«Stordisce il pensiero — e i fatti — degli abusi di minori su minori. Le segnalazioni di materiale pedopornografico sono la testimonianza reale di ciò che accade. Dobbiamo fare molto di più. Oltre gli slogan, qualora ce ne fossero. L’abuso è devastante. E i sopravvissuti ne sono i testimoni».
È la riflessione, amara e dolorosa, di don Fortunato Di Noto, fondatore e presidente dell’associazione Meter, dopo la notizia dell’arresto di un diciassettenne e di un diciottenne di Montesilvano per pedopornografia e violenza sessuale aggravata su un bambino di 10 anni. Una delle ultime notizie giunte dall’Abruzzo sul fronte dei pedocrimini. Un numero sempre più enorme di abusi, stupri, pedopornografia in una regione piccola come alcune zone della Capitale.
Nel novembre scorso erano già oltre venti le inchieste in pochi anni in tutto l’Abruzzo, molte concentrate nella provincia di Chieti. Una contabilità dell’orrore in cui, probabilmente, altre notizie sono sfuggite. Ora, poco più di sei mesi dopo, potrebbero essere il doppio o quasi. Nella primavera scorsa anche maxi operazioni nazionali ed internazionali contro la pedopornografia, una partita dopo una segnalazione dall’Ucraina.
Tra le (allora) oltre venti inchieste nel novembre scorso una contro lo sfruttamento sessuale minorile a Chieti. Grazie alla denuncia di una madre le forze dell’ordine hanno potuto sgominare la rete criminale. E non è la prima, in Abruzzo e anche nello stesso chietino. Chi stupra, chi ha sfruttato, chi ha favorito, chi sono i “clienti” di questo sporco traffico? Come è possibile che in pochi anni ne sono stati scoperti diversi? Quanti padri di famiglia, quanta “brava gente” che vive, lavora, si diverte, percorre le strade e le piazze accanto a noi hanno alimentato e fatto guadagnare gli sfruttatori? Sono domande che andrebbero poste, vanno poste, sarebbero doverose e dovrebbero sconvolgere, raccapricciare, devastare la coscienza. Ed invece, mesi dopo, sono rimaste inevase, ignorate.
Numeri degli abusi, delle violenze, dello sfruttamento pedofili sconvolgenti, che dovrebbero sconvolgere. E dietro ognuno di questi numeri c’è una vita uccisa, devastata, abusata, segnata per sempre. Dolori, sofferenze, atrocità che non dovrebbero far dormire la notte, interrogare tutti. La provincia camomilla, la regione che continua a cullarsi come isola felice raccontandosi favolette (non ai più piccoli ma contro di loro) invece tace e accetta, passa oltre e fa finta di niente. Vergognosamente, squallidamente, omertosa e complice.
Salvo Di Noto citando l’eterno ritorno di Nietzsche denuncia che la pedofilia non torna nell’indignazione collettiva, nell’abulica indifferenza asociale. È praticamente quel che abbiamo denunciato l’anno scorso in un nostro articolo: persino la parola è bandita, negata, non pronunciata. «Gli abusi sessuali sui minori non sono mai finiti, sono solo usciti di scena. Non si vedono nei titoli dei giornali, non aprono più i telegiornali» denuncia Salvo. «Nel 2014, l’Associazione Meter segnalava 95.882 video; nel 2024 invece 2.085.447. Il fenomeno non solo non è diminuito ma è cresciuto di 20 volte, alimentato dal deep web, dall’intelligenza artificiale, dai social, dal silenzio, dall’indifferenza – prosegue la denuncia pubblicata – La pedofilia è trasversale, vive dove nessuno vuole guardare: nelle famiglie, nelle scuole, nei centri sportivi, nei contesti più ordinari e finché si continuerà a ridurre tutto a uno scandalo clericale, continueremo a ignorare la parte più estesa e più pericolosa dell’abisso. E basta con l’ipocrisia mediatica. Parlare di pedofilia non fa più audience? Troppo brutto da leggere a colazione? Fa male ai numeri di click? Intanto ci sono bambini violentati, umiliati, venduti, filmati, torturati e uccisi. Bambini drogati per non piangere, per non reagire. Bambini costretti a stare a quattro zampe, trattati come animali, come oggetti. Umani (neonati) ridotti a bambole magre da usare a proprio piacimento».
Don Fortunato ha rilanciato il suo grido di allarme e dolore, a scuotere le coscienze ed impegnarsi contro ogni forma di pedocriminalità anche qui in Abruzzo. In occasione della consegna del Premio Nazionale Paolo Borsellino abbiamo ricordato l’enorme lista di inchieste in Abruzzo. Un elenco che, costantemente, ci troviamo a dover – sconvolti, scioccati, addolorati, devastati – aggiornare.
Come documenta anche la cronaca di queste prime settimane estive. Questo l’elenco di condanne, operazioni e inchieste di cui si è avuta notizia (tra cui una donna sfruttata sessualmente anche di fronte una minorenne e alcuni giovanissimi che si scambiavano video pedopornografici), anche solo il numero di queste notizie in poche settimane è più che significativo, indicativo, dovrebbe scuotere e sconvolgere ogni coscienza.
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