«Noi cittadini onesti non ci arrenderemo mai», dice Aiello. È la sola promessa che vale qualcosa, finché chi dovrebbe proteggere continuerà a giocare a nascondino con la legge. Ora servono atti, non slogan. E risposte, non passerelle.
Quando Piera Aiello pronuncia quella frase: «Se lo Stato non è in grado di proteggere, chiuda baracca e burattini», non è la provocazione di un talk show. È la sintesi di trent’anni di carne viva: denunce, latitanze forzate, identità mutate. L’On. Aiello ricorda l’inizio: nel 1991 testimoni e collaboratori stavano nello stesso calderone. Poi la distinzione normativa (2001), quindi la Legge 6/2018 che avrebbe dovuto blindare tutele, reinserimento, audizioni. Sulla carta.
Nella pratica, dice, siamo tornati indietro: audizioni evaporate, protocolli abrogati, prassi che scavalcano le norme. E una Commissione parlamentare Antimafia che, in questa legislatura, «è stata vanificata».
I testimoni di giustizia sono cittadini perbene che danno un apporto decisivo alle indagini. I collaboratori sono ex criminali che scambiano informazioni con benefici. La legge li distingue; il sistema li tratta in egual modo quando conviene.
Il nodo è il reinserimento: previsto per i testimoni (anche con cambio di generalità), spesso negato in concreto. Emblematica la Sicilia: una legge regionale e poi una nazionale hanno aperto alla collocazione nella PA; eppure un protocollo d’intesa che proteggeva i dati dei testimoni distaccati è stato tolto. Risultato? Dati sensibili esposti, identità ricucite con il passato, rischio reale sulla pelle di chi ha denunciato.
La norma è limpida: chi chiede di essere sentito deve esserlo entro 30 giorni davanti alla Commissione centrale ex art. 10 o al Servizio Centrale di Protezione (SCP).
Aiello corregge un equivoco diffuso: non è la Commissione parlamentare Antimafia ad avere quell’obbligo. Ma aggiunge: questa Commissione ha il dovere politico e istituzionale di rispondere sempre per via ufficiale, non con telefonate su linee non protette. Le prassi corrette – spiega da ex presidente di Comitato – prevedono che ogni contatto passi per lo SCP, che fa da filtro e convoca in sicurezza (anche da remoto). Il resto espone i protetti e scredita lo Stato.
Ciliberto, Coppola e una normalità che non è normale
I casi di Gennaro Ciliberto e Luigi Coppola sono per Aiello cartine di tornasole. La Presidente Colosimo – secondo quanto riferito dai testimoni – li avrebbe contattati direttamente su cellulare. «Non è normale» ribadisce Aiello. Prima si leggono le carte, poi si decide; non il contrario.
Quanto all’affermazione telefonica della Colosimo «gli altri comitati non hanno risolto nulla», Aiello risponde: falso.
Nelle legislature precedenti i comitati hanno udito decine di persone, depositato relazioni e proposte di legge. Oggi? «Una Presidente che si intesta il Comitato Testimoni e in mesi audisce un solo imprenditore che comitato è?».
Mantovano, consulenti e conflitti apparenti
Al centro del mirino c’è anche la catena di comando politica: la Commissione centrale ex art. 10 presieduta da Nicola Molteni e l’area di influenza dell’on. Alfredo Mantovano (oggi Sottosegretario alla Presidenza). Per Aiello, negli anni, la governance ha spostato potere decisionale sul SCP (Servizio Centrale di Protezione), che dovrebbe essere solo esecutivo.
Poi i consulenti: nomine, ruoli, vicinanze. Dalla figura di Mario Mori (tema già sollevato da inchieste giornalistiche) al profilo dell’avv. Angela Verbaro. Domande legittime, che chiedono trasparenza. Oggi assente.
Aiello cita l’esperienza con i U.S. Marshals: nuova identità, lavoro, casa. Tre pilastri. In Italia il programma spesso vegetalizza per anni le persone, senza restituire autonomia. E intanto – denuncia Aiello – calano le denunce: «Se ieri era un salto nel buio, almeno lo Stato ti prendeva. Oggi neanche quello».
Se bambini nati nel programma crescono senza sostegni psicologici, se famiglie sopravvivono con 300 euro al mese, se i contratti firmati con lo Stato vengono disattesi, che messaggio diamo?
«Non vogliono più persone che denunciano.» È una frase pesantissima, ma l’unica davvero coerente con i fatti che racconta e che stiamo raccogliendo. E allora l’alternativa è semplice: riattivare la protezione per davvero o avere il coraggio di dire al Paese che non c’è più.
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Chi ha scritto materialmente la mail inviata a Gennaro Ciliberto per chiederne i contatti?
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Con quale qualifica e con quale mandato è stata firmata quella mail? Indicare nome, ruolo e atto di conferimento.
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Che ruolo formale ricopre la segreteria particolare della Presidente nei dossier sui testimoni di giustizia?
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Quali legami politico–istituzionali ha l’autore/autrice della mail con membri della Commissione o dell’Esecutivo?
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La Presidente Chiara Colosimo era a conoscenza della mail prima dell’invio? L’ha letta e avallata?
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Perché la Presidente ha telefonato direttamente a soggetti in protezione (Ciliberto, Coppola) su linee non protette?
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Chi ha autorizzato quelle telefonate e con quale protocollo scritto? Si fornisca copia del protocollo.
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Quando saranno calendarizzate le audizioni richieste (Ciliberto, Coppola, altri) nel rispetto dell’art. 17, L. 6/2018 presso Commissione centrale/SCP?
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Quale protocollo scritto disciplina oggi i contatti tra Commissione e testimoni in protezione? È pubblico? È stato rispettato?
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Chi ha nominato l’avv. Angela Verbaro consulente della Commissione? Atto, data, oggetto dell’incarico.
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Quali compiti, poteri, limiti e obiettivi sono stati assegnati per iscritto all’avv. Verbaro?
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L’avv. Verbaro conosce lo stato reale dei testimoni italiani e le criticità del programma di protezione? Con quali atti lo dimostra?
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L’avv. Verbaro conosce la storia del testimone di giustizia Gennaro Ciliberto (oggi nello speciale programma di protezione)?
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L’avv. Verbaro era a conoscenza della mail inviata a Ciliberto dalla segreteria?
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All’epoca in cui i familiari Verbaro erano testimoni, quale ruolo rivestiva Alfredo Mantovano nella Commissione centrale ex art. 10 e quali decisioni assunse?
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L’avv. Verbaro intrattiene oggi rapporti (istituzionali o professionali) con Alfredo Mantovano? Di quale natura?
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Chi ha proposto o avallato la nomina di Tano Grasso come consulente della Commissione?
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Qual è il ruolo operativo di Tano Grasso e quali risultati misurabili ha prodotto sinora (atti, relazioni, audizioni promosse)?
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I consulenti percepiscono compensi? Importi, capitoli di bilancio, durata degli incarichi e indicatori di risultato.
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La Presidente del Consiglio e il Governo sono formalmente informati di mail, telefonate e ritardi sulle audizioni? Quale indirizzo politico intendono assumere immediatamente?
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