Un giudice dovrebbe sempre comportarsi da giudice. Ma nel caso di Roberto Scarpinato, ex magistrato del pool antimafia di Palermo e oggi senatore del Movimento 5 Stelle, emergono intercettazioni che gettano un’ombra pesante sul suo ruolo di componente della Commissione parlamentare Antimafia.
Secondo quanto rivelato dalla trasmissione Lo Stato delle cose di Massimo Giletti su Rai 3, Scarpinato avrebbe contattato il suo ex collega Gioacchino Natoli per “prepararlo” alla convocazione in Commissione su un tema delicatissimo: il dossier “Mafia e Appalti” e i rapporti con il giudice Paolo Borsellino, ucciso da Cosa Nostra il 19 luglio 1992.
«Ti farò questa domanda», diceva Scarpinato a Natoli. Una frase che, se confermata, evidenzierebbe un evidente conflitto di interessi e una violazione delle regole istituzionali.

Le intercettazioni
Le conversazioni captate dalla procura di Caltanissetta:
-
Scarpinato si rivolge a Natoli dicendo: «E tu tira fuori questa storia, perché ti farò questa domanda».
-
Lo stesso senatore M5S pianifica: «Sai che intenzioni ho? Di seppellire la Colosimo (Chiara Colosimo, presidente della Commissione Antimafia, ndr) sotto una montagna di documenti».
Frasi che, secondo gli inquirenti, delineano un vero e proprio “coordinamento informale” tra membri ed ex membri del pool antimafia, finalizzato a indirizzare il dibattito in Commissione.

Le reazioni
Lo sdegno non si è fatto attendere. Manfredi Borsellino, figlio del magistrato assassinato, ha parlato di «vergogna e imbarazzo». Una posizione netta, che rispecchia il sentimento di una parte della società civile che vede tradita la memoria di chi, come suo padre, ha sacrificato la vita nella lotta alla mafia.
Dal mondo politico, molti chiedono chiarezza: dimissioni immediate dal Senato, espulsione dal M5S, un’indagine approfondita per verificare se siano state violate le regole istituzionali e democratiche.

La difesa di Scarpinato
Intervistato da Lo Stato delle cose il 21 ottobre 2023, l’ex magistrato avevato negato – prima della puntata di ieri sera – ogni accordo con Natoli:
«Io e Natoli non ci siamo mai messi d’accordo. Gli ho parlato prima che iniziassero le audizioni alla Commissione antimafia. Lo avevo indicato come una persona da sentire per le dichiarazioni rese in un processo e per le confidenze ricevute da Borsellino. Poi, mesi dopo, è stato accusato di aver gestito in modo irregolare un procedimento di cui non mi sono mai occupato. Su questa vicenda non gli ho fatto nessuna domanda. Quindi cosa dovevamo aggiustare?».
Una difesa che ha aumentato le polemiche, soprattutto alla luce delle intercettazioni.
La vicenda tocca nervi scoperti:
-
Il rapporto tra politica e magistratura, da sempre terreno minato in Italia.
-
La memoria di Borsellino, continuamente evocata e, in questo caso, percepita come manipolata.
-
La credibilità delle istituzioni, in particolare della Commissione Antimafia, che dovrebbe essere luogo di trasparenza e garanzia democratica.
Lo scenario che si apre è grave: se confermate, le rivelazioni mettono in discussione non solo la figura di Scarpinato, ma anche il rispetto delle regole basilari all’interno di una delle più delicate istituzioni parlamentari.
La domanda ora è inevitabile: Roberto Scarpinato si dimetterà? Il Movimento 5 Stelle prenderà le distanze da un suo senatore coinvolto in uno “scandalo” di tale portata?
Per ora, resta il peso delle intercettazioni e la voce di chi, come la famiglia Borsellino, continua a chiedere rispetto per una memoria che non può e non deve essere piegata a logiche di potere.



