La mafia non è un fantasma del passato. Non è un fenomeno relegato alle pagine di storia o ai film d’autore. È una presenza viva, mutevole, che continua a infestare i territori, a infiltrarsi nelle istituzioni, a condizionare l’economia e il consenso politico.
L’Associazione “Antimafia e Legalità”, in una nota diffusa oggi, ha voluto ricordare ancora una volta l’essenza del sistema mafioso: “le cosche mafiose hanno due scopi fondamentali: presidio del territorio e arricchimento illecito.”
Nelle cosche, la fedeltà ai capi e il silenzio omertoso sono regole non scritte ma ferree. In cambio si ottengono denaro, protezione, favori. Un patto infame che garantisce sopravvivenza e vantaggi personali a scapito del bene comune.
E quando l’interesse cambia direzione, il tradimento si trasforma in strategia: si passa da una cosca all’altra come si cambia casacca politica.
È un meccanismo antico, ma ancora oggi attuale. E la nota dell’associazione lo dice senza mezzi termini: “Occupare per interesse di parte le istituzioni, arricchirsi illecitamente mediante la corruzione, inquinare la qualità del consenso elettorale, favorire gli amici, chiedere fedeltà ai sodali, mercanteggiare i posti di potere: tutto questo è MAFIA.”
Mafia politica e consenso sporco
La denuncia è chiara e durissima: la mafia politica non si nasconde più nelle campagne o nelle periferie, ma siede nei consigli comunali e regionali, si traveste da amministratore, da consigliere, da rappresentante del popolo.
E quando un politico passa disinvoltamente da un partito all’altro per convenienza personale, quando usa il potere per favorire sé stesso o i suoi sodali, quel gesto è mafioso.
Perché la mafia non è solo pistola e pizzo, ma soprattutto mentalità, sistema di scambio, cultura del privilegio e della fedeltà cieca.
“Ciò che rattrista,” si legge nella nota, “è che questi esponenti della mafia politica vengono eletti dai cittadini, che così ne diventano complici.”
Una complicità spesso inconsapevole, ma devastante. Il voto dato per abitudine, per paura o per favore è un voto che alimenta il potere criminale.
Rompere il silenzio, costruire l’alternativa
La speranza, però, non è morta. “I cittadini onesti devono organizzarsi per costruire un’alternativa”, scrive ancora l’associazione, “a partire dalle singole realtà locali.”
Non bastano gli slogan, non bastano le commemorazioni. Serve azione concreta, partecipazione, coraggio civile.
Perché la mafia, come ricordava Giovanni Falcone, è sì un fenomeno umano — e dunque destinato a finire — ma solo se ognuno di noi contribuirà alla sua estinzione.
Restare indifferenti significa alimentarla. Restare in silenzio significa diventare complici.
La legalità non è un concetto astratto, è una scelta quotidiana.
Ogni volta che un cittadino dice “no” al compromesso, ogni volta che denuncia, che non si volta dall’altra parte, un pezzo di mafia muore.
L’Associazione “Antimafia e Legalità” lancia dunque un appello forte:
“Solo un popolo consapevole può liberarsi dalla mafia. Solo un popolo organizzato può impedire che la corruzione continui a sporcarsi di potere e a chiamarsi politica.”
Oggi più che mai, nel silenzio di tanti e nel rumore di pochi, la voce di chi non si piega deve diventare coro.
Perché la mafia si nutre di paura e di consenso, ma muore di coraggio e di verità.
In sintesi: presidio del territorio e arricchimento illecito restano le due colonne portanti del sistema mafioso, ma l’unico antidoto reale è la partecipazione civile.
Come diceva Falcone: “Gli uomini passano, ma le idee restano. E continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini.”
Finché ci saranno cittadini pronti a camminare, la mafia non avrà vinto.





