Nel giorno in cui un’altra donna è stata uccisa, l’ennesima vittima di femminicidio, oltre settanta dall’inizio dell’anno, la Commissione Cultura della Camera, su proposta della Lega, ha approvato un emendamento che vieta per legge l’educazione affettiva e sessuale non solo nelle scuole dell’infanzia, ma anche nelle scuole medie, imponendo inoltre il consenso scritto dei genitori per le superiori.
Una decisione che suona come una condanna all’ignoranza e alla paura, nel momento storico in cui il Paese avrebbe bisogno di più formazione, più consapevolezza, più rispetto.
“Chi governa oggi non ha nessuna intenzione di affrontare il problema della violenza di genere e della crescente violenza tra minori”, ha dichiarato l’onorevole Stefania Ascari (M5S), deputata da sempre impegnata sui temi dei diritti e della parità.
Una denuncia lucida e feroce contro quella che definisce “una cultura patriarcale che chi ci governa vuole mantenere viva, forte e dominante”.
Ascari ricorda di aver depositato da anni una legge per portare l’educazione affettiva e sessuale in tutte le scuole di ogni ordine e grado.
“Se fosse stata approvata, forse oggi saremmo un passo più avanti”, sottolinea, evidenziando come la prevenzione — e non la repressione — sia la chiave per combattere la violenza di genere.
Invece, aggiunge, “stanno facendo l’esatto opposto: negano a ragazze e ragazzi, ai nostri figli e alle nostre figlie, il diritto di accedere a un’educazione seria, scrupolosa, costruita da professionisti e pensata per proteggerli, non per confonderli”.
L’educazione affettiva e sessuale non è un vezzo progressista, ma una necessità sociale, uno strumento fondamentale per insegnare il rispetto reciproco, il consenso, la parità, per disinnescare la violenza prima che germogli.
Eppure, mentre l’Italia continua a contare le vittime, la maggioranza sceglie di cancellare ogni tentativo di prevenzione.
Ascari punta il dito contro l’ipocrisia di chi si proclama “difensore della famiglia”, ma poi nega ai giovani la possibilità di capire e vivere in modo sano la propria affettività.
“Fanno finta di non vedere che gli adolescenti oggi crescono immersi in contenuti che parlano di sesso con la voce della pornografia più violenta e distorta.
Messaggi che girano sui social, che normalizzano l’abuso, il dominio, la sopraffazione”, scrive la deputata, ricordando che “negare loro un’educazione affettiva e sessuale significa lasciarli soli in mezzo a tutto questo”.
È un quadro inquietante, quello che emerge: una generazione lasciata alla deriva, educata da algoritmi e contenuti tossici, mentre la politica volta le spalle.
“Significa voltarsi dall’altra parte mentre imparano a relazionarsi col proprio corpo e con gli altri attraverso modelli pericolosi”, denuncia Ascari, “state consegnando ai nostri figli e alle nostre figlie un mondo più ignorante, più violento, più fragile”.
E poi l’affondo finale, durissimo: “Vi nascondete dietro un’ideologia che ha paura della libertà, del confronto, della consapevolezza. Ma soprattutto avete paura di una generazione capace di riconoscere la violenza prima che sia troppo tardi. Ci troviamo in un abisso di analfabetismo empatico ed emotivo, siete vergognosi e fate schifo.”
Parole che pesano come macigni e che descrivono con precisione il tradimento morale e culturale di una classe politica che preferisce alimentare la paura piuttosto che coltivare la conoscenza.
In un Paese dove ogni tre giorni una donna viene uccisa, dove i minorenni commettono e subiscono violenze sessuali sempre più gravi, vietare l’educazione affettiva e sessuale nelle scuole non è solo una scelta politica: è un atto di irresponsabilità sociale.
Significa disarmare i giovani di fronte all’odio e all’ignoranza, privarli degli strumenti per costruire relazioni sane, rispettose, libere da violenza.
L’Italia, ancora una volta, sceglie di arretrare.
E mentre il governo esulta per un emendamento, la realtà fuori dal Palazzo continua a macchiarsi di sangue, silenzio e paura.






