Si racconta che un pesce rosso ha memoria solo da una sponda all’altra della boccia in cui si trova, nel momento in cui tocca il vetro e riparte in direzione opposta dimentica tutto. Un Paese senza memoria, ammonì Pasolini, è un Paese senza storia. Che si perde nell’etere e nell’etereo e infinito presente. Antonio Gramsci scrisse che la Storia insegna ma non ha scolari ed è, quindi, destinata a ripetersi.
In questi giorni si torna a parlare di guerra, di rischi di una guerra mondiale, diretta, di apocalissi belliche che possono arrivare. Ancora una volta la sensazione è che da un momento all’altro arriverà un nuovo Gavrilo Princip. E ineluttabile sarà la Guerra mondiale, con diretto coinvolgimento dell’Italia e dell’Europa intera. Che la democrazia ha improvvisi pericoli, rischi, cancellazioni. Come fossero grandine improvvisa d’estate.
Si fa riferimento a coinvolgimenti dell’Italia, Paese possibile target militare. Stupiti, terrorizzati, sconvolti. Come se mai nulla fosse accaduto verso questo baratro. Così non è, ma è più comodo nasconderlo. In Italia pullulano basi militari, armamenti di ogni tipo, persino testate nucleari a decine.
Tra i luoghi più a rischio la Sicilia, la regione della base di Sigonella. E del MUOS? Chi ricorda più la lotta per difendere Niscemi e le sue aree naturali, la salute dei suoi abitanti, la democrazia e il rispetto della legalità democratica, reale e sostanziale? Eppure non sono passati molti anni.
Su un possibile coinvolgimento del Muos di Niscemi negli attuali scenari di guerra in Medio Oriente chiede chiarezza al governo italiano l’Associazione Antimafie Rita Atria. Questo il comunicato integrale diramato nella giornata di ieri.
«Chiediamo chiarezza sull’utilizzo del MUOS di Niscemi: il Governo eserciti il diritto di sapere»
L’Associazione Antimafie Rita Atria chiede alle istituzioni politiche italiane, al Parlamento e al Governo di esercitare pienamente i propri poteri di controllo e trasparenza in merito all’utilizzo della base di telecomunicazioni militari MUOS (Mobile User Objective System) situata a Niscemi (Caltanissetta).
Questa infrastruttura, realizzata e gestita dalla U.S. Navy, rappresenta uno dei quattro nodi terrestri globali del sistema MUOS, rete satellitare in grado di garantire comunicazioni strategiche sicure alle forze armate statunitensi e alleate in tutto il mondo.
PREMESSA GIURIDICA
La stazione MUOS opera su territorio italiano e la sua presenza è regolata da accordi bilaterali tra Italia e Stati Uniti, a partire dal Bilateral Infrastructure Agreement (BIA) del 20 ottobre 1954, integrato da successivi protocolli tecnici e dal cosiddetto “Shell Agreement” del 2 febbraio 1995.
Tali accordi, pur riconoscendo agli Stati Uniti il diritto di installare e gestire determinate infrastrutture militari, non sospendono la sovranità della Repubblica Italiana e prevedono che l’uso di tali installazioni avvenga nell’ambito della cooperazione atlantica e nel rispetto del diritto internazionale.
CHIEDIAMO
Alla luce del grave deterioramento della situazione in Medio Oriente e del conflitto in corso nell’area di Gaza, chiediamo che il Governo italiano:
– Verifichi se e in che modo le parabole e le infrastrutture del MUOS di Niscemi stiano supportando operazioni militari attive.
– Renda pubbliche le informazioni essenziali sulle attività svolte, nel rispetto della sicurezza nazionale ma anche del diritto dei cittadini e delle istituzioni democratiche ad essere informati.
– Chiarisca se l’utilizzo della base sia coerente con gli accordi bilaterali vigenti e con gli obblighi costituzionali dell’Italia, che non consentono l’uso del territorio nazionale per azioni di guerra senza previa deliberazione parlamentare (art. 80 Cost.).
La trasparenza, il controllo democratico e il rispetto della sovranità nazionale non sono opzioni: sono principi fondamentali di uno Stato di diritto.
Chiediamo dunque che l’Italia eserciti il diritto – e il dovere – di sapere come viene utilizzata una struttura militare così strategica e delicata posta nel cuore del nostro territorio.
Dieci anni l’Associazione Antimafie Rita Atria portò la voce dell’opposizione al MUOS al Parlamento Europeo. Dopo anni di denunce, esposti, lotta concreta. Denunciando la sovranità limitata di questo Paese, la svendita della Sicilia, “portaerei sul Mediterraneo”. Una lotta tradita da chi ha svenduto tutto e si è genuflesso una volta andato al potere.
Il video in quest’articolo documenta l’intervento di Nadia Furnari, vicepresidente dell’Associazione Antimafie Rita Atria, al Parlamento Europeo.
«Succedeva 10 anni fa. Poi il M5S andando al governo ha deciso di voltare le spalle al movimento No MUos e ai siciliani. C’è tempo per chiedere scusa e per tornare a portare la lotta NO MUOS nelle sedi opportune. Ma su questo, a breve, torneremo a parlare … e così vediamo se gli unici genuflessi agli USA sono i membri del governo italiano o tutta la politica italiana. Per dovere di cronaca: la procura di Caltagirone ha assolto i funzionari regionali, delle altre denunce non abbiamo notizie e il CGA ha annullato le sentenze del TAR» si legge sulla pagina facebook dell’Associazione.
Questa la trascrizione dell’intervento di Nadia Furnari.
In Sicilia un’associazione contro le mafie si ritrova a denunciare un dirigente regionale per la revoca della revoca come falso ideologico, un sottosegretario del governo italiano per aver detto il falso, che Niscemi è una base Nato. Niscemi non è una base Nato, nasceva ad uso esclusivo degli USA. E si trova a denunciare la Polizia di Stato perché, nonostante una sentenza del TAR, scortava i militari statunitensi e gli operai per continuare i lavori. Questo ha permesso di depositare una denuncia alla Procura della Repubblica di Caltagirone per chiedere alla magistratura di intervenire e apporre i sigilli. Questo accade in Sicilia. Ma in sicilia accade un’altra cosa, accade che si fanno esercitazioni in estate con elicotteri senza avvisare proprietari dei terreni. Se gli Stati Uniti d’America tranquillamente fanno esercitazioni, senza avvisare i proprietari, senza avvisare la gente creando allarmismo, c’è una regione che è stata definita da un ex ministro una portaerei sul mediterraneo. E allora la comunità europea, cioè il parlamento europeo, dovrebbe porsi una domanda visto che tra i suoi scopi ha il controllo democratico, visto che tra i suoi scopi c’è quello di individuare il corretto utilizzo dei fondi comunitari, allora la domanda, il problema da porre è questo: se la Sicilia è una portaaerei cioè se l’Italia ha letteralmente svenduto una regione (perché di questo si parla) si supera il processo democratico cioè si fa passare una decisione così importante senza il parlamento senza che il parlamento si scandalizzi. Parlo della vecchia legislatura, non si sono posti il problema che c’è qualcuno che decide non a livello governativo ma addirittura tra generali, tra militari allora io credo che in Italia ci sia un problema democratico, che in Italia sia sospesa la sovranità del popolo e ci sia una sovranità limitata, che si debba anche analizzare chi è uno stato membro all’interno della Comunità Europea. Ricordo che la mafia si alimenta con la guerra, si alimenta con i traffici di armi, si alimenta con il traffico di migranti. Il problema del MUOS, della militarizzazione della Sicilia, come due cose completamente diverse con i flussi migratori siamo miopi, se pensiamo che la Sicilia possa essere contemporaneamente una portaerei sul Mediterraneo e che possa essere invece un posto dove l’agricoltura possa avere un futuro o il turismo possa avere un futuro c’è un grande cortocircuito. Allora faccio una provocazione: la Comunità Europea si deve porre il problema, che senso ha dare finanziamenti per l’agricoltura, per lo sviluppo economico, culturale, turistico di una regione che è stata ceduta dal governo italiano agli Stati Uniti d’America perché di questo si tratta, ce lo dobbiamo porre questo problema, a questo punto dovrebbe provocatoriamente chiedere agli USA di elargire loro i finanziamenti. Noi così ci sentiamo, così ci sentiamo oggi dove cadono i ponti, dove cadono i viadotti, dove la viabilità è praticamente impossibile, le due principali città della regione – Palermo e Catania – sono separate da un viadotto che il governo con grande arroganza dice di poter ricostruire in due anni, c’è un problema democratico. Noi la battaglia la possiamo vincere, non ci sono dubbi che la possiamo vincere. Ci sono tanti modi di uccidere le persone, si possono utilizzare le bombe, si possono utilizzare le pistole, ma si possono utilizzare anche questi sistemi, perché si muore di scelte economiche, si smuore anche di onde elettromagnetiche, si muore di inquinamento e l’Ilva insegna. Vorrei chiudere con una proposta, noi possiamo vincerla questa battaglia, ma la possiamo vincere solo e soltanto se l’Europa decide di osservare attentamente i processi democratici dell’Italia. L’Italia non è più un Paese democratico e di questo mi assumo assolutamente la responsabilità.