Erudita di Giulio Perrone (2021).

Molti suoi scritti sono presenti in antologie letterarie quali “Vite che tremano” (Volturnia edizioni, 2016), “Cartoline dalla terra che forse esiste” (L’Erudita, 2018) e altre ancora.