Storia del brigante Pomponio che per fermarlo ci voleva un gran demonio

Una pagina importante della storia del vastese

Storia del brigante Pomponio che per fermarlo ci voleva un gran demonio


«Per battere Pomponio ci vuole un gran demonio» è la frase attribuita a Giuseppe Pomponio in cui si vantava della sua forza e del terrore che seminò nell’alto vastese.

Il brigante Pomponio insieme al fratello Michelangelo fu a capo di una delle più importanti bande della provincia di Chieti per nove anni. Si ricorda tra le azioni della banda dei fratelli Pomponio l’agguato in cui fu ucciso Luigi Ciavatta, capitano della milizia di San Salvo, e il rapimento di Gaetano Franceschelli, discendente della famiglia baronale di Montazzoli. 

Il brigante Pomponio era già conosciuto al tempo dei moti del 1799 e di quelli contro i francesi ma la sua fama giunse fino all’inizio del secolo scorso. I fratelli Pomponio era originari di Liscia ma tracce delle loro attività, luoghi che testimoniano la loro storia e l’hanno portata fino ai giorni nostri si trovano anche in altri comuni.

Tra gli eventi per ricordare la storia del brigantaggio, e nel vastese del brigante Pomponio, c’è stata quella organizzata dall’Archeoclub di Furci venerdì scorso con un percorso itinerante nel centro storico del paese.

«Un itinerario animato che vi porterà indietro nel tempo – si legge nella presentazione dell’evento pubblicata dall’Archeoclub - perché la storia passa anche da noi».