La rissa avvenuta la mattina del 12 giugno, poche ore dopo la fine dei festeggiamenti in onore della Madonna dei Miracoli, con il pestaggio di un ragazzo è l’ultimo grave episodio di cronaca avvenuto a Casalbordino. Tre anni fa, sempre nei giorni della stessa festa, un ristoratore fu picchiato nella notte tra il 10 e l’11 giugno. Il 15 agosto scorso, durante un controllo del rispetto di una misura restrittiva in un’abitazione, è stato aggredito un carabiniere in servizio, il 27 ottobre scorso un ragazzo è stato accoltellato in località Miracoli. Dopo la violazione di un Daspo urbano in una conferenza stampa in piazza Umberto I i carabinieri fecero riferimento ad una «pericolosità sociale da infrenare». Tutto denunciato e raccontato nell’archivio di questo giornale.
Il 1° luglio scorso sono scattate le “zone a tutela rafforzata” disposte con ordinanza del Prefetto di Chieti Gaetano Cupello. Nelle aree designate nell’ordinanza prefettizia è vietata la presenza a coloro che in precedenza vi hanno assunto atteggiamenti aggressivi, minacciosi o insistentemente molesti, determinando un pericolo concreto per la sicurezza pubblica, tale da ostacolare la libera e piena fruibilità delle stesse aree o sono stati già destinatari di segnalazioni all’Autorità Giudiziaria per aver commesso reati legati a stupefacenti, omicidio, percosse, lesioni personali, rissa, furto con strappo, rapina, danneggiamento, invasione di terreni o edifici, detenzione o porto abusivo di armi o porto di armi o oggetti che possono ferire terze persone.
A Casalbordino l’unico luogo interessato è il lungomare, precisamente via Bachelet e via Alessandrini. Nessuna disposizione invece per località Miracoli e il centro.
L’Abruzzo isola felice e la provincia di Chieti tranquilla e camomilla sono favolette che vengono propinate da decenni. La realtà, dietro l’ipocrisia piccoloborghese, ipocrita e benpensante, è ben altra. Alimentata da un ventre oscuro e violento, criminale e pre-potente che raccontiamo sin dal primo giorno.
Lo spaccio è tra le attività più diffuse e consolidate di famiglie che sono veri clan, di gruppi criminali anche mafiosi di fuori regione e autoctoni. Insieme al riciclaggio di denaro, le penetrazioni di camorra e società foggiana sono acclarate, allo sfruttamento della schiavitù sessuale, all’usura (Chieti tra le province più esposte in Italia).
Così come tantissime sono le notizie di violenze maschili contro le donne, gli abusi anche pedofili. L’Abruzzo è grande come una parte di Roma ma ha un tasso di pedofilia e pedopornografia altissimo, la provincia di Chieti la più presente sulle cronache, come abbiamo raccontato, documentato e denunciato varie volte. E ogni mese, in media, in Abruzzo scompare un minore e tantissimi possono finire vittime delle reti criminali di prostituzione, pedofilia, commercio di organi e tratta.
Casalbordino è pienamente inserita in questo tessuto asociale, in quel che abbiamo definito ventre oscuro e violento. Il nostro primo articolo in cui è citata è del 10 gennaio 2020, oltre cinque anni fa. Ed è tra i più citati in questi 126 mesi. Tra aggressioni violente, pestaggi, spaccio, daspo urbano violato e altro. Abbiamo notizia che in questi anni diverse sono state le denunce che hanno portato a far scattare il “Codice Rosso”. Così come tanti sono i pazienti del Serd di Vasto. E nel passato di questo territorio ci sono anche tragedie legate a quel mondo.
Voci su episodi recenti, “notizie” – su cui abbiamo cercato riscontri trovandoli solo parzialmente e anche a parziale smentita di quanto diffuso – che in un caso hanno colpito l’attenzione (l’altro “casualmente” no) sarebbero avvenute in piazza Umberto I e non molto distante. Abbiamo già riportato in passato quanto accade in alcune zone, tra fuochi d’artificio sparati in piena notte ad altri atteggiamenti altrettanto pre-potenti che rappresentano una sfida alla minima convivenza civile. In tutto questo sottovoce c’è chi si lamenta, chi alimenta voci ma di concreto ben nulla, nessuna denuncia alle forze dell’ordine, nessuna reazione reale.
Facile far finta di lamentarsi annascosti (come si direbbe col dialetto locale) ma non agire di conseguenza, comodo scaricare su altri. In questi oltre cinque anni non tutto abbiamo potuto raccontare, in alcuni casi vigliaccheria, omertà, accondiscendenza hanno trionfato, in altri di riscontri non ne abbiamo trovati e chi dice di averne si guarda bene dal metterci la faccia. Un dato su tutti: c’è chi è protagonista da sempre del ventre oscuro e violento e chi non è mai stato neanche sfiorato, c’è chi colleziona denunce e provvedimenti dell’autorità giudiziaria e chi non ci risulta sia mai stato coinvolto. Premesso che ex detenuti, come già evidenziato nei giorni scorsi, significa tutto e il contrario di tutto registriamo “voci”, “chiacchiere da bar” e simili sugli internati della Casa Lavoro presenti in Paese ospitati nella Fattoria Vita Felice.
Ma di concreto e reale, in oltre cinque anni, nulla. Mentre appunto, nella regione, nella provincia, nel territorio le cui realtà si è sottolineato all’inizio, fonti certe e acclarate di quel che definire “allarme sociale” è fin troppo riduttivo – spaccio, violenze, molestie e altro – hanno fonti ben precise e delineate. Ma più facile vociferare su quel che non è riscontrato e riscontrabile piuttosto che parlare, prendere posizione, metterci la faccia su quel che è più che acclarato, documentato e certo. Se qualcuna/o può smentirci lo faccia. Ma con atti e fatti reali e concreti, non voci e chiacchiere, ci metta la faccia e agisca di conseguenza. Senza c’è poco da disprezzare persone solo perché danno fastidio al perbenismo e al piccoloborghesismo. E gli unici da disprezzare sono i comari e le comari.





