Lettera Aperta di Gennaro Ciliberto, Testimone di Giustizia
Resa pubblica durante l’incontro alla Camera dei Deputati (Sala Matteotti) del giorno 2 ottobre 2025 (alla presenza dell’On. Davide Aiello, del Sen. Walter Verini, dell’On. Piera Aiello e dell’On. Stefania Ascari). Domani pubblicheremo l’articolo con il video integrale dell’iniziativa.
Quando ho deciso di denunciare le infiltrazioni mafiose e le anomalie costruttive nell’ambito degli appalti autostradali, non mi sarei mai atteso di essere abbandonato dalle istruzioni, con le mie denunce ho salvato centinaia di vite umane, ma il sistema corruzione ha prodotto morte ed il crollo del Morandi è parte di quel sistema.
Da Trento a Palmi ho denunciato e bloccato appalti milionari soldi che sarebbe finiti delle casse della camorra, non avrei mai immaginato che la mia vita avrebbe avuto un risvolto così tragico. All’epoca, non conoscevo la figura del Testimone di Giustizia.
Oggi ho una vita devastata, distrutta, dove, dopo 14 anni, non si intravede ancora la parola fine. Ero un giovane manager, avevo una carriera, una famiglia e tanta voglia di vivere. Ma dopo quella denuncia, la mia esistenza e quella della mia famiglia si sono trasformate in un inferno.
Forse sono l’unico caso in Italia ad aver cambiato le generalità per ben due volte. Vedersi cancellare tutto in un istante è terrificante; non avere la possibilità di programmare il futuro è atroce.
Tuttavia, chi gestisce la mia vita e quella dei miei familiari è spesso insensibile e, non applicando la legge, ci rende esposti a pericoli e incapaci di ricostruirci una vita. Sulla carta, lo speciale programma di protezione è perfetto, ma nell’applicazione fa acqua da tutte le parti, sia sul profilo della sicurezza che su quello del reinserimento socio-lavorativo e del supporto psicologico. Non esiste nulla di ciò che la normativa prevede.
Siamo gestiti da un apparato, chiamato Servizio Centrale di Protezione (SCP), che non rispetta minimamente la figura del Testimone di Giustizia. Negli anni, ci siamo sentiti chiamare nei modi più dispregiativi. Non abbiamo mai ricevuto un vero supporto; al contrario, subiamo un vero e proprio accanimento affinché la nostra vita resti un inferno.
Il tutto si racchiude nella paura della vendetta delle mafie, che non dimenticano, e nell’accanimento del Servizio Centrale di Protezione, che pone in essere atteggiamenti punitivi nei confronti dei protetti.
Aggiungiamo a ciò che chi dovrebbe vigilare sul comportamento dell’SCP e sulla giusta applicazione della normativa è indifferente. Questa indifferenza ha un nome: Commissione Centrale ex art. 10. Non abbiamo mai vissuto un periodo così buio e drammatico da quando un Presidente di Commissione rifiuta volontariamente di audire i Testimoni di Giustizia, nonostante la legge citi che l’audizione dei protetti debba avvenire entro il termine di 30 giorni.
Non riesco a capire come sia possibile affermare che il Governo metta in atto azioni di contrasto alle mafie e poi distrugga volontariamente la figura dei Testimoni di Giustizia. Non posso concepire come un Presidente del Consiglio vada a Caivano a fare una passerella e poi non si degni di rispondere alle tante comunicazioni di un Testimone di Giustizia: un padre, un cittadino italiano onesto e incensurato che ha una sola colpa: aver denunciato le mafie e la corruzione.
Lo stesso atteggiamento è portato avanti dalla Presidente della Commissione Parlamentare Antimafia che, non solo non attiva le audizioni nel Comitato Testimoni di Giustizia, ma nelle sue funzioni pone in essere atteggiamenti che mettono in pericolo la mia vita. Mai mi ero sentito più in pericolo e umiliato dopo la telefonata ricevuta dalla Presidente Colosimo, un vero attacco alla legalità, alla figura del Testimone di Giustizia e al sistema di protezione.
Ma allora, se da una parte ci sono le mafie che hanno promesso vendetta e dall’altra ci sono figure istituzionali che sono indifferenti e umiliano i Testimoni di Giustizia, noi che abbiamo creduto nello Stato e nella giustizia cosa possiamo fare?
Ho perso la mia identità, il mio passato, un passato pulito, senza alcuna macchia. Non posso più mostrare il mio volto in pubblico perché io le regole le rispetto. Mi ero da solo ricostruito una vita, un lavoro, una famiglia, ed oggi mi ritrovo a perdere tutto perché un apparato predisposto a proteggermi ha sbagliato.
Mi spingono quotidianamente ad arrendermi, alla povertà, a perdere nuovamente tutto.
E in questo lo Stato dov’è?
Dov’è il Presidente della Commissione Centrale ex art. 10?
Dov’è il Ministro dell’Interno Piantedosi?
Dov’è la Presidente della Commissione Parlamentare Antimafia Colosimo?
Dov’è il Presidente del Consiglio Meloni?
La scorta per noi non è uno status symbol, ma una questione di vita o di morte, e ci viene puntualmente negata, nonostante siamo inseriti in uno speciale programma di protezione. Ripeto: le mafie non dimenticano. Sono certo che prima o poi sarò ucciso e non avrò la stessa fortuna di quando fui sparato in un agguato.
La mia morte avrà dei mandanti e degli esecutori, ma anche dei responsabili di Stato che, con i loro silenzi e la loro indifferenza, daranno una mano alle mafie. Lo dico oggi e voglio che rimanga impresso nella mente degli onesti.
Le passerelle delle commemorazioni servono a poco o nulla se si abbandonano i vivi, lasciando i Testimoni di Giustizia senza alcuna protezione. Lo spot di una politica che sulla carta afferma di contrastare le mafie e poi nella realtà non protegge la vita dei Testimoni di Giustizia è una politica complice.
Interrogazioni parlamentari che non ricevono risposta da parte del Ministro dell’interno.
Denuncerei ciò che ho denunciato altre mille volte, ma oggi ho una certezza: dopo la denuncia, si resta soli, si è un bersaglio e troppo spesso si viene considerati nemici e non esempi. Questo atteggiamento è un chiaro messaggio a chi vuole denunciare, incoraggiandolo ad avere sempre più paura.
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