«Questa iniziativa promette di migliorare significativamente l'efficacia dei servizi pubblici»

L'INTERVISTA all'onorevole Giuseppe Bica, deputato all'ARS (Assemblea Regionale Siciliana) in quota Fratelli d'Italia.

«Questa iniziativa promette di migliorare significativamente l'efficacia dei servizi pubblici»



La riforma sull'autonomia differenziata è stata approvata pure alla Camera nella notte del 19 giugno, dopo un lungo iter fatto pure di scontri pressoché politici. È favorevole o contrario? Perchè?

"Sono favorevole alla riforma sull'autonomia differenziata. Questa iniziativa, delegando alle regioni l'attuazione di attività più prossime ai cittadini, promette di migliorare significativamente l'efficacia dei servizi pubblici.
Come siciliani, abbiamo ragioni particolari per accogliere favorevolmente questa riforma. La nostra regione, infatti, gode già di una specifica autonomia legislativa in diversi settori, e questa esperienza ci pone in una posizione privilegiata per comprendere i potenziali benefici di un'estensione di tale modello.
L'ampliamento delle competenze alle altre regioni italiane rappresenta un passo importante verso un federalismo più equilibrato e funzionale. Questo non solo può stimolare una sana competizione tra le regioni, ma anche promuovere soluzioni innovative adattate alle specifiche esigenze territoriali.
Tuttavia, è fondamentale che questo processo sia accompagnato da meccanismi di solidarietà interregionale e da un attento monitoraggio per garantire che l'autonomia differenziata non accentui, ma anzi contribuisca a ridurre, le disparità esistenti tra le diverse aree del paese. Vedo in questa riforma un'opportunità per modernizzare la governance del nostro paese, rendendola più reattiva alle necessità locali e, al contempo, più efficiente nella gestione delle risorse pubbliche."

Che valutazione generale dà al Ddl Calderoli?


Il decreto Calderoli rappresenta nel suo complesso una legislazione di qualità. Il suo vero valore si rivelerà attraverso l'applicazione pratica, permettendoci di identificare eventuali aree di miglioramento. Il principio fondante di questa legge è encomiabile e potenzialmente vantaggioso per i nostri territori. Avvicinare l'amministrazione ai cittadini e valorizzare le peculiarità territoriali è un approccio lungimirante alla governance. Se ben attuato, potrebbe portare a una maggiore responsabilizzazione delle amministrazioni locali e a una più efficiente allocazione delle risorse. Pur rimanendo vigili e pronti a valutare criticamente gli effetti pratici della legge, credo che il decreto Calderoli offra una base solida e capace di rispondere meglio alle esigenze diversificate del nostro paese."


C'è chi dice che per primi, questa legge, l'ha voluta il centro sinistra con il Titolo V della Costituzione nel 2001. È giusta questa analisi?


"La riforma del Titolo V della Costituzione, approvata dal centrosinistra, ha effettivamente gettato le basi per un'ampia autonomia regionale, comprendendo aspetti statutari, legislativi, organizzativi e finanziari. Questo dimostra che l'idea di una maggiore autonomia nella gestione dei processi legislativi e applicativi non è estranea neanche alla visione politica del centrosinistra.
Le divergenze attuali sembrano concentrarsi principalmente sulle modalità di applicazione di questa autonomia, piuttosto che sul principio stesso. Tuttavia, il dibattito odierno su questa questione ha assunto connotazioni più ideologiche che sostanziali.
Questa situazione evidenzia come, al di là delle appartenenze politiche, ci sia un riconoscimento diffuso dell'importanza di un certo grado di autonomia regionale. È necessario trovare un equilibrio tra le diverse visioni su come implementare concretamente questa autonomia, superando le contrapposizioni ideologiche per concentrarsi sugli aspetti pratici e sui benefici tangibili per i cittadini."

Il Titolo V riformato nel 2001 afferma il principio di sussidiarietà verticale, non solo tra Stato e Regioni, ma tra Regioni, Città Metropolitane, Province e Comuni. Tale sussidiarietà, in linea di principio, oltre a venire incontro alle specificità dei territori, dovrebbe avvicinare i servizi ai cittadini, dando loro un maggior controllo su come vengono spesi i soldi delle tasse da essi pagate. Ritiene che tale principio sia valido, ben espresso dall’attuale Titolo V e, infine, ben rispettato dal ddl di attuazione? Se no, perché?

"L'obiettivo primario di questa riforma è avvicinare i servizi ai cittadini, un principio fondamentale su cui la legge è stata concepita e strutturata. Dal punto di vista dell'impostazione, ritengo che la legge sia ben congegnata e orientata correttamente verso questo scopo.
Tuttavia, come ho sottolineato in precedenza, sarà necessario valutarne l'applicazione pratica. Solo attraverso l'implementazione concreta di queste norme potremo identificare eventuali difetti pragmatici o inefficienze. Questo processo di valutazione sul campo sarà determinante per comprendere appieno l'efficacia della riforma.
Nonostante la necessità di questa fase di verifica, nel complesso considero questa una riforma positiva.

Titolo V nel 2001 voluto dal centro sinistra e criticato dal centro destra e Ddl Calderoli oggi voluto dal centrodestra e criticato dal centro sinistra. Non si corre il rischio che il tutto si concluda solo come una mera opposizione politica mettendo da parte i veri bisogni dei cittadini?

"È innegabile che la politica contemporanea abbia in parte perso il suo stretto legame con il territorio. Questa disconnessione si manifesta spesso attraverso contrapposizioni che, come nel caso del decreto Calderoli, tendono ad essere più ideologiche che sostanziali. Tale approccio rischia di offuscare la realtà delle questioni in gioco.
Quando il dibattito si riduce a una mera contesa ideologica, si perde di vista l'aspetto pragmatico e gli effetti concreti di una legge. Questo non solo genera confusione, ma trasmette ai cittadini un'immagine negativa dell'amministrazione pubblica.
Devo ammettere che questa tendenza è un difetto trasversale dell'attuale panorama politico, non limitato a una singola parte. È quindi imperativo che tutti noi ci impegniamo a migliorare questo aspetto della governance. Dobbiamo sforzarci di rafforzare il legame con il territorio e, cosa ancora più importante, di evitare posizioni preconcette.
Il nostro ruolo dovrebbe essere quello di promuovere un dibattito politico più costruttivo e orientato ai risultati, che tenga conto delle reali esigenze dei cittadini e del territorio. Solo attraverso un approccio più pragmatico e meno ideologico potremo recuperare la fiducia dei cittadini e garantire un'amministrazione pubblica più efficace e rispondente alle necessità della comunità."

Diversi sindaci hanno fatto appelli o pressioni alle Regioni (vedi caso Calabria) per impugnare la legge sull'autonomia differenziata dinanzi alla Corte Costituzionale. Che cosa ne pensa?

“Ai sindaci e ai presidenti di regione che si oppongono alla riforma, dico: dimostrate coraggio come classe dirigente. Affrontate il tema dell'autonomia, garantite ai vostri territori una governabilità più vicina ai cittadini, e impegnatevi a gestire le risorse in modo ottimale. È tempo che le regioni del Sud smettano di lamentarsi e si concentrino su progetti concreti. Questa è un'opportunità per stimolare una leadership più propositiva e attiva."

Andiamo ai Lep perché è qui che la maggior parte del panorama politico si spacca: c'è chi afferma che sarà più dannoso per le regioni del sud e c'è chi dice che sarà un aiuto concreto e che finalmente farà mettere tutte le Regioni d'Italia sullo stesso livello. Quale dei due casi è giusto secondo lei e perchè?

"L'idea che questa riforma possa danneggiare il Sud più del Nord è tutta da dimostrare. L'esito dipenderà in larga misura dalla capacità della classe dirigente di ciascuna regione di implementare efficacemente le autonomie concesse dalla legge e di applicarle sul territorio.
La legge stabilisce chiaramente che le regioni possono ottenere autonomia in specifici ambiti solo dopo la definizione dei Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP). Questi LEP rappresentano i livelli di finanziamento e di risorse necessari per garantire funzioni essenziali uniformi a tutti i cittadini, indipendentemente dalla loro regione di residenza.
Questo aspetto è inequivocabile: la riforma è attuabile solo a condizione che vengano definiti chiaramente questi LEP. Chi nega o ignora questo punto dimostra di non aver letto attentamente la riforma stessa."

C'è chi afferma, però, che con l'autonomia differenziata di risorse ce ne saranno sempre di meno...

"L'entità delle risorse destinate ai territori non è determinata dalla legge sull'autonomia differenziata, bensì dalla performance economica nazionale e dalla crescita del PIL. Attualmente, il governo Meloni sta dimostrando successo in questo ambito, stimolando sia la crescita del PIL che l'occupazione. Questo si traduce in un aumento del gettito fiscale, un fenomeno positivo che coinvolge anche la Sicilia.
In Regione, stiamo valutando la possibilità di una variazione di bilancio per incrementare le spese, grazie alle maggiori entrate registrate. Questo aumento del gettito in Sicilia è direttamente correlato alla crescita del PIL regionale.
Le risorse non dipendono da questa legge sull'autonomia: essa influisce significativamente sulla capacità di utilizzarle in modo efficace. L' obiettivo è rendere questi fondi più rilevanti per il territorio e più vantaggiosi per i cittadini che ne usufruiscono."

Ma secondo lei bastano questi Lep a garantire diritti di cittadinanza uguali per tutti?

"Le risorse, inclusi i LEP che mirano a equilibrare le regioni più svantaggiate, sono certamente importanti ma non determinanti. Ciò che risulta fondamentale per ogni governo territoriale è la capacità di buona amministrazione, ovvero saper sfruttare al meglio queste risorse. È proprio qui che risiede la vera sfida dell'autonomia differenziata. Ritengo che chi si sottrae a questo confronto tema di mettersi alla prova.
Come amministratore con una lunga esperienza, seppur a livello comunale, apprezzo l'opportunità di scommettere sulle mie capacità, inclusa una visione imprenditoriale della cosa pubblica. Questo approccio va inteso nel suo senso più positivo: utilizzare le risorse in modo ottimale per massimizzare i benefici rispetto alle aspettative dei cittadini."

Andando al tema sanità, tema così tanto delicato nel nostro paese, che impatto avrà questa legge proprio sulla sanità?

"La mia opinione sulla sanità, frutto di approfondimenti, va oltre la mera questione delle risorse. Va sottolineato che il Governo attuale ha aumentato in termini assoluti i fondi per la sanità rispetto ai predecessori. Le critiche della sinistra si basano sulla diminuzione percentuale rispetto al PIL, che è cresciuto, non sul valore effettivo dei finanziamenti.
L'autonomia differenziata potrebbe migliorare significativamente la gestione sanitaria. Occorrono controlli più efficaci, specialmente sulle liste d'attesa. Il settore privato, anche convenzionato, dimostra che è possibile offrire prestazioni in tempi brevi.
Il nodo è ottimizzare le capacità di ogni struttura sanitaria. Un sistema di controllo che assicuri che ogni struttura operi al massimo delle sue potenzialità, rispettando i giusti carichi di lavoro, potrebbe risolvere molti problemi automaticamente. Una gestione più oculata delle risorse e dell'intero sistema sanitario potrebbe portare a miglioramenti significativi nell'efficienza e nella qualità dei servizi offerti ai cittadini."

Trova aspetti critici in questo Ddl? Se è si, quali e perché?

"Ribadisco la mia convinzione che per valutare effettivamente l'efficacia e le eventuali criticità di questa legge, sia necessario metterla in pratica. Anziché sollevare allarmismi o temere una divisione del paese, dovremmo concentrarci sulla sua applicazione concreta. Questo approccio ci permetterebbe di identificare eventuali difetti o lacune nell'attuazione, consentendoci di apportare le necessarie correzioni.
È importante sottolineare che questa legge non è immutabile. Se c'è una genuina volontà di implementare la legge nel modo più efficace possibile, evidenziando potenziali aspetti critici, questo processo può rivelarsi estremamente utile per il suo perfezionamento futuro.

A conti fatti qual è il vero scopo di questa manovra?

"Il vero scopo di questa manovra è duplice: avvicinare l'amministrazione e i servizi ai cittadini, rendendoli più accessibili, trasparenti ed efficienti, e valorizzare le competenze amministrative specifiche di ogni territorio.
I cittadini devono esercitare non solo il loro diritto di voto, ma hanno anche la responsabilità di scegliere consapevolmente gli amministratori più qualificati. Se insoddisfatti di una legislatura, devono avere il coraggio di optare per il cambiamento, identificando candidati che meglio rappresentino le loro aspirazioni e obiettivi.
Il voto e il processo democratico rimangono gli unici strumenti legittimi per promuovere il cambiamento sociale e politico. Alternative al di fuori del sistema democratico sono estranee alla nostra cultura politica e ai nostri valori fondamentali.
Questa riforma, quindi, non solo mira a migliorare l'efficienza amministrativa, ma anche a rafforzare il legame tra cittadini e istituzioni, promuovendo una partecipazione più attiva e consapevole al processo democratico."

 

 

LEGGI ANCHE:

- «Si tratta della disintegrazione dell’unità nazionale» 

- «Hanno votato supinamente per l’autonomia differenziata»

- «Mi adopererò per l'abrogazione di questa legge»

- «L’Autonomia differenziata è la secessione dei ricchi»

- «La riforma si arenerà. Se non si colma il gap Nord Sud non si potrà andare avanti»

«I LEP troveranno attuazione concreta con questa riforma»

- «Siamo completamente contrari a questa riforma scellerata»

- Lorefice: «Un progetto dannoso per l’unità e la coesione del Paese»

- CGIL contro l'autonomia differenziata: annuncia referendum

- Approvata la legge sull'autonomia differenziata

- Approvata la legge sull'autonomia differenziata/2

- L'autonomia differenziata che divide, ancora una volta, il nord dal sud Italia