Tutto pronto per la XXI edizione del Premio internazionale Joe Petrosino

A Padula il XXI Premio Internazionale Joe Petrosino. L’evento, moderato dal giornalista e scrittore Paolo De Chiara, si terrà nella Certosa di San Lorenzo, presso la Sala del Refettorio.

Tutto pronto per la XXI edizione del Premio internazionale Joe Petrosino


Il Premio internazionale Joe Petrosino verrà assegnato alle persone meritevoli, per il loro contributo alla lotta alla mafia e alla criminalità organizzata.

L'importante manifestazione è giunta alla XXI edizione. L'appuntamento di quest'anno si terrà il 21 settembre nella Certosa di San Lorenzo a Padula, nella Sala del Refettorio.

Ecco i premiati:

Maria Francesca Mariano, Giudice Penale del Tribunale di Lecce, Carmen Ruggiero, Sostituto Procuratore del Tribunale di Lecce.

Per la categoria forze dell’ordine sarà premiato il luogotenente dell’Arma dei Carabinieri Francesco Rosario Farina.

Per la categoria testimoni di giustizia: Antonino Candela e Francesca Inga.

Don Antonio Coluccia, sacerdote dell’Opera San Giustino Roma. E' prevista la consegna degli attestati di benemerenza a Martino Galgano, Capitano dell’Arma dei Carabinieri e a Sebastiano D’Amora, sottotenente della Guardia di Finanza.

Attestati di benemerenza per il Capitano del Nucleo Operativo e Radiomobile di Sala Consilina Martino Galgano e al Sottotenente della Guardia di Finanza di Sala Consilina Sebastiano D’Amora.

Previsto l'intervento della Sindaca di Padula Michela Cimino, del Presidente dell'Associazione internazionale Joe Petrosino Pasquale Chirichella e Nino Melito Petrosino, pronipote di Joe Petrosino e Presidente Onorario dell’Associazione.

Modererà l'evento il nostro direttore Paolo De Chiara, giornalista e scrittore.

Joe Petrosino sbarca a New York con la famiglia nel 1873. Il padre di Joe fa il sarto, e come tutti gli artigiani di Little Italy è taglieggiato e per sopravvivere è costretto a pagare il pizzo. Joe non sopporta questo ricatto e fin da piccolo avverte un forte desiderio di giustizia, coltivando il sogno di diventare un poliziotto. 

In quegli anni il Dipartimento di Polizia è in mano agli irlandesi e solo immaginare un italiano con la divisa è pura utopia. A vigilare in quegli anni sul Dipartimento è un assessore che poi diventerà Presidente degli Stati Uniti: Theodore Roosevelt Jr. 

Joe è testardo e, sebbene sappia che diventare un poliziotto sia praticamente impossibile, tenta tutte le vie per farcela. Si mette a fare il lustrascarpe davanti alla Centrale di Polizia, fa amicizia con gli agenti, presenta più volte la domanda di arruolamento che viene ogni volta bocciata. 

La storia di Joe si intreccia con quella di Vito Cascio Ferro, piccolo boss di mafia  emigrato insieme a Petrosino dalla Sicilia. Vito in America accresce sempre più il suo potere, ma a Joe questo losco personaggio non mette alcuna soggezione.

Nel 1883 finalmente il Dipartimento apre le sue porte anche agli italiani e Joe fa il suo giuramento come poliziotto. La sua carriera è fulminante, le sue operazioni sono perfette e così la malavita comincia ad aver paura di questo poliziotto italiano. Roosevelt nomina Joe prima sergente, poi detective, infine tenente e, quando gli emigranti italiani arrivano sempre più numerosi in America, Joe ha già assunto il ruolo di caposquadra. 

Gli arrivi degli emigranti concentrati soprattutto nel quartiere di Little Italy creavano il terreno ideale per la sopravvivenza del gruppo criminale perché i poliziotti erano quasi tutti irlandesi ed ebrei e la difficoltà di comunicare con i nuovi arrivati permetteva sempre più all'organizzazione di ottenere consensi e adepti. Little Italy era diventato un ghetto malsano dove una povera umanità sradicata doveva lottare ogni giorno per la vita.

È questo il clima in cui lavora Joe Petrosino e il sogno di combattere la criminalità organizzata in quegli anni comincia a realizzarsi: diviene il capo di una squadra formata da tutti poliziotti italiani. Il suo obiettivo finale è ovviamente la cattura di Cascio Ferro. 

La lotta che porta avanti Joe Petrosino dura anni e numerosi saranno i morti e gli agguati ed è sempre più evidente che a capo della nuova criminalità che passa sotto il segno della "Mano Nera" c'è proprio Cascio Ferro. 

La pista che egli segue per sgominare la Mano Nera lo porta in Italia nella convinzione che mai un poliziotto in Sicilia come a New York potesse essere colpito. 

Joe Petrosino invece viene ucciso, in Sicilia, il 12 marzo 1909 con quattro colpi di revolver davanti a decine di testimoni.

Sebbene dopo la sua morte il governo americano metta a disposizione un'ingente somma di denaro, nessuno contribuirà alle indagini per l'assassinio di Petrosino. Il funerale svoltosi a New York sarà partecipatissimo. 

Il responsabile si ritiene sia il boss Vito Cascio Ferro, un'ipotesi però che non è stata mai confermata.  Nel 2014, nell'ambito delle indagini della cosiddetta Operazione Apocalisse, in alcune intercettazioni raccolte dal Nucleo Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Palermo, un affiliato a cosa nostra asserisce che un suo prozio avrebbe ucciso Petrosino su ordine di Cascio Ferro.

Nella casa natale di Petrosino a Padula in provincia di Salerno è stato allestito un museo dove tra le altre cose è custodita la divisa del poliziotto.

Una targa in sua memoria è a Palermo, in piazza Marina, laddove fu ucciso.

A Joe la Medaglia d'oro al merito civile: «Poliziotto coraggioso e determinato, impegnato in una difficile missione per scoprire i legami tra mafia siciliana e quella di New York, veniva trucidato con quattro colpi di pistola esplosi alle sue spalle da un ignoto sicario in un vile agguato. Fulgido esempio di elette virtù civiche ed elevato spirito di servizio, spinti sino all'estremo sacrificio».

Fondazione Polis

 

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