STRAGE DI USTICA: Opacità, depistaggi e mancata giustizia

SOLO DISCORSI COMMOVENTI: CO-MUOVETEVI!!! Basta chiacchiere, basta retorica di un giorno. Al posto di evocare entità indefinite agite. O basta con discorsi e parole.

STRAGE DI USTICA: Opacità, depistaggi e mancata giustizia

Passata la festa gabbato lo santo, ammonisce la popolare saggezza. Passano gli anniversari, si superano le date cerchiate in rosso sul calendario e – parafrasando Guccini – si torna al punto di partenza. Anzi, non si parte e non si arriva, si rimane inchiodati come un’auto in piena bufera di neve. Ma la neve che inchioda non è meteorologica, non è la soffice coltre che copre in pieno inverno.

Ed è un inverno che non dura solo tre mesi sul calendario ma molti più mesi, anni, lustri, decenni. Fitta come il banco di nebbia più accecante possibile. Sono neve e nebbia che hanno nomi, cognomi, responsabilità ben precise.

E si chiamano trame, depistaggi, inazione complice di Stato. Ma arriva la festa e cominciano invocazioni a Dei lontani, riferimenti a quel che sembrerebbe una spectre calata da Urano. Nel Belpaese che fu in cui nessuno assume responsabilità e tutti scaricano su altri. E alla fine della giostra questi altri sono così lontani, così indefiniti che svaniscono in una nuvola. Rossa non come nella canzone di Faber ma di sangue, il sangue degli assassinati, il sangue delle vittime, il sangue di chi è stato sacrificato per moventi taciuti. Così come taciuta, omessa, calpestata, vilipesa, ferita è la verità. E la giustizia, al di là di pennacchi e cerimonie, non è di casa.

La strage di Ustica, 27 giugno 1980, è emblematica in tal senso. A partire dalle ore successive alla strage, passando per le morti successive, le persecuzioni di chi alla verità si è realmente avvicinato, di come è stata fatta fallire l’Itavia da un castello di menzogne e arroganza, prepotenza e complicità.

«Sono passati 42 anni dal tragico giorno in cui nel cielo di Ustica si compì una strage che recise un numero spaventoso di vite umane e impresse una ferita profonda nella coscienza del Paese. La memoria delle sofferenze è stata tenuta viva anche grazie all'impegno civile dei familiari. La loro sofferenza è divenuta patrimonio comune; responsabilità della Repubblica custodire la memoria per scongiurare che possano ripetersi. Affermare unità di popolo per difendere valori».

(Sergio Mattarella, Presidente della Repubblica, 27 giugno 2022)

«La tragedia di Ustica è una ferita ancora aperta. Mi sono battuta con forza per la desecretazione degli atti e per l'accessibilità degli stessi a tutti i cittadini in nome della verità che non è ancora emersa dopo ben 42 anni. Il mio impegno continua per onorare il sacrificio di 81 vittime innocenti e per dare risposte alle famiglie che le attendono da troppo tempo».

(Maria Elisabetta Alberti Casellati, Presidente del Senato, 27 giugno 2022)

«Ricordare la strage di Ustica oggi significa ribadire con forza la richiesta di verità e giustizia, contro ogni depistaggio, contro ogni falsità. E ribadire l'impegno delle istituzioni per l'accertamento di ogni singolo aspetto di quanto avvenne quella notte nei cieli italiani. A 42 anni da quel 27 giugno rivolgo un doveroso omaggio alle 81 vittime. La mia sentita vicinanza va alle famiglie di chi perse la vita, che con forza hanno mantenuto viva la memoria e la richiesta di verità. A loro va la nostra gratitudine per aver difeso i valori della nostra Repubblica».

(Roberto Fico, Presidente della Camera, 27 giugno 2022)

Cinque anni fa, era il 2017, Mattarella parlò – testuale – di «opacità da rimuovere». Un lustro dopo stiamo ancora aspettando che qualcuno, nelle alte sfere, si muova e agisca. E di occasioni, dalle aule di tribunale all’alto ministero a cui lo chiede anche una sentenza passata in giudicato, ne sono giunte tantissime. Nel marzo 2017, quando furono pronunciate le parole, l’Associazione Antimafie Rita Atria ha esplicitato e messe in fila alcune di queste opacità. Le ha ricordate il giorno dell’anniversario, nelle stesse ore dei bei discorsi riportati di Mattarella, Casellati e Fico.

Il 26 giugno del 2016, alla vigilia del 36° anniversario della strage di Ustica, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella dichiarava: “Rimuovere le opacità persistenti”.

Abbiamo sperato che, finalmente, ci fosse una presa di posizione netta ma, ancora oggi, sull’“opacità” grave della falsa radiazione del Capitano Ciancarella dalle forze armate non si è tentato minimamente di riportare la trasparenza.

Eppure falsificare un atto di radiazione e soprattutto la firma di un Presidente della Repubblica (allora era Sandro Pertini) dovrebbe essere, a nostro avviso, una delle prima opacità da ripulire con molta energia, visto che già la sentenza del Tribunale di Firenze, ha levato ogni ombra di dubbio.

Si sono citate, come in tutte le ricorrenze, le 81 Vittime, si sono usati i soliti verbi coniugati al futuro e quindi, come nella migliore tradizione italiana, si è tornati a casa come chi va alla messa di Natale, con tutti i buoni propositi e la coscienza a posto per essersi battuti il petto pubblicamente, mondi di tutti i peccati.

Ma per coloro che da anni cercano la Verità a tutto tondo non c’è spazio né nelle sedi istituzionali, né sulle maggiori testate italiane (ma siamo nelle retrovie per libertà di informazione e questo è noto).

Probabilmente il Presidente della Repubblica, che era Ministro della Difesa quando era stata appena depositata la sentenza ordinanza di Priore e che ordinò un’inchiesta a livello disciplinare sul generale Cavatorta e sui radaristi di Marsala inerente al loro comportamento nella vicenda di Ustica, non considera che nella strage di Ustica le Vittime sono più di 81.

Ma questo lo dimenticano in tanti e quel che è più grave, molti lo negano e quelle morti legate alla strage le definiscono coincidenze.

Eppure a noi sembra lapalissiano che un numero così alto di morti tra chi ha avuto a che fare anche indirettamente alla sera del 27 giugno 1980 non può semplicemente definirsi frutto di un disegno del destino cinico e baro.

Per non parlare poi che neanche la sfortuna più totale avrebbe consegnato alla storia la perdita dei tracciati radar a Boccadifalco di Grosseto e il rogo del registro del controllore del traffico aereo dei voli su Grosseto compreso il 27 giugno 1980. (tracciati di quel radar dietro al quale si trovava il Maresciallo Mario Alberto Dettori … “suicidato”).

In Italia si sono fatte commissioni di inchiesta per molto meno eppure per tutte queste strane coincidenze niente. Neanche la voglia di scoprire come e perchè si è arrivati in questo Paese a radiare un Capitano dell’Aeronautica Militare.

Un assordante e immobile niente.

Sembrava che un alito di vento si stesse alzando quando la propaganda di Stato dichiarò la declassificazione del segreto di Stato sulla strage di Ustica.

Ma a noi gli aliti di vento non bastano per alzare le vele e siamo andati a darci un’occhiata, fiduciosi che finalmente si potesse, tanto era stata definitiva la dichiarazione.

Ma, guarda un po’, la documentazione non è stata resa interamente pubblica visto che sulla strage di Ustica molti documenti non è possibile consultarli perché coperti dal segreto militare.

Un bel gioco delle tre carte…Giusto per fare un esempio:

– C’è ancora il segreto di Militare sulla documentazione inerente all’esercitazione militare che si svolse con l’Awacs, i caccia militari di Grosseto e Cameri, il Pd 808 , ll C47 , il Mig inoffensivo. (Dietro il radar a Poggio Ballone c’era Mario Alberto Dettori).

-Non esistono o non sono consultabili o sono secretati i verbali di distruzione dei volumi con le strip dei piano di volo e progresso volo dei voli di Cameri , Grosseto, Pisa, Pratica di Mare, Licola e Marsala.

– Non sono consultabili i registri della R.i.v di Roma, la maggior parte dei registri e della documentazione radaristica nelle basi aeree militari italiane di Cameri, Grosseto, Pisa, Pratica di Mare, Licola e Marsala, i libretti di volo di chi partecipò all’esercitazione militare: l’Awacs Usa, i caccia di Grosseto e Cameri, il Pd 808 , il C47 e la documentazione del pilota del Mig.

Al Presidente della Repubblica, al Governo Italiano e al Parlamento tutto chiediamo se davvero, come dicono ad ogni commemorazione, si vuole far luce sulla strage di Ustica.

Perché se la risposta è un si allora la documentazione deve essere tutta consultabile e si deve dare la possibilità alle famiglie (quelle delle vittime che non vengono considerate tali) di far luce sulla morte per “suicidio” e/o “incidente” dei loro congiunti.

Il silenzio delle principali testate giornalistiche e televisive favorisce la possibilità a chi di dovere di non rispondere.

Come chi sta sicuro nella propria tiepida casa, che tanto non è successo a me.

La responsabilità della mancanza di verità nei buchi neri della storia italiana risiede tutta in una mentalità diffusa che consente ingiustizie e copre i colpevoli, che consente di far finta che non ci sia qualcuno che fa domande, anche quando quelle domande vengono urlate.

Ma noi continueremo a fare domande e a cercare risposte e ognuno si dovrà assumere le responsabilità politiche di tanta retorica commemorativa non seguita da fatti concreti.

Associazione Antimafie Rita Atria

 

Lo ha ricordato l’avvocato Goffredo D’Antona, impegnato da tanti anni come abbiamo riportato in vari articoli su quanto accadde quella notte e successivamente: la strage di Ustica ha assassinato anche dopo quella notte. «Ricordiamo come è giusto che sia le 81 vittime che furono assassinate quella sera. Ma le vittime non solo loro. Le vittime sono di più. Dopo Ustica morirono tante persone che erano comunque correlate all’abbattimento dell’aereo dell’Itavia , molti erano militari dell’aeronautica, molti avevano delle verità, alcuni erano molto probabilmente testimoni oculari di quello che accadde nei cieli del sud tirreno.

L’elenco è lungo 13, 16, forse 19 vittimeha sottolineato l’avvocato D’Antona - Per tanti, forse tutti, ancora permangono dubbi sulle vere cause delle loro morte. Indagini sbrigative e oggettivamente spesso dilettantesche, che lasciano senso di vuoto nei loro familiari. Ombre, dubbi, consigli di lasciar perdere». «In questi anni – la testimonianza pubblicata il giorno dell’anniversario - grazie all’associazione antimafie Rita Atria, mi sono occupato di tre di questi casi. Sandro Marcucci colonnello dell’Aereonautica e Silvio Lorenzini. Morti in un incidente aereo senza che venisse, di fatto, compiuta nessuna indagine. A seguito di un nostro esposto la Procura di Massa ha riaperto le indagini ipotizzando il reato di omicidio. A Grosseto da anni seguo la famiglia Dettori. Mario Alberto Dettori, radarista dell’aereonautica in servizio quella notte. Trovato impiccato nel 1987.  Non fu fatta nessuna autopsia. il medico che fece l'esame del cadavere, quando venne risentito a seguito di nostra istanza, disconobbe il verbale del tempo, un carabiniere evidenziò un falso su un ordine di servizio, abbiamo evidenziato un altro falso sempre dei carabinieri, di recente è stato acclarato che un persona informata sui fatti ha dichiarato il falso durante le indagini sulla riapertura del caso. Nonostante tutto ciò il caso è stato nuovamente archiviato, senza che chi dovere abbia dato una minima riposta su questi dati oggettivi. Ma noi non ci fermiamo».

Per chi si crede ancora assolto anche se è per sempre coinvolto, per gli smemorati di Collegno a comando, per le papere mute telecomandate, per pupi e pupari, per chi ancora dona passerelle e audience televisivo agli «interessati» che continuano a spacciare bombe e racconti smentiti ampiamente e che non hanno alcuna attinenza con la vera realtà (forse con qualche depistaggio?), per soloni e chi si accontenta delle false pappette liofilizzate, per chi si esalta davanti pennacchi e fiumi di parole (Sanremo l’hanno vinto vent’anni esatti prima della frase presidenziale sulle «opacità da rimuovere», sono passati altri cinque anni …), riproponiamo i nostri articoli in cui abbiamo riportato le vicende a cui hanno fatto riferimento l’Associazione Antimafie Rita Atria e l’avvocato Goffredo D’Antona.

WORDNEWS.IT © Riproduzione vietata

 

LEGGI ANCHE:

STRAGE DI USTICA: «Siamo stati noi capitano, siamo stati noi a tirarlo giù»

Archiviazione caso Maresciallo Dettori, la battaglia per la verità e la giustizia continuerà

Vicenda Dettori: l’archiviazione «rafforza» l'impegno per fare luce «su una delle pagine più buie della Repubblica»