La mattina del 19 luglio in via d’Amelio, a 33 anni dall’uccisione del giudice Paolo Borsellino insieme alla scorta Agostino Catalano, Emanuela Loi, Walter Eddie Cosina, Vincenzo Li Muli e Claudio Traina con l’unico sopravvissuto Antonio Vullo, era presente Leonardo Guarnotta.
Leonardo Guarnotta è stato magistrato a Palermo negli anni di fuoco, negli anni del pool antimafia degli anni ’80 insieme ai magistrati Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e Giuseppe Di Lello. Dal 1983 al 1988 fu guidato dal magistrato Antonino Caponnetto.
È una testimonianza viva quella di Guarnotta, avendo vissuto in prima persona gli anni di lotta più importante a cosa nostra anni nei quali vide cadere, uccisi uno dopo l’altro, la maggior parte sei suoi collaboratori.
Ha iniziato raccontando la genesi del pool antimafia e del maxiprocesso, pool ideato dal giudice Rocco Chinnici, e delle indagini del traffico di droga tra le quali la famosa Pizza Connection.
“Erano anni difficili a Palermo, 200-300 morti all’anno per due anni, la seconda guerra di mafia dopo la prima degli anni ’60. Era questo il contesto storico giuridico in cui è cominciato a funzionare il pool antimafia che non è stato allora istituito da Rocco Chinnici ma dal suo successore, Antonino Caponnetto, che nel novembre o dicembre 1983 lo istituì formalmente con Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e Giuseppe Di Lello. Dopo qualche mese, siccome evidentemente avevano bisogno di qualcun altro, conseguentemente il giudice Caponnetto mi telefonò una mattina e senza tanti preamboli mi disse ‘guarda che abbiamo bisogno di uno che ci aiuti a scavare questa montagna di atti’, si immagini cosa si era raccolto nel frattempo, ‘abbiamo pensato a te.”
Così descrive il suo inizio nel pool antimafia di Palermo.
A fine intervista lancia un monito per i giovani.
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