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Italia in crisi di futuro

Le condizioni dei minori nelle rilevazioni Istat

by Antonella Giordano
7 Agosto 2025
in Approfondimenti
Reading Time: 7 mins read
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Il livello di civilizzazione di un paese è espresso dalle condizioni di vita di chi ad esso appartiene perché in esso vive. L’impegno di uno stato deve essere quello di tutelare l’infanzia sempre. Il Belpaese, stando alle rilevazioni statistiche, latita palesemente nell’adozione di misure volte a eliminare le disuguaglianze territoriali e le varie forme di povertà economica, sociale e culturale che colpiscono i bambini e le bambine sin dalla nascita, condizionandone il percorso di crescita.

Già in ottobre dello scorso anno il Rapporto “Coltivare ora il nostro futuro. L’Italia e gli Obiettivi di sviluppo sostenibile”, realizzato dall’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS) aveva denunciato un’evoluzione insoddisfacente per gran parte dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 (denominata “Goal”), insieme a radicali disparità regionali per la maggior parte degli Obiettivi, ossia  l’evidente contraddizione con il principio chiave dell’Agenda di “non lasciare nessuno indietro”.

Quale la situazione nel 2025?

Con nota del 14 luglio 2025 l’Istat ha diffuso l’aggiornamento degli indicatori sulle condizioni di vita dei minori di 16 anni frutto di un approfondimento di analisi condotto nel 2024 nell’ambito dell’Indagine annuale su Reddito e condizioni di vita. I dati denunciano una situazione allarmante.

Nel 2024, il 26,7% dei minori è a rischio di povertà o di esclusione sociale, quota che sale marcatamente per i minori che risiedono nel Sud e nelle Isole (43,6%).

Il rischio aumenta anche al crescere del numero di minori di 16 anni presenti in famiglia: per i minori che vivono con i genitori, l’indicatore è pari al 18,1% se non ci sono fratelli e sale al 26,2% se ne è presente almeno uno. Se invece il minore vive con un solo genitore, il rischio di povertà o esclusione sociale si attesta al 38,3% in assenza di fratelli e aumenta al 53,3% nel caso ve ne sia almeno uno.

Il livello di istruzione dei genitori si associa strettamente alla condizione socio-economica della famiglia: è a rischio di povertà o esclusione sociale oltre la metà (51,8%) dei minori con genitori che hanno al massimo la licenza di scuola secondaria inferiore, quota di oltre cinque volte superiore a quella di coloro che hanno almeno un genitore laureato (10,3%).

I minori stranieri sono a rischio di povertà o esclusione sociale nel 43,6% dei casi, valore superiore di oltre 20 punti percentuali a quella dei coetanei con cittadinanza italiana (23,5%). Nel Mezzogiorno a livelli di rischio più elevati corrispondono anche differenze più ampie tra stranieri e italiani: il rischio di povertà o esclusione sociale tra i primi raggiunge il 78,2% e tra i secondi il 40,9%. Ciononostante, quasi la metà (il 49,2%) dei minori a rischio di povertà o esclusione sociale è di nazionalità italiana e vive nel Mezzogiorno.

Le difficoltà economiche delle famiglie con componenti di età inferiore ai 16 anni – generalmente nella prima fase del ciclo di vita – sono spesso legate al pagamento di un mutuo per l’abitazione di proprietà (lo paga il 22,7%, quota più che doppia rispetto a quella rilevata sul totale delle famiglie, pari a 10,2%) o al pagamento di un affitto (23,6% contro 18,4%).

L’11,7% dei bambini e ragazzi con meno di 16 anni risulta in condizione di deprivazione materiale e sociale specifica, presentando almeno tre segnali di deprivazione tra i 17 previsti per i minori. Un valore comunque inferiore a quello medio europeo, pari al 13,6%.

Il 4,9% dei minori presenta segnali di insicurezza alimentare, con significative differenze tra le ripartizioni geografiche: 3,1% nel Nord, 2,1% nel Centro e 8,9% nel Mezzogiorno.

Rispetto al 2021 (anno in cui è stato svolto un analogo approfondimento sulla condizione dei minori), nel 2024 la quota di minori a rischio di povertà o esclusione sociale diminuisce di 3 p.p. (soprattutto nel Nord) e, tra loro, raddoppia la quota degli stranieri; diminuisce anche l’incidenza della deprivazione materiale e sociale riferita specificatamente ai minori che, tuttavia, appare più severa poiché aumenta la quota di chi presenta più segnali (il 51,6% presenta almeno sei segnali, rispetto al 36,2% del 2021). Infine, l’insicurezza alimentare mostra un miglioramento a livello nazionale (-1 p.p.) e nel Nord (-3,1 p.p.) a fronte di una sostanziale stabilità nel Centro e nel Mezzogiorno.

La situazione finanziaria della famiglia in cui vive il minore è tra i fattori determinanti del rischio di povertà a cui potrà essere esposto in età adulta, il rischio cioè di vivere in una famiglia con un reddito netto equivalente inferiore a una soglia fissata al 60% della mediana della distribuzione individuale del reddito netto equivalente.

Nei Paesi Ue, l’incidenza del rischio di povertà (da qui in poi anche solo “rischio di povertà”) tra chi ha un’età compresa tra i 25 e i 59 anni è più elevata per coloro che, all’età di 14 anni, vivevano in famiglie con difficoltà finanziarie: nel 2023, è pari al 20% (media europea) a fronte del 12,4% registrato per coloro che sono cresciuti in famiglie con una buona condizione economica. L’Italia è tra i paesi dell’Ue che registrano le maggiori differenze, il rischio di povertà tra coloro che vivevano in famiglia in cattiva situazione finanziaria (34%) è infatti di ben 19,6 punti percentuali superiore a quello di chi viveva una buona situazione (14,4%).

Nel Mezzogiorno rischio di povertà o esclusione sociale più alto

Il rischio di povertà o esclusione sociale è un indicatore composito e indica la quota di individui che si trovano in almeno una delle seguenti condizioni: rischio di povertà, grave deprivazione materiale e sociale o bassa intensità lavorativa (Indicatore Europa 2030).

Nel 2024, il 26,7% dei bambini e ragazzi di età inferiore ai 16 anni (circa 2milioni 68mila minori) vive in famiglie a rischio di povertà o esclusione sociale, a fronte del 23,1% calcolato sul complesso della popolazione residente in Italia (circa 13 milioni 525mila persone). Rispetto al 2021, l’indicatore riferito ai minori migliora di 3 punti percentuali (-2,1 punti percentuali per l’intera popolazione). Diminuisce infatti sia il rischio di povertà (22,8% era 25,6% nel 2021) sia la bassa intensità lavorativa (6,7%, era 7,6% nel 2021) che riflette il generale andamento positivo del mercato del lavoro. Per contro, l’indicatore di grave deprivazione materiale e sociale segnala che il 6,1% dei minori (5,3% nel 2021) presenta almeno sette segnali di deprivazione dei tredici considerati.

Si confermano, anche nel 2024, i divari territoriali che vedono la situazione dei minori più disagiata nel Mezzogiorno (43,6%, era 45,7% nel 2021); nel Nord la quota dei minori a rischio di povertà o esclusione sociale si ferma al 14,3%, registrando una forte contrazione nel triennio (era 20,5% nel 2021), mentre nel Centro l’indicatore è pari al 26,2% in aumento rispetto al 2021 (23,4%).

Se il minore vive in una famiglia monoreddito il rischio di povertà o esclusione sociale è superiore di circa tre volte (53,5%) a quello dei minori in famiglie plurireddito (18%), un divario molto più marcato di quello osservato per il totale degli individui (39,3% per gli individui in famiglie monoreddito e 16% per quelli in famiglie plurireddito).

Non si osservano differenze significative nelle diverse fasce d’età: il rischio di povertà o esclusione sociale varia tra il 25,9% nella fascia di età 6-11 anni e il 27,7% per i bambini di età compresa tra 0 e 5 anni, quest’ultimo in significativo miglioramento rispetto al 2021 (quasi 4 punti percentuali in meno).

La tipologia familiare si associa a importanti differenze nelle condizioni economiche dei minori. Nel 2024, è a rischio di povertà o esclusione sociale più della metà (53,3%) dei minori che vivono in famiglie monogenitore con 2 o più figli, fenomeno che registra un peggioramento di oltre 13 punti percentuali rispetto al 2021; il rischio per i minori che vivono con entrambi i genitori e almeno un fratello è circa la metà (26,2%) e anche in miglioramento rispetto al 2021, quando era pari a 30,3%. Anche tra i minori che vivono con entrambi i genitori senza alcun fratello presentano valori in miglioramento rispetto al 2021 (18,1% rispetto al 21,8% del 2024).

Quando nella famiglia monogenitore è presente solamente la madre è a rischio di povertà o esclusione sociale il 48,4% dei minori (42,4% nel 2021), mentre la percentuale scende di quasi 8 punti (30,9%) nel caso di famiglie in cui è presente solo il padre (25,6% nel 2021).

Nel 2024, il rischio di povertà o esclusione sociale dei minori che vivono in famiglie dove la principale fonte di reddito è il lavoro dipendente è decisamente inferiore a quello stimato in presenza di redditi da lavoro autonomo (rispettivamente 17,3% e 24,4%), anche per effetto della diminuzione, rispetto al 2021, del rischio per le famiglie dove la fonte principale di reddito è da lavoro dipendente (era 22,1%) e dell’aumento per le altre (era 23,9%).

Nel 2024, i minori con cittadinanza straniera mostrano un rischio di povertà o esclusione sociale pari a 43,6%, valore superiore di oltre 20 punti percentuali rispetto al dato dei coetanei di cittadinanza italiana (23,5%). Questo divario raggiunge il suo massimo nel Mezzogiorno, dove l’incidenza del rischio di povertà o esclusione sociale tra i minori stranieri (78,2%) è quasi il doppio di quello dei minori italiani residenti nella stessa area (40,9%). Nel Nord, la quota dei minori di cittadinanza straniera a rischio di povertà o esclusione sociale scende a un terzo, ma la distanza dal valore dei coetanei di cittadinanza italiana (9,3%) rimane elevata. Rispetto al 2021, l’incidenza dei minori a rischio di povertà o esclusione sociale di cittadinanza italiana diminuisce nel Mezzogiorno (40,9% rispetto a 44,6% del 2021) e nel Nord (9,3% rispetto al 14% del 2021) dove l’indicatore segna una contrazione rilevante anche per i minori di cittadinanza straniera (33,9% rispetto a 48,6% del 2021).

Se si considera l’insieme dei minori che nel 2024 risulta a rischio di povertà o esclusione sociale, il 49,2% (più di un milione 17mila bambini e ragazzi) è di nazionalità italiana e vive nel Mezzogiorno, il 12,9% (più di 266mila) è italiano e vive nel Nord; in questa ripartizione vive anche l’11,9% dei minori a rischio di povertà o esclusione sociale con cittadinanza straniera (più di 246mila minori).

Il livello di istruzione dei genitori gioca un ruolo fondamentale nel determinare le condizioni di vita dei minori e, in particolare, il rischio di povertà o esclusione sociale. Nel 2024, oltre la metà (51,8%) di chi ha genitori con al massimo la licenza media inferiore è a rischio di povertà o esclusione sociale; l’incidenza è oltre cinque volte inferiore (10,3%) se almeno un genitore ha la laurea o un titolo superiore.

L’Italia, da più parti definita come un paese di vecchi (di cui comunque non riesce a farsi carico)  oggi non solo non è più giovane ma, incapace di investire su sé stessa e in crisi di futuro, risulta anche non essere un paese per giovani.

Fonte : www.istat.it

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