Un corteo contro il G7 agricoltura e pesca ricco di slogan carico di speranza in un futuro migliore

Sabato 28 settembre, è stato l’ultimo giorno dei due previsti dal calendario delle riunioni del G7 agricoltura e pesca, svoltesi al Castello Maniace nel centro storico di Ortigia a Siracusa.


Alcuni hanno definito questa due giorni di colloqui tra i settegrandidella Terra ed i rappresentanti dell’Africa, una kermesse oppure come abbiamo detto noi nel video che vedrete qui, una farsa che poteva essere evitata, visti i problemi seri legati alla siccità ed agli incendi boschivi dolosi che hanno attanagliato la Sicilia durante l’estate, senza dimenticare che si poteva anche parlare dei problemi del lavoro legati alla condizione dei migranti che vengono ogni anno ad integrare le fila dei lavoratori della terra e del mare, con i grandi disagi lamentati dagli stessi lavoratori.

Eppure mentre i ministri di agricoltura e pesca dei cosiddetti  “grandi” del mondo avrebbero concluso le loro riunioni, poco fuori da Ortigia, è sfilato un corteo organizzato dal coordinamento contro il G7 agricoltura e pesca, cui hanno aderito e preso parte una molteplice galassia di associazioni e partiti politici, in buona parte della “sinistra antagonista”, con la partecipazione tra gli altri della Cgil, dei Cobas, dei comitati per l’acqua e contro il MOUS di Niscemi (CL), Amnesty International, provenienti da un po’ tutta la Sicilia.

Il corteo ha potuto sfilare soltanto dai “villini” all’inizio di corso Umberto I° potendo finire il percorso solo a Riva Gallo, nei pressi del ponte Umbertino che collega Ortigia alla terraferma, con grande disappunto dei manifestanti espresso con fischi e slogan contro governo e forze dell’ordine, ma senza mai trascendere dal solo fatto verbale.

Un vero percorso blindato garantito da un ingente spiegamento di polizia e carabinieri, ha fatto in modo che  i manifestanti sfilassero soltanto nel solco del percorso stabilito dalle forze dell’ordine senza deroga alcuna, con gli agenti della Digos, i quali  si sono aggregati a noi giornalisti, spesso e volentieri affiancandosi a noi per  riprendere con i loro telefoni ogni momento della manifestazione.



Per fare una stima dei manifestanti presenti al corteo, possiamo dire che almeno nelle fasi iniziali fossero circa 300 persone, che alla fine del corteo si riducevano grossomodo alla metà, garantendo comunque, una presenza chiassosa quanto pacifica. Dei temi più strettamente legati alla discussione della due giorni siracusana su agricoltura e pesca nel mondo, ne faremo oggetto di altri articoli il più dettagliati possibile.

I manifestanti, nel corso dei loro interventi durante la marcia, hanno lamentato la mancanza di soluzioni concrete e facilmente attuabili in merito ai gravi problemi che riguardano l’area siracusana, insieme al grave dissesto idrico che flagella da anni le città siciliane. L’agricoltura e la pesca almeno in Sicilia come nel sud Italia in genere, vivono gravi problemi che sono ben conosciuti, ma ai “grandi” del G7 tutto ciò è sconosciuto, perché ammantato sentendo i loro discorsi, da una patina di immenso benessere, come hanno ribadito i manifestanti in più momenti.

Anche se potesse sembrare un po’ fuori contesto, almeno un cenno si sarebbe potuto fare alla situazione nell’area industriale di Priolo Gargallo, Augusta, Melilli definito non a caso, purtroppo, il cosiddetto “triangolo della morte” a pochi chilometri da Ortigia, dove ormai da troppi anni le multinazionali del petrolio e della chimica hanno ormai inquinato quasi irreparabilmente aria, terra, acqua, ingannando al contempo la popolazione locale che, ammaliata dal miraggio del posto di lavoro sicuro, ha poi dovuto fare i conti macabri con i tanti veleni che l’hanno afflitta con innumerevoli casi di cancro.

Nessun accenno da parte dei partecipanti al G7 sulla presenza nell’aria di diossina, dell’inquinamento ambientale prodotto dai numerosi incendi dolosi dei mesi scorsi, che hanno mandato in fumo ettari infiniti di boschi e di vegetazione in generale, considerando anche la possibilità della presenza di rifiuti pericolosi sotto la cenere degli incendi dolosi.

Un altro accenno avrebbe potuto riguardare l’annoso pericolo costante delle polveri sottili, che come documentano gli scienziati appartenenti alla “nuova scienza”, si depositano nel terreno entrando pericolosamente nella nostra catena alimentare. Nemmeno un accenno anche sulla quantità degli PFAS (ultima generazione di pesticidi) presenti nei pomodori o più in generale nei nostri ortaggi. I manifestanti, hanno anche ricordato a quale grado fortemente negativo e preoccupante sia giunto lo sfruttamento dei campi, che con l’attuale coltivazione intensiva piena di pesticidi per una produzione di quantità, non di qualità aggrava i problemi del suolo ed accentua  cosiddetti  “cambiamenti climatici”, non foss’altro perché l’agricoltura è fondamentale per i giusti equilibri ambientali e di conseguenza per la salvaguardia del clima.



I contestatori del G7 agricoltura e pesca, hanno comunicato con determinazione un dissenso partecipato contro la devastazione ambientale creata dalle multinazionali, che tra i suoi effetti più devastanti,  causa anche un grave degrado sociale. Se lo slogan del G7 agricoltura e pesca è stato “sviluppo a tutti i costi”, quello dei manifestanti, invece, più articolato, diceva più o meno,

“Stop veleni, più lavoro garantito per tutti, italiani e migranti, acqua per tutti, per un futuro diverso, più umano”.

Ma allora, ribadiamo la domanda: era il caso?

foto di Giuseppe Notaro

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