Questo articolo è a firma e responsabilità del PCL Molise.
Secondo la denuncia di un medico del Cardarelli, rilanciata dai media locali, posti letto disponibili non verrebbero utilizzati perché la chiusura delle cartelle di ricovero accumula ritardi anche lunghi. Tradotto: malati in barella in Pronto soccorso mentre altrove i letti restano “occupati” dalla burocrazia. Sul piano giudiziario parleranno le indagini; sul piano politico–organizzativo, invece, il quadro è già chiarissimo: mala gestio.
Ai tagli antisociali (anche di personale e posti letto) dalla stagione del Decreto Balduzzi, si somma la gestione locale che spesso scarica sui reparti l’assenza di una prevenzione organizzativa. Risultato: si galleggia grazie alla buona volontà degli operatori, nonostante tutto. Emblematica la storia del paziente rimbalzato tra strutture molisane in cerca di un letto e salvato soltanto grazie alla prontezza di un primario del Veneziale di Isernia. La sanità vive di persone reali, non di circolari.
Anche il privato non è l’Eden
Sbagliato tacere sul pubblico; sbagliatissimo fingere che nel privato vada sempre tutto bene. Basti il caso — qui riportato come testimonianza — di una persona con chiari sintomi di ictus che, pur portata in una struttura privata “specializzata”, sarebbe stata rimandata a casa con sospetti infondati e una generica indicazione di ricovero successivo: la notte, un ictus devastante; dopo mesi di sofferenze, il decesso. Le patologie tempo–dipendenti non perdonano ritardi, né nel pubblico né nel privato.
C’è chi in Giunta o Consiglio regionale — portavoce di interessi della sanità privata — esalta lo scoop contro il pubblico; c’è chi minimizza o tace. È la rappresentazione plastica dell’intreccio politica–affari nel settore che divora la quota più grande del bilancio regionale: soldi pubblici in ingresso, spesso privati in uscita. Gli schemi aziendalistici costruiti da destre e centrosinistra hanno trattato la sanità come una S.p.A., riducendo controllo democratico e tutela dei più fragili, e alimentando censure e ritorsioni contro chi denuncia.
Cosa fare subito
-
Sblocco amministrativo: task force dedicata alla chiusura cartelle arretrate; segretari di reparto e assistenti amministrativi per liberare i clinici dalla burocrazia.
-
Cruscotto unico posti letto: open data in tempo reale su pubblico e accreditato, integrato con il 118/112.
-
Percorsi tempo–dipendenti: protocolli regionali su ictus, infarto, sepsi con tempi-obiettivo e audit mensili.
-
Potenziamento OSS e assistenza domiciliare per anziani soli e non abbienti; presa in carico socio–sanitaria vera.
-
Tutela dei whistleblower sanitari: canale protetto, anonimato, no ritorsioni.
-
Centrale operativa unica per i trasferimenti interospedalieri: basta “pellegrinaggi” del malato in emergenza.
-
Ispezioni incrociate su pubblico e privato: stessi standard, stesse sanzioni, stesse responsabilità.
La logica del profitto è incompatibile con il diritto universale alla cura sancito dalla riforma del ’78. Serve riportare l’asse della sanità sotto proprietà e regia pubblica, interrompendo le guerre commerciali tra cordate. Ma non basta “statizzare”: occorre controllo sociale e democratico.
Proposta concreta: Consigli di comunità in ogni distretto (pazienti, operatori, sindaci, terzo settore) con potere ispettivo, parere vincolante su piani di riorganizzazione, pubblicazione trasparente di liste d’attesa, esiti, indicatori di qualità, reclami e azioni correttive.
Un posto letto non è un numero in un foglio Excel: è tempo di vita restituito. Tenere un paziente in barella perché una cartella resta aperta è ingiusto e pericoloso. La sanità molisana può scegliere: continuare a navigare a vista tra burocrazia e rendite, oppure rifondarsi come patto di mutuo soccorso. Pubblica. Trasparente. Umana.