Sei anni dopo disoccupiamo ancora la strada dai sogni nella bella piazza

Le canzoni di Claudio Lolli dipingono e dipingeranno sempre il mondo in cui chi non ha più nulla, i più impoveriti e sfruttati, abbandonati e reietti, re e regine di un sogno che danzando sulle note sembra possa diventare realtà.

Sei anni dopo disoccupiamo ancora la strada dai sogni nella bella piazza


Cinque anni fa, in questi giorni, è morto il cantautore Claudio Lolli. Bolognese, amato in tutta Italia e da diverse generazioni unite dalle sue canzoni, ha avuto legami con l’Abruzzo.

Nell’agosto 2009, l’anno prima di essere censurato al concerto del Primo Maggio, illuminò con la sua poesia in musica lo Spoltore Ensemble. Sul palco salì con lui anche uno dei suoi collaboratori più importanti, Paolo Capodacqua, cantautore abruzzese.

Capodacqua è infatti nato il 28 giugno 1961 ad Avezzano ed ha collaborato con Claudio Lolli nei dischi “Intermittenze del cuore”, “Viaggio in Italia”, “Sguardi d’istinti”, “Dalla parte del torto”, “Danni collaterali”, “La luna, la terra e l’abbondanza”, “Rumore rosa” e “La scoperta dell’America”. 

Nelle canzoni di Claudio Lolli si ritrovano il racconto dell’impegno e dei sentimenti, della vita quotidiana e della poesia che dipinge e colora le nostre vite. Un arcobaleno infinito che giunge dritto al cuore per donarli parole. Storie di rabbia e malinconia, di amori persi negli autobus e di piazze da riconquistare, di un grande freddo che ci opprime e del male di un’umanità sempre più in cerca di se stessa.

Una sorta di male di vivere di chi si sente straniero rispetto al mondo che lo circonda, alle sue borghesi dinamiche e al suo amalgamarsi quotidianamente, alla sopravvivenza mediocre spacciata come grande vita. Un male di vivere che non si rinchiude in se stesso perché per chi soffre veramente il dolore degli altri, parafrasando De André, non è mai un dolore a metà. 

Le canzoni di Claudio Lolli hanno raccontato il malessere di questa società senza autentico amore, in cui gli ideali marciscono e l’animo umano (quando esiste ancora) è prigioniero di un freddo sempre più grande. Ma che, nonostante tutto, non si vuole arrendere.

Il grande freddo e la piazza, bella piazza indica la bussola, la sua malinconia spinge ad andare oltre, ad aprire finestre verso il sole anche quando è notte fonda, a sognare e vivere i sogni, guardando con sguardo diverso e colorato questo mondo. Le note delle canzoni del prof. Lolli, oltre che cantautore per tutta la vita è stato insegnante, costruiscono luoghi in cui si può bere e conversare in compagnia abbattendo ogni steccato sociale, ogni pregiudizio, con coloro che la società spesso disprezza e allontana, restituendo un posto nel mondo a chi se lo vede negato. In tante città ogni notte migliaia di volontari questa vita la vivono accanto a chi non ha più nulla, ai più impoveriti e sfruttati, abbandonati e reietti.

Le canzoni di Claudio dipingono il mondo in cui queste persone diventano centrali, re e regine di un sogno che danzando sulle note sembra possa diventare realtà. 

La tristezza in quelle ore non ci avvolse come miele e frustò il cuore ma Claudio Lolli e la sua musica non ci hanno mai abbandonato. La piazza, bella piazza, che ci ha raccontato e cantato è ancora bella, è ancora accanto a noi. Ci manca Claudio Lolli fisicamente ma una parte importante di lui, la sua poesia e i sogni che ci ha fatto sognare, continuano a (dis)occupare le strade.