Una mobilitazione culturale

Il documento dell’Associazione nazionale magistrati.

Una mobilitazione culturale


L’Associazione nazionale magistrati esprime un giudizio fortemente contrario sulla riforma dell’ordinamento giudiziario nel suo complesso.
 

Dalla stessa emerge un disegno di indebolimento della magistratura, realizzato essenzialmente attraverso la separazione dell’unico ordine giudiziario mediante la previsione di due diversi CSM, uno per i giudici e l’altro per i pubblici ministeri, con un subdolo affidamento della direzione dei due organi alla componente di nomina politica, e mediante l’attribuzione della competenza disciplinare ad un’Alta Corte, che si configura come un tribunale speciale previsto solo per la magistratura ordinaria.

La separazione delle carriere non risponde ad alcuna esigenza di miglioramento del servizio giustizia, ma determina l’isolamento del pubblico ministero, mortificandone la funzione di garanzia e abbandonandolo ad una logica securitaria, nonché ponendo le premesse per il concreto rischio del suo assoggettamento al potere esecutivo.

In definitiva, è una riforma che, stravolgendo l’attuale assetto costituzionale e l’equilibrio tra i poteri dello Stato, sottrae spazi di indipendenza alla giurisdizione, riducendo le garanzie e i diritti di libertà per i cittadini.

Il Comitato direttivo centrale, facendo proprie le indicazioni pervenute dalle Giunte esecutive sezionali, all’esito di assemblee molto partecipate svoltesi nei singoli distretti, delibera di avviare immediatamente una mobilitazione culturale e una sensibilizzazione dell’opinione pubblica sui pericoli di questa riforma, mobilitazione che, sia a livello centrale che locale, si articolerà in diverse iniziative, tra le quali:

 

  1. L’elaborazione di una strategia comunicativa innovativa ed efficace anche mediante il supporto di esperti della comunicazione;
  2. Lo svolgimento di iniziative comuni su tutto il territorio coinvolgendo istituzioni locali, avvocatura, scuole, università, esponenti della società civile, sindacati e associazionismo;
  3. L’organizzazione di almeno una manifestazione nazionale da svolgersi in un luogo istituzionale significativo;
  4. La creazione di luoghi di confronto e sinergia con le altre magistrature;
  5. Il coinvolgimento delle istituzioni europee preposte al monitoraggio dell’indipendenza e imparzialità della magistratura;
  6. Nella eventuale prospettiva di un referendum costituzionale, l’impegno ad ogni forma di mobilitazione, inclusa la partecipazione ad eventuali iniziative di comitati referendari;
  7. L’indizione, in relazione all’iter parlamentare di discussione del DDL di riforma costituzionale, di una o più giornate di astensione dall’attività giudiziaria per sensibilizzare l’opinione pubblica sui pericoli della riforma.


immagine di copertina presa dal sito di anm

 

LEGGI ANCHE:

- Caselli: «È evidente che si vogliono intimidire i magistrati»

- Riforma della giustizia approvata in CDM

- La schiforma sulla Giustizia sta camminando