“Manifestamente illogica e contraddittoria”.
È questa la definizione che la cassazione, con Presidente Filippo Casa e consigliere estensore Carmine Russo, attribuisce alla sentenza in appello sull’omicidio dell’agente Nino Agostino e della moglie incinta Ida Castelluccio, avvenuto a Villagrazia di Carini il 5 agosto 1989. Le motivazioni sono state rese pubbliche sabato scorso, dopo la sentenza del 30 gennaio.
I giudici scrivono che le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia contano poco o nulla in quanto sono “de relato” e quindi di una conoscenza indiretta e che sono poche le dichiarazioni dei collaboratori che abbiano i connotati di una “chiamata in reità” e quindi forti indizi di colpevolezza nei confronti di Nino Madonia.
“Erronea applicazione delle regole processuali e della valutazione delle prove”,
pure di questo parlano gli ermellini nei confronti dei colleghi d’appello di Palermo.
Per i giudici romani
“Annulla la sentenza impugnata relativamente al reato di omicidio volontario aggravato commesso in danno di Agostino Antonino e rinvia per nuovo giudizio al riguardo ad altra sezione della Corte di assise di appello di Palermo.”
con diversi punti da chiarire in fase processuale.
Inoltre
“Annulla senza rinvio la sentenza impugnata con riferimento al reato di omicidio volontario commesso in danno di Ida Giovanna Castelluccio, perché il reato è estinto per prescrizione.”
in quanto:
“Nella sentenza di primo grado, infatti, l’omicidio di Ida Giovanna Castelluccio era stato ritenuto premeditato, alla stregua di quello del marito. Il riconoscimento dell’aggravante della premeditazione lo rendeva imprescrittibile. La sentenza di secondo grado ha ritenuto, però, che l’omicidio di Ida Giovanna Castelluccio non sia stato premeditato e sia avvenuto per circostanze puramente casuali relative all’occasione concreta scelta dai killer per uccidere il marito.
Senza la aggravante della premeditazione, ed in assenza di ulteriori aggravanti contestate all’imputato, infatti, il reato di omicidio non è punito con l’ergastolo, ma con la pena da 21 a 24 anni di reclusione, che, nel regime antecedente alle modifiche apportate dalla I.5 dicembre 2005, n. 251, vigente al momento in cui fu commesso il fatto, era soggetto ex art. 157, comma 1, n. 1, ad un termine di prescrizione di 20 anni, prolungato ex art. 160 cod. pen., comma 3, ultimo periodo, cod. pen., per effetto dell’intervento delle cause interruttive, non oltre la metà.
Deve, pertanto, convenirsi con il Procuratore generale, che ha rilevato che l’omicidio di Ida Giovanna Castelluccio, in quanto commesso il 5 agosto 1989, si è prescritto, come conseguenza della stessa decisione della sentenza impugnata, il 5 agosto 2019. Ne consegue che, con riferimento a tale omicidio, la sentenza deve essere annullata senza rinvio.”
Abbiamo contattato Nino Morana, nipote di Nino Agostino e Ida Castelluccio:
“La mia famiglia continuerà a lottare ed io continuerò a farmi portavoce dei miei zii e dei miei nonni che non ci sono più per arrivare ad avere verità e giustizia. Nonostante questa sentenza della cassazione sia stata veramente una ‘mazziata’ (batosta) per noi, ma anche per tutta l’Italia che ci crede ancora, noi non ci pieghiamo, non ci abbattiamo. Continuiamo più forti e più caparbi di prima a lottare fino a quando non avremo una reale verità e giustizia. In questo momento sono in giro per l’Italia nelle scuole e confido in tutti i ragazzi che incontro.
Sono stato in una scuola difficile, dove gli studenti alle spalle hanno un passato difficile. Per professori o adulti sono studenti che non si possono recuperare, invece ho potuto notare una voglia di ascolto ed attenzione, quando ho parlato della storia della mia famiglia, non indifferente. Per questo pongo fiducia in tutti i ragazzi che incontro e nelle istituzioni che ancora ci credono e pongono fiducia nella mia famiglia e che credono che una reale verità e giustizia venga fatta.
Spero, inoltre, che quelle istituzioni che continuano a tradire la nostra fiducia e che macchiano la divisa di mio zio, presto o tardi paghino. Speriamo che arrivi una Italia giusta, quella in cui credeva mio zio.”